(Questa storia è un sequel. Si prega di leggere prima "Nothing is like it used to be" per capirne meglio le dinamiche.)
Ci sono cose che non si possono prevedere. Accadono e basta.
Margot non avrebbe mai potuto prevedere di perdere suo padre e Liam...
Solitamente si pensa che la notte porti consiglio. Quante volte prima di addormentarsi, ci si perde nel pensare cosa sarebbe successo se una determinata cosa non fosse avvenuta, oppure nel fare un resoconto della giornata o più semplicemente sperare che l'indomani sia una giornata migliore. Pierre era nel letto da tanto, troppo tempo, eppure la sua mente non faceva altro che elaborare dati su dati, sommandoli tra loro per poterne trarre una soluzione. Si avvolse nelle coperte, serrando gli occhi per fare in modo che il sonno potesse essere agevolato, ma niente. Eppure sognava lo stesso, come spesso si fa quando si è in uno stato di sonnolenza ma al minimo rumore si diventa vigili e attenti. Erano ormai ore che la stessa immagine si presentava davanti i suoi stessi occhi. Niall che arrivava a palazzo e Margot che aveva a cuore solo la sua presenza. Lo adulava, lo abbracciava e rimembravano insieme i "bei vecchi tempi", come se Pierre non fosse stato accanto a lei e che quindi non fosse in grado di capire niente. Il biondino inglese era stato una parte importante della vita della sua donna, non poteva eliminarla o dimenticarla come solitamente si spera, bisogna solo farci l'abitudine e guardare al passato con un sorriso. Pierre sapeva che Margot amava lui, non avrebbe mai voluto tradirlo o urtare la sua sensibilità, ma si sa: la mente di un uomo si presenta gli scenari peggiori. All'improvviso, però, la scena cambiò in maniera drastica e totale. C'era silenzio, solo la neve precipitava dal cielo e si adagiava là dove era già caduta, ammassandosi. Un manto candido copriva il giardino del castello e Margot vi correva intorno, inseguita da una figura incappucciata. Aveva un sorriso ad illuminarle il volto dalle gote leggermente arrossate, il mantello chiaro legato al collo e i capelli decorati da alcuni fiocchi di neve che vi si erano adagiati sopra.
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Pierre sorrise nel vederla così serena, inseguita scherzosamente da quella figura incappucciata che di tanto in tanto soltava un dosso. Con qualche falcata in più, la figura fu addosso a Margot. Inciampò sul mantello della regina e le cadde sopra, precipitando avvinghiati sulla neve. Pierre scoppiò a ridere, vedendoli in quel modo, però la neve intorno ai due corpi caduti si tramutò, macchiandosi di rosso, con una pozza di sangue che si allargava e si inoltrava tra i piccoli fiocchi di neve, circondandoli quasi come in un altare sacrificale. Pierre non capì, ma poi puntò i suoi occhi su Margot. Le mani della figura incappucciata erano strette intorno al collo della regina, il suo viso si era arrossato e aveva un braccio allungato verso Pierre. I suoi occhi erano spalancati, la bocca aperta e il collo che pian piano diventava viola. "Aiutami" sibilò senza voce, la presa della figura incappucciata sempre più forte e sicura intorno al delicato collo della regina. Pierre sentì il fuoco bruciargli la pelle, la mente non connetteva più niente e i piedi pesanti. Non poteva correre. Non poteva aiutarla. Non poteva salvarle la vita. "Aiutami" disse Margot ormai priva di fiato, gli occhi le si girarono verso l'interno, le palpebre si chiusero e la mano cadde senza vita sulla neve sporca di sangue. Pierre si mise seduto sul letto dopo aver cacciato un urlo che sicuramente le guardie fuori la porta avevano sentito. I due uomini proruppero nella stanza, armati fino ai denti. "Vostra Maestà!" urlarono, ma Pierre bloccò i loro movimenti. "Tranquilli, sto bene" disse, poi con un gesto della mano ordinò loro di abbandonare la stanza. Si scoprì il petto sudato, prendendo ampi respiri. Aveva il cuore a mille e percepiva ancora la sensazione della pelle che andava a fuoco. Si mise in piedi e andò verso la sala da bagno, sciacquandosi la faccia. Il suo viso, riflesso nello specchio era stravolto e terrorizzato. Si asciugò le gocce con un panno, tamponandosi la pelle accaldata. Si infilò un accappatoio e uscì dalla sua stanza, sentendo la necessità di muoversi e camminare, mettendo da parte la paura e l'impontenza che aveva provato. Senza