Capitolo 18

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Sydney era un'adolescente, inesperta del mondo e desiderosa di imparare dalle persone; proprio per questo, faceva errori. Quella volta, però, aveva peccato anche di buon senso.

Qualcosa si era rotto.

La ragazza ebbe il coraggio di guardare in faccia l'uomo che le aveva fatto da padre per più di quindici anni.

Avrebbe voluto non farlo, tanto quanto desiderava non aver parlato affatto.

Gabe rivolse lo sguardo alla finestra, per nascondere a tutti il fatto che aveva gli occhi lucidi.

Aveva la mascella contratta e respirava piano, cercando di non pensare a quanto facessero male le parole talvolta.

Le persone spesso sottovalutano l'utilizzo corretto della lingua, qualunque essa sia, dimenticando che essa è solo un mezzo per comunicare un messaggio. Quanto è più raffinato e preciso il mezzo, però, tanto più sarà chiaro il messaggio.

Nel caso di Sydney il messaggio non era propriamente quello che sembrava, ma nessuno poteva entrare nella sua testa ed era tardi ormai per rimangiarsi tutto.

In qualche modo, Jess sentì il dolore di Gabe come un riflesso e le sembrò di viverlo indirettamente. Ebbe la sensazione che toccava a lei mettere fine a quel momento cupo e prendere suo marito da parte per affrontare insieme la situazione.

Si alzò.

- Resteremo in città per tre giorni ancora. Città, oddio... Paese, insomma. Venerdì mattina saremo all'aeroporto: se ci sarai, eccoti il biglietto, se non ci sarai ci rivedremo a settembre per la scuola. A te la scelta, Sydney.

La ragazza sentiva di essersi umiliata troppo per fare qualunque altra cosa se non prendere il biglietto che sua madre le porgeva.

Jess e Gabe si incamminarono verso l'uscita e salutarono velocemente tutti quanti, poi uscirono.

Sydney si affacciò alla finestra, sentendosi uno schifo.

Vide la mano di Jess afferrare quella di Gabe e il viso voltato verso di lui.

Gabe guardò davanti a sé per qualche istante, poi deglutì e scambiò uno sguardo con la moglie per farsi forza.

Sydney si sentì scuotere da un brivido che le avrebbe scaldato il cuore se avesse sentito di averne uno. Riuscì solo a sentirsi peggio.

Come figlia, non aveva mai incolpato sua madre di aver sposato l'uomo che amava piuttosto che il suo vero padre, ma in quel momento più che mai realizzò che Gabe era suo padre in modo diverso.

Con Anthony aveva un legame di sangue e apprezzava la sua compagnia, ma nei confronti di Gabe provava qualcosa di più profondo. Era stato lui a crescerla, ad insegnarle a nuotare, a supportare i suoi progetti e le sue idee, a offrirle una spalla su cui piangere ogni volta che ne aveva bisogno.

Mentre sua madre aveva viaggiato spesso durante la sua infanzia e le avesse offerto tutto l'amore che poteva quando erano insieme, Sydney non avrebbe mai potuto dimenticare le lunghe giornate passate con Gabe, passate a giocare, cucinare e stonare in karaoke.

Non avrebbe mai potuto dimenticare i suoi sorrisi spontanei, i suoi sguardi orgogliosi alle premiazioni scolastiche e i saggi di danza.

C'era sempre stato. Con tutto se stesso.

E lei era stata capace di ferirlo in quel modo.

Pianse silenziosamente.

Era quello che sentiva di meritare: lacrime roventi come lava su guance di marmo.

***

Dopo cena, Aiden e Adam trovarono Sydney seduta a gambe incrociate sul letto di quest'ultimo, con le cuffie nelle orecchie e gli occhi chiusi, la testa appoggiata al muro.

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