Capitolo 1 - Behind the mask

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"You can make it all go away. Put your head back. Close your eyes.

Wade into the quiet of the stream."


CAPITOLO 1 - BEHIND THE MASK


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Ogni essere umano porta una maschera.

Ci nascondiamo tutti da qualcosa; dal passato, dalle nostre paure, dalle persone che ci sono vicino o da quelle che non conosciamo... Proprio per questo motivo creiamo una maschera a nostra immagine e somiglianza, celando tuttavia il nostro vero io.

Ce la costruiamo con il tempo e l' esperienza, a volte per difenderci, altre volte per attaccare... Curioso come le due cose concidano così spesso.

Alcuni di noi indossano quella maschera fin da quando sono bambini, ci crescono insieme, finchè essa diventa il loro vero volto. L' unico che sono in grado di accettare.

Altri invece, quando tornano a casa, possono appendere quella maschera insieme al cappotto, concedendosi una serata di gioia e di pace con la propria famiglia.

E poi ci sono quelle persone che non possono accettarla, ne viverci senza.

Scalpitano sotto di essa, come lava bollente in un vulcano spento.

Solo pochi fortunati, quelli che vengono definiti pazzi, emarginati, drogati, sono in grado di vivere senza alcuna maschera...

Liberi di essere quello che sono, camminano tra noi come Dei tra i mortali.

Io ho imparato a conviverci, ad indossarla con eleganza, come i raffinati vestiti che porto.

Come ogni persona, ogni maschera ha la sua storia...

La mia ha inizio nel 1944, in Lituania.

Molte cose sono accadute da allora, tanto che se mi guardo indietro, non riesco più a riconoscere nulla...

Ricordo due bambini, due fratelli... Innocenti, felici, amati.

Ma da quel bosco lontano, in cui la loro famiglia si rifugiò durante la guerra, non ne uscirono mai.

Uscì solo un spettro, perso nella nebbia e nella neve, spezzato impaurito, solo.

Ciò che adesso sono, è la conseguenza di quello che mi è stato fatto.

E in gran parte, di quello che io ho fatto.

Credevo che avrei passato la mia esistenza in compagnia della mia maschera, solo in un mare di facce sconosciute.

Perso nella nebbia, senza una luce all' orizzonte.

Trova una persona che sia in grado di vedere oltre la tua maschera, in grado di comprendere la tua vera essenza, senza scappare da essa... E' questo, il più grande dono che la vita possa offrirti.

Non avrei mai pensato, di meritare quel dono.

Nè avrei mai pensato che qualcuno potesse vedere oltre la mia maschera.

Ma le parole di mia zia, Lady Murasaki Shikibu, continuarono a risuonare nella mia testa, seppellite da tutta la rabbia ed il dolore, come una piccola candela nell' oscurità.

Finchè un giorno, non arrivò nel mio studio un giovane con capacità del tutto particolari.

Il suo nome era Will Graham.

Arrivò da me come una piuma nel vento... Così fragile, impaurito, sperduto.

Un ragazzino acerbo, che ancora non aveva idea di cosa la vita avesse riservato per lui.

C' era come una luce, che permeava il suo viso innocente.

Più lo conoscevo, e più sentivo crescere dentro di me il desiderio di spegnere quella luce.

Volevo strappare via la sua maschera a morsi, ferirlo, togliergli tutto ciò che amava.

Volevo vederlo soffrire, volevo vedere il suo candido viso ricoperto di sangue, le sue mani delicate stroncare una vita.

Volevo bruciare le sue ali, gettarlo nell' abisso, e vederlo risalire aggrappandosi con le unghie e con i denti.

Volevo vedere cosa sarebbe diventato, una volta uscito dalla nebbia e dalla neve.

Ma lui era caparbio, intelligente, molto più forte di quanto entrambi non pensassimo.

Aveva la straordinaria capacità di vedere le persone, di vederle davvero.

Lui vedeva, oltre la loro maschera.

Così mentre io cercavo di strappare via la sua, lui cercava con delicatezza di scostare la mia.

C' erano volte in cui, per dei brevi istanti, riuscivamo ad essere noi stessi, liberi dall' opprimente peso delle nostre maschere.

Ed era straordinariamente bello, essere liberi.

Mi piaceva la sua compagnia, era qualcosa di nuovo per me...

Lui leggeva la mia mente, mentre io leggevo la sua.

Il nostro rapporto divenne sempre più intenso, più intimo.

Guardavo nei suoi occhi, così vividi ed intensi, cercando di capire cosa ci fosse dietro.

Cosa mi nascondesse, cosa celasse il suo sorriso.

Iniziai a spingerlo oltre il suo limite, sempre più in la.

Lo frantumai in mille pezzi, ed ogni volta, lui si ricompose.

Gli tolsi tutto ciò che aveva, ma lui lo riconquistò.

Lo spinsi nel baratro più nero, ma lui riuscì ad uscirne... Con le unghie e con i denti.

Quello di cui non mi accorsi, è che mentre io cercavo di spingerlo oltre il suo limite, lui stava facendo lo stesso con me.

Ne ero quasi ossessionato.

Era come una partita a scacchi, fatta di mosse e contromosse.

Pensavo alle mie mosse ogni giorno.

Pensavo a lui ogni notte.

Mi sentivo come diviso in due, da una parte la voglia di distruggerlo, dall' altra quella di posserderlo.

Mi resi conto, con il passare del tempo, che stavo iniziando a desiderarlo...

Quella luce, quella luce che io non riuscivo a spegnere, mi affascinava sempre di più.

Quella forza nascosta dietro la quiete del torrente, la sentivo così vicina alla mia.

Sentivo il bambino dentro di lui, chiamarmi a gran voce, chiedere aiuto.

Ma più di tutto, sentivo la parte più profonda della sua essenza, quella che alcuni definiscono anima, avvicinarsi alla mia, sfiorarla.

Era piacevole, ed era doloroso...

Era, come un uragano.

The quiet of the streamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora