Margot bussò con il pugno chiuso sul legno della porta, prima che una guardia dall'interno potesse aprirgliela. La sala del trono era quasi vuota, se non fosse per i quadri appesi ai muri e l'immensa teca di vetro accanto al suo trono, in cui la corona di diamanti era chiusa.
C'era solo una persona all'interno della stanza, al di fuori della guardia che era stranamente scomparsa. Margot inchiodò lo sguardo su quella figura seduta scompostamente sul suo trono, le gambe allargate, la schiena addossata malamente contro lo schienale del seggio e le dita che tamburellavano sul bracciolo. Harry la guardava, con l'altra mano a circondargli il mento in una posizione pensierosa, i suoi occhi verdi assottigliati nei confronti della regina.
Margot ingoiò a vuoto mentre in quegli istanti non riusciva a fare alcunché.
Il tempo era congelato, tranne per le dita di Harry che continuavano a tamburellare sul legno del bracciolo. Aveva la camicia bianca, i pantaloni scuri e gli stivali ai piedi.
Il principe di Scozia assottigliò gli occhi a tal punto da divenire solo una linea dritta.
"Lasciami in pace" sussurrò Margot, ma la sua lieve voce risuonò contro le pareti della stanza. Harry continuava a rimanere immobile, a guardarla senza battere ciglio.
"Vattene via!" gesticolò la regina, con la gola secca. "Sono stanca di vederti in continuazione!"
Solo a quel punto Harry sollevò un sopracciglio e si mise diritto, stringendo i braccioli per darsi una leggera spinta e alzarsi. Scese piano i piccoli gradini che lo separavano da terra. Avanzò piano e ogni passo risuonava nel petto di Margot che sentiva la sua presenza ancora più ingombrante.
Harry fece un ghigno sinistro, allargando le mani. "Margot" disse, con la sua voce roca che abbandonò le labbra rosee. I suoi capelli erano lunghi, gli sfioravano le spalle e il ciuffo era tenuto indietro. Fece un altro passo verso di lei, sempre più vicino, quando il mondo intorno iniziò a sfumare, ruotare, finché la stanza non divenne sbiadita a tal punto da trasformarsi in un nuovo luogo, un luogo che Margot non avrebbe mai dimenticato. Il corridoio era silenzioso, quasi nella penombra se non fosse per la luce della stanza che proveniva da dietro Harry. Il principe di Scozia si fermò immediatamente, sorridendole sornione.
Margot abbassò lo sguardo e si sentì stranamente appesantita. I suoi abiti erano cambiati, aveva addosso un completo maschile macchiato di sangue e ai suoi piedi il corpo supino di Liam, con il ventre cosparso di sangue e un rivolo rosso ad abbandonargli le labbra esangui. I suoi occhi marroni erano puntati sulla regina in un tacito messaggio. Margot si sentì bloccare il respiro e si allontanò di scatto, puntando il suo sguardo su Harry che continuava a sfidarla con gli occhi verdi ancora più luminosi, caratterizzati da una scintilla malvagia. Margot si portò le mani al petto, non riuscendo a respirare quando uno sparo rieccheggiò per il corridoio ed Harry, avanti a lei, si guardava la camicia e la macchia scarlatta che si ingrandiva all'altezza del cuore. Il principe cadde a terra, mentre Margot non sentiva più l'aria passarle nella gola. Si strinse il collo boccheggiando, notando appena le sue mani completamente intrise di sangue.Si svegliò di soprassalto, respirando affannosamente e con le mani strette intorno al collo. Dalla finestra entravano dei tiepidi raggi di sole che le colpirono il viso, graffiandole lo sguardo spalancato. Due braccia la fecero girare dall'altro lato e Pierre le circondò il viso con le sue mani grandi. "Va tutto bene, va tutto bene" le sussurrò, avvicinandosela a stringendola contro il suo petto nudo mentre Margot tremava disperatamente. "Ci sono io, qui."
Pierre la tenne a sè con tutto l'affetto che poteva infonderle in quel momento, con Margot che chiudeva gli occhi e lasciava che da sotto le sue palpebre le lacrime le scivolassero copiosamente sulle guance.Quando entrambi abbandonarono le stanze della regina, Pierre le lasciò un bacio sulla guancia. "Vado un attimo a supervisionare le cucine" le disse contro la pelle accaldata di Margot.
La regina annuì, poi lo vide andare via con l'andatura veloce e le spalle muscolose che si muovevano insieme ai suoi passi. Margot andò verso la sala principale del palazzo, dove la servitù era impegnata ad appendere i festoni per la festa che si sarebbe tenuta dopo due giorni.
Scorse Esteban dare delle direttive, Amanda passare lo strofinaccio umido sui corrimano d'oro che perimetravano le scalinate e altri servitori che si preoccupavano di pulire il pavimento, tirandolo a lucido. Nell'angolo a destra un tavolo era imbandito, mancava soltanto il cibo.
La madre di Margot apparve dall'altra parte della sala, scorgendo la figlia e andandole incontro. Le accarezzò una guancia, guardandola teneramente.
"Ho confermato il menu, gli ospiti lo ameranno" disse estasiata ed in trepidazione. Dare una buona impressione del castello della figlia era una prerogativa.
"Ne sono felice" disse Margot, stringendo le mani tra loro. La sensazione del sangue tra le dita era ancora vivida e terrificante. Fece per puliserle, sebbene fossero totalmente pulite. Evelyne le aggiustò il fermaglio sulla fronte.
"Ho fatto anche sistemare la sala delle conferenze per l'incontro di domani" fece la donna, sorridendole. I suoi occhi verdoni che Margot le aveva sempre invidiato risplendevano di gioia ed entusiasmo. Chissà se anche i suoi, così simili a quelli del padre, sarebbero stati così sereni un giorno.
