Contrappeso

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Vi chiedo gentilmente di leggere il N/A. Ci vediamo in fondo!

Quella mattina il sole venne coperto da una spessa coltre di nuvole scure. Margot si avvicinò all'immensa finestra al centro del corridoio e la spalancò, uscendo sul grande balcone che dava vista su Monaco e sul mare, oltre che sul campo di battaglia. Si appoggiò con le mani al davanzale dal balcone, piegandosi leggermente in avanti e contemplando la sua terra devastata. Monaco era stata rasa al suolo, il mare era leggermente increspato sulla superficie e il campo di battaglia era deserto. Tutte le colture della pianura erano state bruciate, ogni singolo campo di grano e ortaggi per avere lo spazio a disposizione sufficiente a combattere. Margot si sporse in avanti, puntando i suoi occhi leggermente assonnati sul boschetto privato del castello, là dove c'era Liam. Gli alberi iniziavano piano a perdere le proprie foglie, piccole barchette arancioni, gialle e verdi che cadevano dolcemente per terra, denudando i grossi rami degli alberi. L'autunno non durava mai molto, lì a Monaco, il freddo incombeva appena al di là delle nuvole. Si appoggiò la testa sul palmo della mano, girando leggermente il capo per scorgere il lato del cimitero reale. Molti uomini che avevano prestato servizio erano stati sepolti lì, e la regina scorse alcune donne inginocchiate di fronte all'ammasso di terriccio posto frettolosamente. Alcune vi appoggiavano le mani sopra, pregando. Margot ingoiò a vuoto e riportò lo sguardo sulla piana desolata, dove l'esercito nemico non dava segni di attacco. Fu un colpo di tosse alle sue spalle a destare la sua attenzione, distogliendola dai contorti pensieri che popolavano la sua mente.
Si girò e scorse un paggio reale con le mani unite dietro la schiena e la testa abbassata, rispettosamente. "Vostra Grazia" esordì, portando i suoi occhi azzurri sulla figura della regina. "Ci sono degli ambasciatori scozzesi che vi attendono nell'atrio."
Margot drizzò il collo, annuendo piano. "Riferite loro che scenderò presto." Il paggio rientrò nel palazzo a riferire il messaggio. Due guardie mantennero la finestra aperta per la regina. Margot le superò e quando sentì i vetri sbattere alle sue spalle girò l'angolo, scendendo l'ampia scalinata. C'erano due uomini con la divisa scozzese ad attenderla in basso, con le mani giunte dietro la schiena e le spade pendenti in vita. Quando Margot appoggiò i piedi per terra, i due uomini si inchinarono subito, abbassando il capo. "Chi vi manda?" domandò subito la regina con sguardo altezzoso.
Il più grosso tra i due sollevò lo sguardo, la bocca era stretta in una linea dura. "Re Leonard ha un messaggio per voi."
Margot unì le mani tra loro, assottigliando leggermente lo sguardo. "Parlatemene."
Lo stesso uomo uscì un documento piegato in quattro dalla sua tasca, inforcò gli occhiali lasciati pendenti sul petto e si schiarì la gola, per poi iniziare a scorrere le linee. "Vi chiede di concedere cinque giorni di tregua."
"A quale scambio?" rispose Margot prontamente. Non c'era niente che Leonard avesse potuto chiedere senza avere qualcosa in cambio. Era un po' come una bilancia: senza il contrappeso, non avrebbe mai potuto funzionare.
L'uomo scorse le linee, fermandosi ad indicare un punto in particolare. "Vi concederebbe lo stesso." Girò il foglio, per far leggere alla regina il rigo in questione, sottolineando la firma ufficiale con il timbro del re.
Margot lesse rapidamente il resto, tralasciando il borbottio del secondo uomo che era evidentemente stanco e si lamentava con il compagno. Non sembrava esserci alcun trucco. L'uomo sfilò dal taschino una penna stilografica. "Vorrebbe lasciare una firma, Vostro Onore?" chiese con voce dura e profonda. L'accento della Scozia era bene udibile e le fece rizzare i peli delle braccia. Era lo stesso accento di Harry. Leonard non era così, la sua voce era stata lievemente ingentilita dalla parlata francese del suo regno. Margot afferrò la penna e scrisse le proprie iniziali sotto la firma del re belga, vedendo poi gli uomini piegare il documento e rimetterlo a posto.
"Vi congedo" disse Margot, girandosi di spalle. Due guardie si avvicinarono agli ambasciatori, li scortarono fuori e andarono ad avvisare le truppe dell'accordo momentaneo, mentre la regina andava verso la stanza di Pierre. Bussò alla porta, aspettando il suo invito. La voce del re francese oltrepassò il legno spesso, facendola entrare nella stanza. Era seduto ai piedi del letto e si passava la fasciatura sulla spalla ferita. Non si era ancora chiusa perfettamente, i punti scuri rallentavano la guarigione. Margot gli si sedette accanto e lo guardò passare la fascia pulita e sterile sulla spalla, facendola passare sotto all'ascella per poi farla risalire sulla schiena. Pierre girò la testa nella sua direzione, continuando comunque a fasciarsi la ferita. "Che è successo?" chiese, puntando i suoi occhi azzurri in quelli di Margot. La regina si leccò le labbra.
