Capitolo 11 - Simpathy for the devil

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CAPITOLO 11 - SIMPATHY FOR THE DEVIL


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La prima cosa che vedo quando apro gli occhi, è il suo viso.

E' semi nascosto dai ciuffi di capelli castani, appoggiato tra il mio braccio ed il cuscino.
Riposa sereno, con le guance accaldate e la bocca leggermente aperta.
Scosto una ciocca di capelli, che scivolano morbidi tra le mie dita, lasciando scoperta la fronte.
Rimango qualche momento ad osservarlo, mentre ripenso agli avvenimenti della notte appena trascorsa.
Una notte che nessuno dei due dimenticherà mai...
Eppure, mentre lo guardo, non penso al passato, o al futuro.
Penso solo che vorrei vederlo sorridere di nuovo, insieme a me.
Sospiro, baciando la sua fronte, poi mi alzo, cercando di non svegliarlo.
Mi faccio una doccia, lavando via il sudore ed il sangue dal mio corpo martoriato.
I segni delle sferzate e dei graffi ricoprono quasi tutto il mio petto, ma non mi preoccupano.
La ferita inflittami con il cristallo invece, è profonda e sanguina ancora, così preparo tutto l' occorrente per ricucirmi.
E' doloroso, ma il dolore, non è mai stato un problema per me.
Posso sopportare qualsiasi tipo di tortura, perchè la mia mente è più forte di qualsiasi altra cosa.
All' interno del mio palazzo mentale, quasi nulla è in grado di turbarmi.
Tuttavia ieri, per la prima, ho completamente perso il controllo.
In qualche modo, Will è riuscito ad entrarvi, ed a sconvolgere ogni cosa.
Ma nonostante tutte le umiliazioni e la sofferenza che ci siamo inflitti a vicenda, Will ha acceso qualcosa dentro di me, qualcosa che era spento da così tanto tempo, che credevo fosse scomparso per sempre.
La speranza.
Una volta finito di ricucirmi, mi vesto e vado in cucina, a prepare la colazione.
Ho voglia di cucinargli qualcosa di speciale, che lo metta di buon umore.
Così decido di preparare delle crepes con cioccolato e fragole, ricoperte da panna montata.
Metto su anche del caffè, e aggiungo del succo d' arancia al vassoio che ho preparato per lui.
Eppure sento che manca ancora qualcosa, anche se mi sfugge cosa.
Mi guardo un po' intorno, cercando nervosamente la risposta mancante.
Noto distrattamente il variopinto mazzo di tulipani, ben riposto al centro della tavola, regalo di un associazione benefica a cui assisto.
Diventa subito chiara, la risposta che stavo cercando.
Ne prendo uno bianco, tagliando il fusto e riponendolo in un piccolo vaso, sul vassoio per Will.
Finalmente soddisfatto, mi incammino verso la camera da letto.
Will riposa ancora, sdraiato sulla schiena, con il lenzuolo che ricade sul ventre nudo.
Non posso fare a meno di pensare a quanto sia bello...
"Buongiorno Will." Esclamo, alzando un po' la voce.
Non ottenendo risposta, lo chiamo ancora una volta.
Lui apre leggermente gli occhi, mettendomi a fuoco.
Un timido sorriso, accompagna il suo risveglio.
"Buongiorno, Hannibal." Dice, cercando gli occhiali tra le lenzuola.
"Hai dormito bene?" Rispondo io, porgendogli il vassoio.
"Come un bambino... Questa è... Per me?"
"Mi fà piacere. Ma certo, l' ho preparata con le mie mani..."
Per un istante mi guarda, incerto e imbarazzato.
"Puoi stare tranquillo, non c'è niente di... Strano, in questa colazione."
Lui emette un leggero sospiro, sistemandosi gli occhiali.
"Menomale, sono troppo stanco per punirti di nuovo!" Eslama ridendo.
Scoppio a ridere anche io, poi mi siedo sul letto accanto a lui, che intanto accarezza lievemente i petali del fiore.
"Il tulipano bianco rappresenta una richiesta di perdono..." Esclamo io, sospirando.
Lui mi guarda e sorride, con gli occhi che brillano.
"Sei stato gentile a prepararmi tutto questo..."
"E' un piacere, Will. Assaggiale ora, o si raffredderanno."
Lui annuisce, assaggiandole con gusto.
Una volta finito mi chiede se può farsi una doccia, e prima che io possa rispondere, aggiunge che no, non è un invito.
"Lo sarà, prima o poi!" Controbatto io, facendogli l' occhiolino.
Lui fà spallucce e si avvia verso il bagno, mentre io vado a ripulire la sala da pranzo, reduce della lotta della notte prima.
