CAPITOLO 4 - FIRE UNDER MY SKIN
Molti considerano Hannibal Lecter una persona distaccata, calcolatrice, austera.
Incapace di provare sentimenti, desiderio, passione.
Una suadente eleganza che nasconde un cuore vuoto, un corpo rigido.
Un' uomo freddo come la neve.
Lo pensavo anch' io all' inizio, prima di scoprire chi ci fosse davvero dietro la sua maschera.
Ma quando ho capito chi era, cosa era capace di fare... Allora ho compreso a pieno.
C' era una selvaggia, sanguinea passione, nascosta con cura dietro quell' eleganza.
C' era un cuore che pulsava con forza, uno spirito ribelle che ardeva dentro di lui.
Hannibal Lecter non era neve... Era fuoco.
Ed ora quel fuoco bruciava su di me, sprigionando tutta la sua forza.
Avrei potuto colpirlo ora, che era vulnerabile ed indifeso.
Avrei potuto afferrare il tagliacarte che avevo nascosto sotto il cuscino, colpirlo alla schiena... Sentire su di me il suo sangue, osservare la chiazza rossa allargarsi sulla sua camicia bianca, i suoi occhi spaventati, la sua bocca contratta dal dolore.
Eppure, quando quell' uomo mi baciava, io trovavo solo la forza di afferrare le sue labbra e farle mie.
Vederlo su di me, completamente senza controllo, in balia delle emozioni, soggiogato dal mio corpo era così... Eccitante.
Come se in qualche modo fossi riuscito a domare l' uragano.
Mi sentivo potente, mi sentivo libero, mi sentivo... Felice.
Odiavo ammetterlo, ma lo desideravo.
Desideravo che si concedesse a me, desideravo vedere la passione nei suoi occhi, volevo strappare via la sua camicia, spettinare i suoi capelli, privarlo del suo dannato controllo.
Volevo vedere il vero Hannibal Lecter.
Volevo che fosse mio.
Ed ora lui mi guardava come se se fossi l' unica cosa importante in questo mondo.
Come potevo rinunciare a quello sguardo?
Come potevo rinunciare a quelle labbra calde che esploravano il mio collo, scendendo con irruenza sul mio petto?
Mi sfilò via la felpa e la maglietta, mordendomi il torace, leccando i miei capezzoli, toccando il mio sesso.
Gli strappai via la camicia, la cravatta e tutto il dannato completo azzurro, mordendogli il collo, graffiandogli la schiena, stringendo le gambe intorno alla sua vita.
Lo sentivo ansimare e chiamarmi, sentivo la sua pelle calda sfregare contro la mia.
Sentivo il mio cuore impazzire dentro al petto...
Quand' era stata l' ultima volta che mi ero sentito così?
Non riuscivo a ricodarlo...
Smisi di pensare lucidamente, quando la sua mano afferrò la mia erezione.
Mi guardava, godendosi i miei gemiti strozzati ed il mio corpo soggiogato dal suo.
Ma io volevo di più, sempre di più.
Presi il suo membro con la mano, muovendomi con forza e velocità, con l' altra mano mi aggrappai alla sua schiena, affondando le unghie nella sua pelle chiara.
I nostri baci, sempre più passionali e selvaggi, erano ormai l 'unica cosa su cui riuscivo a concentrarmi.
Finchè tra un gemito e l' altro, parlò.
"Ti voglio Will. Voglio che tu sia completamente mio."
"Vuoi possedere il mio corpo...?" Gli chiesi titubante.
Ero curioso di sapere, se era solo il mio corpo che voleva, o se c' era qualcos' altro.
Lui scosse la testa.
"Io voglio possedere te, Will. Voglio il tuo corpo, voglio la tua mente. Voglio ogni cosa!"
"E tu? Tu mi darai ogni cosa?"
"Fino all' ultima goccia del sangue che mi scorre nelle vene."
Sorrisi.
Era questo il controllo? Spingere una persona a darti ogni cosa, in cambio di te stesso?
Era questo che volevo?
Concedermi totalmente ed incondizionatamente a lui?