rendersene conto, si fermò di fronte la camera di Margot, chiedendo alle guardie di farlo passare. Quando la porta venne richiusa alle sue spalle, si avvicinò al letto della regina, sedendosi sulla poltrona posta sotto alla finestra. Impuntò i gomiti sulle ginocchia e appoggiò il mento sulle mani unite, perdendosi a guardare il volto della sua amata. Era stesa scompostamente, un braccio era sul cuscino, appena sopra la sua testa, l'altro allungato sull'altra metà del letto. Un ginocchio fuorisciva dal piumone, mentre l'altra gamba era totalmente scoperta. Sorrise nel vederla. Le sue palpebre erano chiuse, le ciglia accarezzavano dolcemente i suoi zigomi e le labbra chiuse di una scura tonalità rosea. I capelli erano sparsi sul cuscino. Non seppe per quanto tempo rimase a guardarla, ma iniziò a scorgere una piccola ruga formarsi tra le due sopracciglia, le palpebre tremolavano e la bocca si socchiudeva, lasciando intravedere i suoi denti bianchi. La vena evidente sul suo collo - che Pierre fu felice di vedere pallido e libero - iniziò a battere più rapidamente, come se avesse paura e il suo cuore stesse iniziando a pompare più velocemente. La sua testa ebbe uno scatto, un gemito scappò dalle sue labbra ed iniziò a respirare affannosamente. Pierre si inginocchiò davanti a lei, prendendole la mano. "Margot" la chiamò, scuotendola piano, "Margot, svegliati" sussurrò. La regina strinse le palpebre, girando la testa dall'altra lato. "Svegliati!" le disse a voce più alta, tanto che Margot aprì le palpebre di soprassalto e sollevò il suo ginocchio, spaventata, colpendo Pierre esattamente al mento. Il re si lasciò scappare un gemito di dolore, stringendosi il mento con le mani. "Oddio!" urlò Margot, piegandosi sul re. "Stai bene?" Pierre annuì, sebbene avesse gli occhi stretti. "Sì, sì, sto bene." Margot tirò un sospiro di sollievo, appoggiandogli una mano sulla guancia. "Cosa ci fai tu qui?" Pierre si massaggiò il mento e si sedette sul bordo del letto, guardando Margot. "Niente." "Perché non sei nella tua stanza? E' molto tardi, ormai." "Ti stavo osservando" ammise alla fine il re. Margot staccò la mano dalla sua guancia. "Perché mai? Mi guardi sempre." Pierre annuì, prendendo la mano della ragazza. "Lo so, e mi sono reso conto di non vederti realmente, di appurare quanto tu sia bella." Margot sorrise, tenendo gli occhi fissi in quelli del re. "Apprezzo la tua sincerità, ma non è una buona ragione per piombare qui nel bel mezzo della notte, fermo a guardarmi ed in silenzio. Solitamente i maniaci fanno così!" disse la regina, ridendo. Pierre la imitò. "Ho avuto un incubo" disse tutto d'un fiato, "e la prima cosa che ho fatto è venire da te." "Cosa hai sognato?" gli chiese lei, guardandolo seriamente. Pierre si accarezzò un lato della guancia dove la barba bionda era cresciuta. Non poteva dirle cosa avesse sognato. Margot era un tipo superstizioso, lui no, ma se le avesse raccontato cosa le era capitato nell'incubo, la regina avrebbe potuto pensare fosse una predizione. Così si lasciò scappare solo una mezza verità. "Di perderti." Margot sollevò un sopracciglio. "Questo è stato il tuo incubo?" Pierre annuì. "Sì, ti avevo persa." La regina si sporse su di lui, mettendo la sua mano sulla guancia. "Pierre" disse dolcemente, tenendo i suoi occhi marroni puntati nei suoi. "Tu non mi perderai." Pierre staccò la mano della ragazza, baciandole il palmo. "Ho avuto paura e rabbia insieme." Margot sorrise. "Ti giuro che non c'è ragione di averne." Il re francese annuì, perdendosi a guardarla da sveglia. I suoi occhi scuri presentavano i tipici e semplici tratti mediterranei, eppure ai suoi occhi era la donna più bella che avesse mai visto. "Ti amo" le disse allora, guardando ogni centimetro della sua pelle. Margot sorrise. "Anche io, nonostante tu ti possa comportare da bambino geloso e anche permaloso, oserei dire." Pierre non aspettò oltre e si fiondò sulle sue labbra. Erano giorni che non la baciava, erano giorni che non la toccava come amava fare, erano giorni che non sentiva più il suo profumo delicato sulla pelle. Si abbassò sul suo corpo, facendola adagiare sui cuscini mentre lui si manteneva sulle braccia. Le baciò ogni angolo del viso, per poi passare lungo il collo. Baciò la vena che pulsava sotto la pelle diafana, il ritmo che aumentava questa volta per qualcosa