Poco dopo lo vedo entrare nel salotto a petto nudo, rigirandosi la camicia tra le mani.
"Potresti prestarmene una delle tue? Pare che qualcuno me l' abbia strappata via con troppa forza, ieri."
"Sono mortificato Will, ma ero totalmente soggiogato dalle tue grazie, e temo di aver perso un po' il controllo..."
"Un po'? Questo si che è l' eufenismo del secolo!"
"Beh ammetto di aver esagerato, ma credo di essere stato punito a sufficenza ieri sera, non credi?"
Lui arrossisce e distoglie lo sguardo, "Non sei l' unico ad aver perso il controllo, temo." Esclama, evidentemente a disagio.
"Non preoccuparti, sono stato io a chiedertelo, dopotutto. Vieni, ti prendo la camicia."
"S-si..."
Mi segue in silenzio fino alla camera, dove, una volta aperto l' armadio, prendo una camicia bianca e lo aiuto ad infilarsela, abbottonandogliela fino al colletto.
Lui mi lascia fare, guardandomi con l' aria un po' impacciata.
"Come te la senti?"
"E' un po' grande, ma va bene... Anche se è strano mettermi le tue cose."
"Perchè mai? E' soltanto una camicia Will."
"Lo so ma... L' hai indossata tu... Ha ancora il tuo profumo." Sussurra, annusando la manica.
"Se è per questo, anche tu..." Rispondo io, annusando il suo collo scoperto.
Rimango qualche minuto appoggiato alla sua fronte, godendomi l' odore della sua pelle e dei suoi capelli.
Lui mi abbraccia timidamente, circondandomi la vita.
Lentamente, ci avviciniamo sempre di più, fino a quando lo sento stringermi con forza, mentre appoggia la testa al mio petto.
Per un po' di tempo restiamo così, tranquilli e silenziosi, l' uno contro l' altro.
"Devo andare a dar da mangiare ai miei cani... Staranno morendo di fame." Esclama, tirando su la testa fino ad arrivare alla mia altezza.
"D' accordo... Posso accompagnarti se vuoi."
"Beh immagino che finchè sei con me, non devo preoccuparmi di quello che fai quando non ci sono."
"Interessante punto di vista!" Rispondo con un sorriso divertito.
Sorride anche lui, anche se nei suoi occhi c'è una punta di tristezza.
Gli consegno il carillon, anche se è più faticoso di quanto avessi pensato.
Poco dopo finiamo di vestirci e usciamo di casa, raggiungendo la macchina nel cortile.
L' aria è fredda e la neve scende lieve, ricoprendo con il suo manto il paesaggio intorno a noi.
La strada verso casa sua è tranquilla e silenziosa, e il tempo trascorre in fretta, avvolti dai nostri pensieri e dal tempore della macchina.
Una volta arrivati, veniamo accolti da una mandria di cani scodinzolanti e felici, che Will non manca di salutare e accarezzare.
Entrato dentro, noto subito il terribile disordine che regna, tra cuscini sul pavimento e vestiti sparsi, oltre che a giochi per cani e libri riposti ovunque.
"Scusa il disordine... Sono stato un po' occupato in questi giorni!"
"Un po'? Questo si che è l' eufenismo del secolo!" Ribatto io divertito.
"Touchè!" Esclama lui, grattandosi la nuca con l' aria imbarazzata.
Ci togliamo rapidamente i cappotti, prima di andare in cucina, dove lo vedo tirare fuori un enorme sacco di croccantini dal ripostiglio.
E' buffo, così impacciato.
"E' quasi più grande di te!" Gli dico, prendendolo dalle sue mani.
"Di sicuro è più pesante!" Risponde lui, sospirando.
"Uhm, vediamo."
"Eh? Cos-?
Lo afferro tra le braccia, sollevandolo in aria.
"H-Hannibal! Mettimi giù!" Urla lui ridendo, mentre cerca goffamente di scendere.
"Mi dispiace Will, ma temo che sia più pesante tu."
"No è affatto divertente! Fammi scendere!"
"Mmm... Supplicami!" Ribatto io, sorridendogli maliziosamente.
Lui mi guarda storto per qualche secondo, poi scoppia a ridere.
"Aha Hannibal, spiacente ma qui gioco in casa, e so perfettamente come ottenere ciò che voglio!"
"Ah si? E come pensi di fare?"
"Winston!" Urla lui.
In un balzo, la bestia si avventa su di me in soccorso al suo padrone, abbaiando energicamente.
Tra le sue zampe e quelle di Will, finisco per perdere l' equilibrio, inciampando sul sacco.
Finiamo tutte e due a terra, circondati da croccantini e da cani affamati.
Ci guardiamo un momento, ancora storditi.
