Ti sono mancato

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Margot firmò l'ultima lettera nascosta nel suo piccolo scrigno e lo depose in un cassetto dell'imponente scrivania nella biblioteca. Si aggiustò la collana pesante al petto che le procurava un certo prurito, spostando lo sguardo sulla finestra aperta che lasciava entrare una brezza leggera. Il cielo era azzurro e il sole alto nel cielo. La regina si sollevò i capelli sulla nuca, tenendoli stretti in pugno e si sventolò la base del collo; il vestito che Amanda le aveva fatto indossare era troppo pesante per la stagione.
L'autunno era alle porte, eppure su Monaco il caldo sembrava aver preso la residenza. Sentì delle nocche bussare alla porta della biblioteca e spostò lo sguardo sulla figura di Esteban che controllava dei documenti stretti tra le dita. "Margot" disse chiamandola, senza però guardare la regina perché troppo impegnato a scorgere qualcosa tra le righe. "Gli ambasciatori svizzeri sono arrivati."
La regina annuì, lasciandosi andare i capelli sulla schiena e passandosi i palmi delle mani sugli occhi per far scivolare via residui di stanchezza. Le gocce di Pierre avevano funzionato solo in parte, dopo essere state controllate rigorosamente dal medico reale.
Spostò la sedia e si mise in piedi, accertandosi che il cassetto delle lettere fosse chiuso, poi girò intorno alla scrivania e accostò Esteban che finalmente la guardava in volto.
"Quanto pensi durerà la conferenza?" chiese Margot uscendo insieme al cameriere lungo l'immenso corridoio tirato a lucido. Esteban le porse le carte che la ragazza rigirò tra le mani. Scorse sulla pagina una grafia molto comprensibile, ma la cifra segnata in alto fece strabuzzare gli occhi di Margot. Prima che l'uomo potesse darle una risposta, la regina si girò verso di lui, sollevando il foglio all'altezza dei suoi occhi. "Dieci milioni?" chiese esterrefatta. "Non possiamo fare un prestito del genere, Esteban! Monaco non è in grado di estinguerlo in.." controllò meglio la data di scadenza, "nove mesi! Non abbiamo tutto questo denaro."
"Gli ambasciatori sono qui a proporle un nuovo piano di tasse" disse l'uomo, riprendendo a camminare accanto alla regina. "Sapranno venirle incontro."
Margot serrò la mascella. "Non posso fiaccare il popolo più di così! La gente è allo stremo! Monaco non può prendere parte al piano economico proposto dagli svizzeri se ciò comporta impoverire il mio regno. Non ne ricaverei alcun guadagno!"
Esteban sollevò le mani, mentre entrambi giravano nell'altro corridoio, sempre più vicini alla sala delle conferenze. "Non ne capisco niente di economia, figliola. Non posso esserti d'aiuto."
Margot alzò gli occhi al cielo. "Sai benissimo che grazie alle opere di bonifica Monaco è più produttiva sul piano agricolo, e sai anche che traiamo sostentamento dalle esportazioni. Prendere parte a questo piano comporterà una sottomissione di Monaco alla Svizzera e, ovviamente, perderemmo il primato agricolo."
"Ma magari loro sapranno migliorare lo Stato, ingrandendolo economicamente e facendo sviluppare l'industria idroelettrica. Abbiamo il mare qui accanto, perché non sfruttarlo?" fece Esteban convinto, ma Margot non ne era sicura.
"Perché, allora, mio padre non ha pensato prima di attuare tale piano? Forse perché la pensava come me e sapeva che, in questo modo, Monaco - già piccola - sarebbe stata annichilita economicamente."
"Hai l'appoggio dell'Italia e della Francia, non dimenticarlo, e prossimamente incontrerai i rappresentanti del Belgio per la questione delle importazioni ed esportazioni." Esteban si fermò di fronte la porta chiusa della sala delle conferenze, dando qualche colpetto sulle spalle della regina e scostandole una ciocca scomposta dalla fronte. Gliela sistemò dietro il fermaglio che aveva sul capo. "Non affrettare le cose. Pensa bene su quello che devi fare."
Margot sistemò le carte in mano e tirò un grosso respiro, mentre al di là della porta sentiva una chiacchericcio continuo in una lingua che sì, conosceva, ma poco, il tedesco. Per fortuna c'erano gli interpreti.
La regina annuì ed entrò nella stanza, mentre tutti bloccavano le loro conversazioni e si giravano a guardarla, chinando il capo rispettosamente.