Un serial killer. Un cannibale... Colui che mi aveva tolto tutto?
Improvvisamente, iniziai di nuovo a pensare.
Improvvisamente, tutto il dolore, la paura, la rabbia, tutto il passato che avevo seppellito, tornò a tormentarmi con la violenza di un coltello nelle viscere.
Abigail...
Stavo davvero per unirmi all' uomo che ti aveva ucciso?
"Non posso farlo..." Sentì le parole uscire dalla mia bocca, ma era la voce di Abigail a parlare.
Lui rimase per un attimo a fissarmi confuso, studiando l' espressione del mio viso.
"Hai paura, Will?" Chiese allontanandosi da me.
Non parlai, ma i miei occhi lo fecero per me.
"Di cos' hai paura Will? Di me? O di quello che stiamo facendo?" Chiese lui in tono comprensivo.
"Non ho paura di te. So combatterti adesso. Ho paura... Di noi... Di quello che potrei diventare unendomi con te..."
"Cosa credi che diventeresti?"
Conoscevo la risposta, anche se era difficile ammetterla ad alta voce.
Vidi le corna spuntare dai suoi capelli biondi, poi le sentii crescere su di me...
Sempre più grandi, sempre più nere.
Sapevo cosa sarei diventato, se avessi ceduto a lui.
"Un mostro."
"Come me?"
"Si." Sussurai. Mi fece male dirlo.
Ma se era la verità, perchè mi sentivo così in colpa ad averlo detto?
Perchè mi sembrava di vedere sofferenza sul suo viso?
Perchè la luce nei suoi occhi, diventava sempre più debole?
Si allontanò ancora di più, mettendosi a sedere davanti a me.
Sentii l' irrefrenabile istinto di fermarlo, di bloccare il suo corpo...
Mi alzai con lui, ma non trovai il coraggio di dire niente.
Che avrei dovuto dire? Che avrei dovuto fare?
Fu lui a dirmelo.
"Colpiscimi."
"Che cosa?" Esclamai stupito.
"Colpiscimi, forte. Io non mi opporrò."
"Io... Io non voglio colpirti!" Balbettai confuso.
"Si che lo vuoi Will. Sei arrabbiato con me, una parte di te mi odia... Perciò coraggio, colpisci il mostro!"
Non capivo cosa stava succedendo, ma improvvisamente il dottor Lecter era tornato.
Se ne stava immobile, con lo sguardo serio, la bocca contratta, fissandomi.
Era tornato ad essere freddo come la neve.
"Credi che un pugno cancellerà tutto il dolore che mi hai causato?!" Urlai contraendo i muscoli dalla rabbia.
"No. Ne serviranno molti di più. Devi farmi male, Will. Dovrai quasi uccidermi."
"Tu sei pazzo!"
"Suppongo che tu possa definirmi così, se vuoi."
"Oh potrei definirti in molti altri modi, figlio di puttana!"
Lui sorrise.
"Dimmeli." Disse.
Non capivo, non riuscivo a capire perchè si stesse comportando in questo modo, e ancora meno capivo perchè d' improvviso mi sentivo così furioso con lui.
Capivo solo che si stava alzando un muro tra di noi, alto e spesso come l' odio che provavo.
"Assassino."
Lui annuii. "Cos' altro?"
Perchè? Per quale motivo voleva che lo ferissi?
"Cannibale."
"Ancora."
"Sadico."
Lui sorrise.
Lo colpii in pieno viso.
Non si mosse.
"Bastardo!"
Lo colpii di nuovo, con più forza.
Lui rimaneva in silenzio, sorridendo.
Lo odiavo. Odiavo quel sorriso, odiavo tutto di lui.
"Traditore!"
Di nuovo, lo colpii violentemente sullo zigomo.
Lui inclinò la testa, mentre un rigoletto di sangue colorava il suo viso.
"E' tutto qui quello che sai fare Will? Credevo che fossi più forte."
Gli diedi un' altro pugno, poi restai ad osservare il suo labbro spaccato gocciolare sul mio cuscino.