Non so chi sia scoppiato a ridere prima, ma so che per un po' non siamo più riusciti a fermarci, quasi fossimo dei ragazzini.
Quasi un ora dopo Will è finalmente riuscito a dar da mangiare a tutti i suoi randagi e a ripulire tutto, con il mio vigoroso aiuto.
Una volta aperta la porta, tutte le bestie si precipitano fuori, rincorrendosi a vicenda.
Restiamo per un po' di tempo sulla veranda, ad osservarli giocare.
All' improvviso, si appoggia al mio petto, lentamente, come se fosse una cosa naturale.
Io gli circondo il petto con le braccia, rimanendo tranquillo insieme a lui a guardare il paesaggio.
"Ti andrebbe di fare una passeggiata nei boschi? - Mi dice dopo un po' - Sono davvero affascinanti con la neve..."
"Ne sarei felice. C' erano dei boschi splendidi, nelle campagne dove sono nato."
Ci incamminiamo così sul sentiero innevato, oltrepassando il terreno intorno alla sua casa.
Ci addentriamo nel bosco, con i suoi cani che ci accompagnano entusiasti.
C'è una silenziosa quiete, interrotta solo dal canto degli uccelli e dai rumori della foresta.
Il paesaggio è sempre più bianco e candido, illuminato dal sole che filtra tra gli alberi, e via via che lo attraversiamo, inizio ad intravedere il fiume, ad est della valle.
Ogni tanto Will lancia un legnetto ai cani, che si precipitano allegramente a prenderlo, per poi riportarglielo.
Lui ride e gioca, saltando e correndo, quasi fosse uno di loro.
Anche se in un certo senso, è davvero così.
Ha una bellezza differente, quando si diverte in questo modo...
Buffa, infantile, tenera...
Senza pensarci prendo un legnetto da terra, lanciandolo verso i cani, che subito si prestano al gioco.
Ed è in quel momento, che Will mi ha guardato, come non aveva mai fatto prima.
Con dolcezza, come se fosse davvero felice.
Resto un po' a guardarlo, sorridendo.
Lui gioca insieme a loro, lanciandoli la neve con i piedi.
Poi improvvisamente, mi sento colpire da qualcosa di freddo, in pieno viso.
E'... Neve?
Lo sento ridere a crepapelle, mentre si china a raccoglierne dell' altra.
Un po' confuso, mi passo le mani sul viso, tolgliendomela di dosso. "Will! Che cosa stai...?"
Di nuovo, sento l' impatto freddo e morbido, colpirmi al petto.
E di nuovo, lui scoppia a ridere.
"Will! Non è affatto divertente! Se vuoi la guerra guarda che poi..."
Non riesco a finire la frase, interrotto dall' ennesima palla di neve.
"Oh che paura, il leone si sta svegliando?" Urla lui ridacchiando.
Bene.
Se vuoi giocare, fallo sul serio.
Raccolgo velocemente un bel po' di neve, arrotondandola.
Gliela lancio in testa, mentre è ancora lì a ridere.
"Direi di si." Rispondo io, sorridendo compiaciuto.
Lui resta un attimo a guardarmi incredulo, poi sorride e si mette a raccoglierne altra.
Faccio lo stesso, finchè entrambi scagliamo i nostri proiettili, affondandoci a vicenda.
Non ho idea di come uno come me sia finito a fare tutto questo, ma ci stiamo rincorrendo come ragazzini, giocando e ridendo, rotolandoci nella neve con i suoi cani.
Se qualcuno mi avesse detto che avrei fatto una cosa simile, l' avrei definito pazzo.
Io stesso, stento ancora a crederci, ma mi sto... Divertendo?
Io? Sul serio?
Il tempo passa senza che neanche ce ne accorgiamo, fin quando il sole tramonta e noi stiamo ancora rincorrendoci e ridendo, stanchi e ricoperti di neve.
Ad un certo punto, finiamo per cadere l' uno sopra l' altro, affondando nella neve fresca.
Più cerchiamo di rialzarci in piedi e più finiamo per sprofondarci dentro.
Alla fine, ci sdraiamo esausti, respirando affannosamente.
Dopo un po' di tempo sento la sua mano afferrare la mia, mentre con lo sguardo scruta il cielo blu scuro.
La afferro a mia volta, osservando con il lui il manto celeste.
"C' è una tale pace qui, che ci potrei restare per sempre." Esclama lui.
"E' vero... E' come se al mondo non esistesse altro che questo bosco e questo cielo..."
"E noi due..."
"Si, e noi due."
Ma è il suo viso immerso nella neve, sorridente e felice, che mi fà sentire davvero in pace.
Mi avvicino a lui, baciando piano le sue labbra bagnate e fredde, che si aprono al mio contatto come un fiore che sboccia al primo sole di primavera.


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