Capitolo 16 - Dirty hands

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CAPITOLO 16 - DIRTY HANDS


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"Un' altra macchia! Via, maledetta macchia!Ah... Saranno mai pulite queste mani?"*



L' acqua calda scivola sul mio corpo, portandosi via il sangue denso e scuro...

Eppure, io lo vedo ancora sulle mie mani.
Strofino il sapone su di esse, le lavo una, due, tre volte.
Ma le macchie di sangue sono ancora li.
Le strofino ossessivamente, piangendo, ma sono ancora rosse, ancora colpevoli.
Vedo gli occhi di quell' uomo senza vita, sbarrati e vuoti, rivolti verso di me.
Assassino... Sussurra l' uomo, riverso sul pavimento.
"Assassino." Ripeto a me stesso, guardando le mie mani.
Non torneranno più pulite, mai più saranno innocenti.
Mai più lo sarò io.
Che vergogna, che tristezza, che miserabile sono...
Venga la notte, venga l' inferno, che mi trascini via...
Che il fuoco mi avvolga, che consumi la mia carne.
Prendimi oscurità, inghiottimi, perché io sono tuo figlio e tu sei mia madre.
Atroce destino, infame sorte, che mi ha condotto a te.
Non c'è più luce, dentro di me.
Sono solo, solo con il diavolo.
Ed eccolo che entra, sorridendo compiaciuto del suo macabro operato, burattinaio della mia esistenza.
Non dice niente, del resto, non vi sono parole in grado di lenire la mia pena.
Si spoglia piano, entrando nella vasca insieme a me.
Si accomoda alle mie spalle, baciando lentamente il mio collo.
Prende la spugna e lava via il sangue che ancora ricopre la mia schiena, poi la passa sul mio petto, facendo scivolare via le goccioline scarlatte.
"Non puoi lavare via il peccato dal mio corpo... Non c'è acqua o profumo in grado di farlo."
Gli dico, trattenendo il pianto. Non voglio che mi veda così, fragile e impaurito...
"Vorrà dire che lo bacerò allora... Lo farò mio."
Così dicendo mi bacia la pelle rossa, gustandosi il sapore ferroso mischiato a quello della mia pelle.
Bacia le mie mani, che ancora tremano, vergognandosi di se stesse.
"Perché le mie mani sono ancora sporche? Perché non riesco a lavare via il sangue su di esse?"
Non riesco più a trattenere le lacrime, che bruciando escono dai miei occhi stanchi.
"Sono un assassino... Un criminale! L' ho ucciso Hannibal... L' ho ucciso per te!"
"Shhh... Va tutto bene Will... Non disperarti. La colpa che ricade su di te, ricade anche su di me. Le mie mani sono sporche come le tue. Non disperarti mio caro agnello, ti cullerò tra le mie braccia, finche tutto sarà passato. Ti terrò stretto, finche il tremore sarà scomparso. Ti terrò tra le mie fauci, proteggendoti da ogni male! Piangi pure, non ti vergognare, lascia andare via il dolore, urla se devi, picchiami se vuoi."
"Lo hai detto tu stesso, sono colpevole quanto te. Sono un' assassino, esattamente come lo sei tu. Non sarei altro che un' ipocrita, se scagliassi su di te la mia furia. Ho già versato le mie lacrime, urlato il mio dolore, ma non scompare Hannibal... Non lo farà mai. Sono dannato ormai."
Lui si avvicina al mio orecchio, mordendolo piano, poi mi bacia il collo e sussurra:
"Danzeremo all' inferno allora... Che i dannati siano i nostri fratelli, che il diavolo sia nostro padre! Non temo la notte, non temo le fiamme. Saremo liberi Will... Solo tu ed io. Faremo il bagno nel sangue e ci ciberemo degli innocenti."
"Dio maledica le tue parole, che sono veleno nelle mie orecchie! E maledica me stesso che ti ascolto!"
Lui sorride, mi afferra il mento, baciandomi con passione.
Vorrei picchiarlo, vorrei ucciderlo con le mie stesse mani! Ma sono così stanco, così stanco...
Chiudo gli occhi ancora gonfi dal pianto, lo lascio toccare il mio petto, il mio ventre, il mio membro.
Fa di me ciò che vuoi...
Mi prende con forza, facendomi urlare di dolore, spinge dentro di me, ancora e ancora.Il dolore lascia il posto al piacere, e mentre afferra la mia vita facendomi danzare con lui, io piango ancora, guardando le mie mani sporche aggrappate alle mattonelle bianche.

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Il sole sorge, illuminando i nostri corpi nudi placidamente avvinghiati l' un l' altro, ancora sporchi di sangue e di sesso.
Hannibal riposa sereno, con la testa appoggiata sull' incavo del mio collo, le mani saldamente strette intorno al mio ventre, quasi non volesse lasciarmi andare.
Mi scosto da lui, cercando di non svegliarlo, e resto qualche momento a guardarlo dormire.
"Perdonami..." Sussurro, dandogli un' ultimo bacio.
Una volta vestito, salgo in macchina e dopo un lungo e incerto vagare, arrivo nell' unico posto in cui non vorrei essere.
Eppure devo, devo farlo!
Ci vogliono ore, prima che io riesca a bussare a quella porta.
Quando lo faccio, l' uomo arriva e apre, guardandomi con stupore.
"Aiutami... Aiutami. Non posso farlo da solo, non ci riesco. Io... Io lo amo. E' un' amore folle e malato lo so' bene, che si nutre di dolore e paura, di sangue e lacrime. Ma io lo amo! Per questo motivo, ti sto' chiedendo, ti sto' implorando. Aiutami, salva la mia anima. Le mie mani sono lorde di sangue innocente, e temo, che presto lo saranno ancora di più. Salvami, Jack!"
Crollo in un pianto disperato, cadendo in ginocchio ai suoi piedi, coprendo il mio viso per la vergogna.
Lui s' inginocchia, sospirando.
Posa la mano sulla mia testa, e per qualche minuto chiude gli occhi.
Per qualche minuto, mi sento in pace.
Poi mi aiuta ad alzarmi, facendomi entrare in casa.
"Vieni Will... Vieni dentro, ti aiuterò, è una promessa."
Dovrei sentirmi sollevato, al sicuro, eppure, appena varcata la soglia, riesco solo a pensare che lo sto' tradendo. Io che lo amo così tanto, devo conficcare un coltello nella sua schiena, come un vile traditore.
Vorrei solo che ci fosse un' altro modo, ma non c' è.
O la sua anima o la mia. O Will Graham o Hannibal Lecter.
Non può esserci una via di mezzo tra la luce e le tenebre... Ed io, io ho scelto la luce.


"Qui sa ancora di sangue: Non basteranno tutti i balsami d' arabia a profumar questa piccola mano!"*




Nota: tratto dal monologo di lady MacBeth

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