"Già. Sappiamo chi verrà domani a rappresentare il Belgio?" chiese la regina, aggiustandosi un lato del vestito mentre una cameriera le passava accanto e chinava il capo con rispetto.
Evelyne sollevò le spalle. "Dicono verrà il re in persona, ma molti suppongono che verranno dei semplici funzionari."
Margot annuì con il capo, poi vide Pierre uscire da una porta in cima alle scale. I loro sguardi si incontrarono per un secondo prima che lui scendesse quasi saltellando la scalinata che lo separava dalla sua amata. Si fermò accanto alla madre di Margot, prendendole una mano e baciandone il dorso. "Buongiorno, lady Evelyne."
La donna strinse le labbra, emozionata. "Buongiorno caro, riposato bene?"
Pierre lanciò uno sguardo a Margot che gli sorrise di rimando. "Magnificamente. Questo castello mi ha da sempre offerto la migliore ospitalità."
Evelyne si accarezzò il dorso della mano, spostando lo sguardo sulla servitù e poi sui promessi sposi. "Comunque ho parlato con il Primo consigliere, il signor Lambert, e ha detto che il matrimonio si potrebbe tenere benissimo nel giardino sul retro. Sempre se a voi va bene.."
Pierre annuì con vigore. "E' perfetto" disse, guardando Margot. "Ti piace l'idea?" domandò riferendosi a lei direttamente.
La regina mosse la testa positivamente. "Mi sembra ovvio, Pierre." E gli sorrise, prendendogli una mano e stringendola a sè.
Evelyne battè le mani tre volte, facendo qualche piccolo saltello che riscosse l'attenzione della figlia. "Allora ordino subito che vengano spostate le sedie per gli ospiti. Mancano solo cinque giorni al gran dì."
"Mamma.." la richiamò Margot. "Siamo solo in pochi a prendere parte alla cerimonia, va bene qualcosa di semplice, davvero."
"Shh" le sibilò la donna. "E' il giorno che ogni madre attende per la propria figlia e voglio che sia comunque il migliore della tua vita."
Pierre sorrise e appoggiò una mano sulla spalla di Margot. "Evelyne, lo sarà sicuramente."
La donna si morse il labbro inferiore e scivolò via sul pavimento, informando un gruppo di servi che annuirono vistosamente e si allontanarono.
Pierre si mise di fronte a Margot e le prese le mani. La regina socchiuse gli occhi. "So che non sei andato nelle cucine."
Pierre sollevò le sopracciglia. "Cosa?"
"Credi che io non conosca le sezioni di questo castello? La porta in cima alle scale non è diretta alle cucine, e poi non capisco perché proprio tu sia dovuto andare lì, in ogni caso."
Pierre alzò gli occhi al cielo. "Sei troppo intelligente per me."
"Cosa ci facevi in biblioteca?" chiese allora Margot, tenendo le mani di Pierre ancora tra le sue.
Il sovrano di Parigi scosse le spalle, guardandosi intorno prima di spostare i suoi occhi scuri sulla regina. "Ho scritto a mio padre. Fortunatamente le lettere per Parigi non impiegano giorni ad arrivare-"
"Pierre!"
"Che c'è!?" fece lui, nascondendo un sorriso. "Gli ho chiesto soltanto di mandare l'unguento che usava mia madre prima di coricarsi. Riusciva a dormire bene. Magari le gocce non hanno funzionato ma-" Non riuscì a finire la frase perché Margot si mise sulle punte dei piedi e gli lasciò un rapido bacio sulle labbra.
Quando si staccarono, puntò i suoi occhi scuri in quelli di Pierre.
"Adoro il fatto che tu ti preoccupi per me, ma davvero, non farlo più."
"Non posso accettare che ogni giorno tu ti possa svegliare ancora più stanca di quanto sia stata prima di addormentarti. E non voglio neppure che tu possa tremare dal terrore tra le mie braccia."
"Passeranno, te lo prometto."
"Margot.."
"Pierre, davvero." La regina gli accarezzò una guancia. "Gli incubi smetteranno, te lo giuro."
E voleva crederci.
Voleva davvero dare piena fiducia alle sue parole.
Ma Margot non sapeva che i suoi incubi sarebbero scomparsi solo quando la sua stessa realtà si fosse trasformata in uno di loro.N/A
Nonostante sarà mattina quando leggerete questo capitolo, eccolo qui, editato nella tarda serata di un comune sabato di estate.
Oggi sono tornata da un viaggio durante il quale sono persino riuscita ad incontrare ed abbracciare la mia migliore amica a distanza!
È stato tutto semplicemente bellissimo.Dunque, passiamo al capitolo. La parte che ho amato scrivere è senza dubbio quella dell'incubo con Harry.
E poi, cosa ne pensate di Margot e Pierre? Ditemi, ditemi...voglio sapere ahahahVi dico già che non vedo l'ora di postare il prossimo capitolo perché é tra i "top" di questa storia!
Intanto, lasciatemi qualche stellina e un commento, sarebbero molto graditi.
Ah, e ne approfitto per ringraziare quelle ragazze che mi hanno lasciato dei commenti bellissimi agli scorsi capitoli: siete adorabili e le vostre parole mi rendono sempre felice!Un bacione! 🌻
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Nothing is like it used to be - The War
Fanfiction(Questa storia è un sequel. Si prega di leggere prima "Nothing is like it used to be" per capirne meglio le dinamiche.) Ci sono cose che non si possono prevedere. Accadono e basta. Margot non avrebbe mai potuto prevedere di perdere suo padre e Liam...