"Sono venuti due ambasciatori scozzesi a chiedere una tregua da parte di Leonard."
Pierre si bloccò e Margot ne approfittò per mettersi in piedi e completare al suo posto la fasciatura, accarezzando con le sue dita il tessuto morbido e fresco. "Hai firmato?" chiese il re, osservando i movimenti della regina. Margot annuì.
"Non ti nego, però, che ho paura."
"Di cosa?" chiese il re, appoggiando una mano sul fianco della donna in piedi tra le sue gambe. Margot finì di fasciargli la spalla, facendo un piccolo fiocchetto in alto per tenerla ferma.
"Che io abbia fatto uno sbaglio enorme ad aver firmato. Ho letto il documento e non mi sembrava ci fosse qualcosa dietro."
Pierre appoggiò anche l'altra mano sul fianco, tenendola stretta a sè. "Non possiamo saperlo."
"Magari ho firmato la concessione per un eccidio, che ne so" disse, portandosi due dita alle tempie. Pierre si mise in piedi, allontanando le mani della regina dalla sua fronte.
"Hai fatto quello che pensi sia giusto. Se dovesse essere vera, la tregua che ha proposto, approfittiamone."
"E come?" chiese lei, sentendo il fiato di Pierre sfiorarle la bocca. Era da un po' che non baciava quelle belle labbra, tutto per colpa del re che nutriva ancora un certo fastidio nel comportamento sconsiderato della regina. Sebbene non lo desse a vedere, Margot aveva imparato a conoscerlo benissimo. Infatti Pierre non la baciò come era solito fare quando erano così vicini, anzi si allontanò verso la sua scrivania, tirando fuori da un cassetto una lettera dal sigillo spezzato. Margot lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
"Ieri sera mi è arrivata questa lettera da mio fratello Jacques che è a Parigi."
La regina gli si avvicinò. "Che ha scritto?"
"Mi propone dei nuovi fucili all'avanguardia che sono arrivati alla corte parigina qualche giorno fa. Dice che costano parecchio e che non è possibile che tutti i soldati ne posseggano una."
Margot spalancò gli occhi. "Facciamocene dare qualcuna, almeno per te, Alessandro e i soldati in prima fila."
Pierre si morse il labbro, passando in rassegna le linea della lettera. "Tu dici?"
"Assolutamente! Se tu ed Alessandro li usaste, li cogliereste di sorpresa senza dubbio."
Pierre ripose di nuovo la lettera nel cassetto, chiudendolo con il bacino. "Come dovremmo fare con la dinamite. A proposito, novità?"
Margot gli appoggiò le mani sul petto nudo, sentendo la pelle di Pierre cospargersi di brividi. Anche a lui mancava il loro tocco e Margot sorrise impercettibilmente. "Non ancora, ma ti prometto che Niall sa fare benissimo il suo lavoro. Me lo ha promesso."
Pierre alzò gli occhi al cielo. "Niall, Niall.." ripetè il nome, infastidito.
Margot trasse un profondo respiro. "Pierre."
"Che c'è?" disse lui, facendo finta di niente.
"Smettila."
"Non ho fatto alcunché."
"Già solo il pronunciare il suo nome è tutto dire."
Pierre allargò leggermente le narici. "Ah."
"Non voglio alcun tipo di scenata."
Il re francese si spostò dal tocco di Margot, andandosi a sedere sul letto. "No, no, assolutamente. Perché mai dovrei fare qualche scenata a proposito della mia-quasi-moglie che intrattiene rapporti economici con l'uomo con cui ha condiviso più di quanto si sappia in giro?"
Margot alzò gli occhi al cielo. "Pierre, non c'è più niente ormai. Siamo solo amici. Anche lui ha una famiglia ed una bambina di cui prendersi cura."
Pierre storse il naso. "Mi dà comunque fastidio."
Margot si andò a sedere al suo fianco, appoggiandogli una mano sulla gamba. "Io ho scelto te, Pierre. Sei entrato nella mia via improvvisamente e mi hai folgorata. Non ci potrebbe essere nessun altro che io desideri al posto tuo." A quelle parole il re sorrise. "Ah" continuo Margot, passandogli dolcemente le dita sul petto. "E mi manchi" ammise.
Pierre strinse le labbra in un sorriso ancora più accentuato, ma poi prese la mano di Margot e gliel'allontanò. "Anche tu." Si alzò in piedi. "Ora vado a scrivere a mio fratello. Hai ragione, sulla questione dei fucili. Spedirò anche dei gruzzoletti per ricompensa." Si infilò una camicia bianca, abbottonandola rapidamente. Margot si alzò in piedi e andò verso la porta. "Io" iniziò, ingoiando a vuoto. "Vado a fare..qualcosa" disse, aprendo la porta ed uscendo dalla stanza di Pierre che richiuse il legno alle spalle della regina. Si appoggiò con le spalle alla porta, puntando i suoi occhi sul soffitto, poi scosse la testa e si avvicinò alla scrivania, prendendo carta e penna per informare suo fratello.

N/A
Dovete sapere che io amo profondamente i capitoli che terminano con un colpa di scena, lasciando i lettori con il fiato sospeso.
Bene, proprio per questo motivo ho deciso che più tardi pubblicherò un secondo capitolo di The War!
Quindi rimanete sintonizzati su questa storia!
Intanto, commentate questo capitolo!
Un bacio💜 e a dopo!

Nothing is like it used to be - The WarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora