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Era passato circa un mese dal funerale, ed il peso di ogni secondo gravava sulle spalle di Louis come un pesante macigno pronto a schiacciarlo.

Adesso non bastavano più le urla disperate e le lacrime silenziose per esprimere la profonda mancanza che lo stava lacerando, perché tutto ormai sembrava superfluo; Piangere non avrebbe riportato Harry indietro; Sussurrare il suo nome nel sonno non l'avrebbe fatto apparire al suo fianco la mattina seguente.. Ormai neppure più la musica era una consolazione per lui così semplicemente Louis aveva smesso di provarci.

Aveva smesso di provare a fingere che andasse tutto bene, a illudersi che il dolore sarebbe passato prima o poi, perché non passava.

Non passava affatto...

Il liscio adesso si era completamente chiuso in se stesso; Non ricordava neanche più l'ultima volta in cui si era fatto una doccia o aveva mangiato un pasto decente! Era dimagrito tantissimo in quei giorni, la differenza era percepibile ad occhio nudo: adesso le sue clavicole- da sempre molto sporgenti- foravano quasi la pelle bianchiccia delle sue spalle mentre costole e vertebre si facevano ogni giorno sempre più visibili. I suoi vestiti gli andavano tutti estremamente larghi ed i suoi occhi grigi erano circondati da vermigli aloni Rossi e da profonde occhiaie purpuree, risultato probabile di una notte insonne passata a piangere.

Louis non ce la faceva più. Harry, da angelo qual era sempre stato, stava diventando un tormento; il suo peggiore incubo. Ogni cosa gli ricordava lui, ogni luogo riportava alla sua mente ricordi dolorosi che non sarebbero dovuti riaffiorare: i momenti passati a ridere l'uno dell'altro per la più banale delle stronzate,  i pomeriggi passati a baciarsi come se in mondo potesse esplodere di li a qualche minuto... le giornate passate semplicemente a guardarsi negli occhi in silenzio, mentre cercava di capire cosa diavolo passasse per quella testa riccioluta in quel Momento... Ogni canzone, ogni rumore, ogni odore..

Il mondo sapeva di Harry e Louis non riusciva più a sopportarlo.

Sua madre era andata a parlare con uno psicologo delle sue condizioni. Era preoccupata che potesse fare qualche stupidaggine; che la tristezza lo avrebbe spinto otre il limite, facendolo cadere nella pazzia. Johannah teneva a suo figlio più che alla  sua stessa vita e vederlo aiutodistruggersi senza poterglielo impedire la stava uccidendo.

Il dottore gli aveva prescritto a dei sonniferi abbastanza potenti per aiutarlo a dormire la notte ed, in più,  degli ansiolitici; da prendere solo nel momento il cui il dolore si sarebbe fatto insopportabile. Ma, nonostante tutto, Louis si rifiutava di prenderli.

Lui non era pazzo e neppure depresso. Non aveva bisogno di medicine, come gli psicopatici rinchiusi nei manicomi; l'unica cosa di cui avrebbe seriamente avuto bisogno in quel momento sarebbero state due braccia calde e possenti strette intorno alle sue spalle... un ragazzo riccio dallo charme inconfondibile e dal sorriso mozzafiato, pronto a rimetterlo in piedi e riprendere tutto come l'avevano lasciato.

Sarebbe stato bello riavere tutto questo.

A louis sarebbe piaciuto poter tornare indietro e fermare il suo ragazzo in tempo, prima che scappasse.

Eppure non poteva. E quindi non gli restava che attendere; aspettare passivamente che il tempo trascorresse così da poter raggiungere l'amore della sua vita, Ovunque questo di trovasse adesso.

Quel pomeriggio, Louis era disteso sul suo letto con lo sguardo perso nel vuoto. Ascoltava il suo respiro regolare ed il debole battito del suo cuore, mentre si rigirava fra le dita il piccolo flaconcino arancione prescrittogli dal medico, Pieno di piccole pillole azzurre e bianche.

Si interrogava su cosa sarebbe stato più gusto fare. Dopotutto, cosa restava di lui ormai sulla terra? Uno stupido corpo senz'anima e niente più; la sciupata ombra di un se stesso che aveva smesso di esistere.

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