"Pensavo che mi odiassi, che mi volessi morto, dopo tutto quello che ti ho fatto!"
"E' così!"
"Allora colpiscimi, agnellino! Non ti ho forse distrutto? Non ti ho tolto tutto ciò che amavi?"
Perchè? Perchè? Continuavo a chiedermi, mentre lo colpivo ripetutamente al petto ed allo stomaco.
Immagini distorte di cadaveri mutilati apparivano nella mia mente, cadaveri senza volto, sangue, organi cucinati.
Lo colpii, ancora e ancora, con tutta la forza che avevo.
Volevo distruggerlo, cancellare il suo sorriso, volevo che provasse tutto il dolore che aveva inflitto a me.
Vedevo il viso di Abigail, sovrapposto al suo.
"Mostro!" Urlavo, colpendolo, mentre il sangue schizzava su di me.
Non c' era più Hannibal di fronte a me, solo l' orribile uomo nero dalle grossa corna, che per tanto tempo aveva popolato i miei incubi.
Gli urlai che lo odiavo, che lo disprezzavo, che lo volevo morto, che non era niente per me.
Gli dissi che non avrei mai potuto amarlo, che nessuno avrebbe mai potuto.
Lui non disse niente, continuò a rimanere immobile mentre lo colpivo, ancora e ancora, finchè tutto intorno a me divenne buio.
Quando mi fermai, tremavo copiosamente.
Le mani mi facevano male.
Avevo tutti i muscoli indolenziti, ansimavo.
Sentivo qualcosa colarmi sul viso, ma non avevo la forza di aprire gli occhi.
Le mie mani erano ancora aggrappate al suo petto, la mia testa china contro di lui.
Poi sentii le sue mani circondarmi il viso, accarezzandolo con dolcezza.
"Non piangere Will..." Mi disse, con la voce più dolce che io abbia mai sentito.
Baciò la mia fronte, sospirando.
Quando posò le labbra sulle mie, sentii il suo amore penetrarmi fin dentro l' anima.
Aprii gli occhi.
C' era un uomo di fronte a me... Un' uomo completamente diverso da quello che conoscevo.
Un uomo nudo, indifeso, ferito, spezzato.
Sentii il bisogno di proteggerlo, da me, da se stesso, e dal mondo intero.
Mi precipitai verso di lui, abbracciandolo con tutta la forza che avevo.
Non riuscivo più a smettere di piangere, e mi sorprese con quanto vigore mi strinse tra le sue braccia, cercando di confortarmi.
"Mi dispiace... Ho detto delle cose orribili, ti ho colpito così tanto..." Dissi con la voce spezzata.
"Va tutto bene Will... Non devi dispiacerti. Meritavo ogni pugno che mi hai dato." Mi diceva lui, accarezzando la mia schiena.
Baciai il suo viso, assaporando il sapore del suo sangue e delle mie lacrime mischiate insieme.
Baciai la sua bocca, guardai i suoi occhi, attraverso di essi.
Non vidi odio, o tristezza.
Per la prima volta, vidi solo un abbagliante, splendente luce.
Mi immersi in essa, mentre sfregavo il viso contro il suo, accarezzando le sue ferite.
Le lacrime si fermarono, il mio corpo smise di tremare, e lentamente, tornò la pace...
Ci sdraiammo sui cuscini accanto al fuoco, intrecciati l' uno con l' altro, sotto una spessa coperta.
Mi sentivo così tranquillo, così al sicuro...
Non sembrava l' uomo che conoscevo, quello che baciava le mie guancie e sorrideva, guardandomi di nuovo in quel modo, come se fossi la cosa più preziosa a questo mondo.
Chiusi gli occhi, scivolando in un sonno profondo e sereno, stretto tra il calore del fuoco e quello del suo corpo.
STAI LEGGENDO
The quiet of the stream
FanfictionWill Graham è diviso in due. Da una parte, quell' uragano di emozioni chiamato Hannibal Lecter. La travolgente passione che si è scatenata tra di loro, i sentimenti intrappolati dietro la maschera di normalità che portano. Dall' altra parte, Jack Cr...