di bello. Scorse dei piccoli brividi ricoprirle il corpo. Margot si aggrappò alla sua schiena, facendogli scivolare l'accappatoio sulle spalle, stando attenta a non sfiorare quella ferita. Baciò la guancia di Pierre e la sentì fresca, come appena lavata, mentre lui la aiutava a liberarsi dell'indumento. Rimase sopra di lei, baciandole le clavicole, lo spazio tra i due seni che la camicia da notte lasciava vedere, per poi accarezzare la pelle delle sue cosce dopo aver sollevato la base della camicia da notte bianca perlacea. La sfiorò, procurandole piacere e sorrise nel vederla completamente assuefatta da sè. Continuò a baciarla, con la luce della luna che illuminava i loro corpi. Scansò finalmente la coperta e si interpose tra le sue gambe allargate, abbassandosi di poco l'indumento che gli fasciava le cosce. Quella volta fu diverso. Quella volta fu più intenso di qualsiasi altro rapporto avuto. Margot si aggrappò alle lenzuola sotto di sè, stringendole tanto da far diventare le nocche bianche. Sentì Pierre essere completamente suo, in ogni forma, in ogni pensiero. I loro gesti e gemiti trasudavano amore. Margot sentì il sudore scendere lungo le tempie, ma lo trascurò. Allentò la presa sulle lenzuola e si aggrappò a Pierre, guardandolo negli occhi. Quella volta era più delicato, più dolce e più desiderato. La loro voglia era stata incrementata dalla lontananza emotiva che avevano attraversato. Margot abbassò il suo viso per cercare la bocca di Pierre, continuando ad invocare il suo nome sulle labbra carnose del re. Si completavano, come un puzzle costituito da soli due pezzi, destinati a stare insieme per la riuscita dell'immagine. Il sipario calò sulla scena, racchiudendo con il tendone quell'amore condiviso e custodendolo nel profondo.
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Ma la spensieratezza non fu destinata a rimanere tale. All'alba del giorno dopo, del terzo giorno di tregua, entrambi stesi nello stesso letto e stretti l'un l'altro, un'esplosione più forte di quelle a cui le orecchie di tutti si erano abituati squarciò l'aria. Pierre e Margot balzarono improvvisamente via dal letto, atterrando pesantemente sul tappeto posto per terra, il soffitto della camera si riempì di crepe e polvere iniziò a cadere dal tetto. Le guardie proruppero nella stanza, ordinando ai reali di uscire dalla stanza immediatamente. I bambini piangevano, le donne urlavano e i soldati si preparavano ad uscire. Margot era ancora frastornata, si guardava attorno senza capire. Pierre urlò di restare calmi, mentre pezzi di muro si staccavano dalle pareti del castello. Delle pietre enormi si scontrarono contro i vetri delle immense finestre, facendole esplodere. I frammenti si sparsero dappertutto, riversandosi sulla gente che dormiva nelle camere. Due guardie scortarono Margot e Pierre verso un rifugio sotterraneo, ma prima che potessero celarsi alla vista di tutti, il re francese venne bloccato da Alessandro che aveva un grosso taglio sul braccio scoperto. Tentava di tenere l'altra mano sulla ferita per evitare la perdita di troppo sangue. "Cosa diamine è stato?!" urlò Pierre, vedendo di sfuggita il taglio di Alessandro. Il re italiano ordinò alle guardie circostanti di trarre la gente in salvo. "Hanno fatto esplodere la torre sud! I belgi hanno infranto l'accordo e hanno fatto saltare in aria quella zona del castello con una cannonata!" Margot spalancò la bocca. "Ma com-" Pierre la zittì sul nascere. "Dobbiamo andare!" Alessandro si infilò nel rifugio sotterraneo e si inoltrarono tutti e tre lungo i corridoi bui.
N/A (Scusate, potreste dirmi se le notifiche del capitolo vi sono arrivate? Perchè ultimamente wattpad sta facendo il birbantello) Eccomi qui con un altro capitolo! Ebbeeeeene? Notiamo chiaramente che la prima parte è - diciamo - focalizzata su Pierre, sui sentimenti che prova nei confronti di Margot e la paura che nutre al solo pensiero di poterla perdere, timore che si concretizza nei suoi sogni. Che ne pensate? Il re francese ha ragione di temere una cosa del genere? Scrivetemi la risposta!
Inoltre, dopo una dolce scena di amore, la quiete momentanea del castello viene scombussolata e i belgi attaccano il palazzo completamente impreparato. I nostri sovrani avranno un bel problema tra le mani, ma sappiate che nel prossimo capitolo tornerà qualcuno :)))))