Tre ore dopo, Margot uscì con la testa che le martellava e gli ambasciatori che, leggermente stizzati, sistemavano tutti i loro scritti. La regina si allontanò lungo il corridoio e incontrò Amanda che le appoggiò una mano sulla fronte. "Stai bene, Margot?" chiese preoccupata.
La ragazza le spostò delicatamente la mano, sorridendole. "Ho solo mal di testa, quegli uomini sono così ignoranti che per capire quanto volessi dire loro ci hanno messo due ore. Preparami un tè caldo, qualsiasi cosa.." disse.
Amanda annuì e fece per girarsi in direzione della cucina quando Margot le bloccò il polso.
"Gli inviti sono stati mandati a tutti, vero?" chiese, socchiudendo i suoi occhi marroni.
La cameriera le alzò il pollice. "Tutto fatto, Margot. Se i sovrani degli altri Stati invitati non dovessero presentarsi, non sarà di certo perché non hanno ricevuto la tua lettera." E così girò i tacchi e andò verso le cucine, mentre Margot imboccava la strada opposta, diretta alla sua camera. C'era uno strano silenzio che aleggiava in quell'ala del palazzo, nonostante tutti i domestici fossero affaccendati nei preparativi per la festa di Autunno che si sarebbe tenuta nel castello entro tre giorni. All'improvviso, mentre da fuori le finestre spalancate si sentivano le ruote delle carrozze svizzere che partivano alla volta del loro Paese patrio, Margot si imbattè in sua madre, Evelyne, che camminava rapidamente lungo il corridoio. "Mamma?" la chiamò la regina e l'ex sovrana di Monaco salutò sua figlia di sfuggita prima di superarla. Parlò senza girarsi nella sua direzione.
"Vado a confermare il menu che i servi hanno preparato per prova!" annunciò, prima che il suo vestito bordeaux fluttuasse oltre l'angolo.
Margot sollevò gli occhi al cielo, prima di appoggiare la mano sulla maniglia aurea della sua porta e abbassarla. Pian piano le venne rivelata la sua enorme stanza tutta risistemata, i libri messi ordinatamente sul comodino accanto al letto, le coperte rimboccate così come i veli del baldacchino...e poi impietrì, rimanendo sotto l'arcata della sua porta con un piede già dentro la sua camera.
"Mon amour" disse scherzosamente la voce, abbandonando quelle labbra rosee a cui Margot pensava spesso. I capelli biondi erano sollevati sulla fronte, i suoi occhi azzurri erano luminosi, gli zigomi pronunciati e accentuati dal suo sorriso. Margot vide Pierre sollevarsi dalla base del suo letto su cui era stato seduto e accorse verso di lui che aveva già allargato le braccia.
Strinse le sue intorno alla sua giacca bianca profumata, assaporando il suo odore familiare.
Pierre le baciò il capo, continuandola a stringere al suo petto ampio e muscoloso.
"A quanto pare, ti sono mancato" annunciò contro la sua testa.
Margot strinse gli occhi, ricacciando indietro le lacrime. "Giusto un po'" gli rispose staccandosi, mentre Pierre abbassava il suo capo e le baciava piano il dorso della mano ingioiellata. Poi le portò il pollice sopra lo zigomo, accarezzando la pelle diafana della regina.
"Ti vedo stanca, Margot."
Lei assecondò il movimento, appoggiando la sua mano su quella del sovrano di Parigi.
"Non ti hanno aiutato a riposare le gocce?" chiese il giovane uomo, interessato.
Margot puntò i suoi occhi scuri su quelli azzurri come il mare di Pierre. "Solo in parte. Lo hanno tenuto a bada nei miei incubi" disse, riferendosi all'uomo che aveva completamente annientato la vita di Margot appena tre anni addietro e che non sembrava darle pace.
Pierre si passò la lingua sulle labbra carnose. "Devo procurarti qualcosa di più efficace" disse, distogliendo lo sguardo dalla regina. Margot gli prese il mento tra le dita e lo fece girare nuovamente nella sua direzione.
"Ehi" lo richiamò, accennando un sorriso nella sua direzione. "E' già tanto quello che fai per me. Piuttosto!" disse Margot, sbrogliandosi dalla presa del sovrano e sedendosi sul suo letto. Picchiettò la coperta al suo fianco. Pierre sorrise, ma prima andò a chiudere la porta della stanza, poi si sedette accanto alla regina di Monaco. "Cosa ci fai a palazzo?" chiese Margot con gli occhi luminosi.
Pierre appoggiò una mano sulla sua coscia, sorridendole calorosamente. "Non potevo aspettare tre giorni per vederti. Già è passato molto dall'ultima volta.." disse, facendo risalire leggermente la mano lungo la coscia di Margot. La regina sentì dei brividi cospargerle la pelle pallida.
"Ti ha visto qualcuno, mon prince?" disse lei, appoggiando la sua mano su quella di Pierre per tenerla ferma.
Il sovrano scosse le spalle, indifferente. "Tutti" affermò e Margot sgranò gli occhi.
"Cosa?"
Pierre annuì. "Credi davvero che, dopo tutto questo tempo, nessuno sappia di noi? Andiamo, mon trésor, anche i muri lo hanno capito..." disse lui, chinandosi verso di lei.
Margot alzò gli occhi al cielo. "Ti piace molto trasgedire le regole."
"Così come piace a te. È la nostra prerogativa, se non ricordo male" disse lui, prima di reclinare il capo e lasciarle un bacio sulla guancia, mentre la presa della mano di Pierre si faceva molto più salda sulla coscia della regina che chiuse appena gli occhi.
Quando le labbra di Pierre si staccarono dalla sua guancia, Margot sorrise. "Allora che facciamo, tanto che sei qui?"
"Ah, non lo so" disse lui, vicino alle sue labbra. "Tu cosa proponi?"
Ed entrambi sorrisero.

N/A
Ciao a tutti!
Finalmente si conosce questo famoso Pierre :)
Non temete, in quanto nel prossimo capitolo ci saranno tutte le spiegazioni al riguardo!

Cosa ve ne pare della storia, intanto?
Mi fa davvero piacere sapere che ci sono già tante persone che seguono questa storia e la aggiungono ai propri elenchi di lettura. Se non fosse stato per voi, la storia di Margot non avrebbe avuto questo "successo", chiamiamolo così 🌻

Un bacione e alla prossima!

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