Capitolo 6 - Fallen angel

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CAPITOLO 6 - FALLEN ANGEL

CAPITOLO 6 - FALLEN ANGEL

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Vi era un angelo dinnanzi a me, ed il diavolo, mi scutava dietro le sue ali di pietra e sangue.

Gli occhi lucenti e crudeli, ammiravano fieri la sua opera incarnata, e poi, scrutavano me, la sua musa.
La pelle chiara della donna, risaltava sulla pietra grigia alla quale era stata crocefissa.
Le braccia tese, a seguire quelle dell' angelo dietro di lei.
I piedi giunti, sotto i quali vi erano gigli bianchi, macchiati dal suo sangue scarlatto.
Legata con le sue stesse viscere a quell' angelo di pietra, il corpo nudo, gli occhi azzurri spalancati sui miei.
Lunghi capelli neri le scendevano morbidi sui fianchi e sul seno, rose rosse crescevano dove un tempo batteva il suo cuore.
"E' bellissima, non è vero?" Mi disse il diavolo.
"Si..." Risposi. Lo era davvero.
"E' una poesia che ho scritto per te..." Sussurrò il diavolo al mio orecchio, ed io, tormentato e confuso, avrei voluto solo chiudere gli occhi, e abbandonarmi alla sua voce.
Ma qualcosa mi costringeva a tenergli aperti, un urlo agghiacciante che risuonava nella mia mente, l' urlo di una madre ai piedi dell' angelo caduto, che chiedeva giustizia.
"Si chiamava Rachel Hallaway, 23 anni. - Cominciò a dire Jack, gli occhi abbassati ed il respiro pesante - E' stata trovata stamane da una vedova, che era venuta a portare i fiori sulla tomba del marito."
Feci un profondo respiro, poi, l' unica domanda di cui temevo la risposta.
"Ora del decesso?"
Sentii gli occhi di Hannibal su di me.
"La scorsa notte, ma sapremo l' ora esatta solo dopo l' autopsia."
Ricambiai il suo sguardo, tirando un sospiro di sollievo.
Era rimasto con me, quella notte.
Per un momento mi domandai se sarebbe bastato restare con lui ogni notte, per evitare di trovare i suoi cadaveri la mattina dopo.
Ma era una illusione vana, frutto dei miei sentimenti che provavano a distorcere la realtà.
Dentro di me lo sapevo, che non sarebbe bastato l' amore a fermare la sua mano, ma una parte di me, aveva un disperato bisogno di crederci.
"E' ora della tua magia, Will." Esclamò Jack, facendo un cenno a tutti gli altri, che iniziarono a liberare la scena del crimine.
Solo uno restò, proprio al mio fianco.
Il diavolo si divertiva ad entrare nella mia testa, si eccitava, immaginandomi mentre lo guardavo compiere il delitto nei minimi particolari.
Chiusi gli occhi.
Tutto divenne buio, calò il silenzio, ed il lento ondeggiare della luce dorata, scandì la mia mente.
E' notte.
Un uomo si china ai piedi dell' angelo, posando su di essi il corpo della giovane vittima sacrificale.
Si ferma qualche minuto ad osservare il suo viso, sposta una ciocca bruna dalla sua guancia, bacia le sue labbra fredde.
Poi, la luce della luna si riflette sulla lama del suo coltello.
Apre il suo corpo, estraendo le sue rosse viscere, mentre il sangue schizza sul suo viso.
La lega all' angelo, lecca le gocce di sangue sul suo collo, ispira a pieno il profumo della sua pelle.
Crocefigge le sue mani alle ali dell' angelo, unisce i loro piedi.
La lama entra nel suo petto, il cuore esce da esso, le rose lo riempiono.
L' uomo osserva la sua opera con somma vanità, poi, sparisce nella notte.
Riapro gli occhi.
"Cosa vedi?" Mi chiede il diavolo.
"Vedo te..."
"Cos' altro vedi, Will?"
Il silenzio anticipa le mie parole.
"Pensavi a me, mentre lo facevi?"
Lui sorride.
"Sei tu, il mio angelo caduto Will..." Veloci e delicate, le sue dita accompagnano le sue parole, sfiorando la mia guancia per un breve istante.
Per un breve istante, mi abbandono al suo tocco.
Te lo prometto Will, nessuno ti farà del male.
Ricordo le sue parole, come estratte da un sogno lontano, che ora riaffiorano nella mia mente.
Socchiudo gli occhi, mentre sento le sue labbra appoggiarsi sulle mie.
Mi ritraggo, ma lui afferra con più forza il mio viso, trattenendomi.
Il suo calore, inebria la mia mente come il vino, rilasciando una scarica di adrenalina che percorre tutto il mio corpo.
Afferro la sua giacca, portandolo più vicino a me, fino a sentire il suo corpo contro il mio.
Invado la sua bocca con la mia lingua, sentendomi di nuovo vivo.
Mi stringe tra le sue braccia, ivadendomi a sua volta.
Mi costringo a non pensare al cadavere di fronte a noi, alle sue urla, alla sua paura.
Mi costringo a non pensare ai morti sparsi intorno a noi. Ai loro spiriti irrequeti che vagano per il cimitero in cerca di pace.
A Jack e alla squadra, in attesa delle mie parole, poco lontano da qui.
Tutto svanisce, rimane solo lui, il diavolo tentatore.
Il tempo sembra non esistere, mentre ci contorciamo l' uno contro l' altro, spingendoci, cercandoci, strofinando i nostri corpi mentre la nostra eccitazione cresce.
Poi, in lontananza dei passi attirano la nostra attenzione.
Delle voci, allontanano i nostri corpi.
Riaquistiamo il respiro, cercando di placare i nostri spiriti.
Poco dopo, Jack si avvicina a noi.
"Che cos' hai visto, Will?" Mi chiede, con un leggero sospetto nello sguardo.
E ora? Che cosa si suppone che io debba dire?
La verità? Una parte di essa?
"Will? Cos' hai visto?"
"Lo Squartatore di Chesapeake."
Bastano quelle parole, perchè tutto sia chiaro.
Jack annuisce, poi sparisce insieme a tutte le altre facce, intente a capire l' orrore di fronte a loro.
Improvvisamente, sento il desiderio di sparire anch' io.
Sono stanco, di tutto questo sangue.
Stanco di sentire le urla delle vittime nei miei sogni.
Stanco di vedere I loro occhi accusatori scrutarmi nella notte.
Assassino! Urla l' angelo, avvolgendo la donna tra le sue ali.
Lei piange, implorando aiuto.
Respirare inizia a diventare faticoso, pensare, troppo doloroso.
Istintivamente mi metto a camminare, allontandomi velocemente dal cimitero, seguito dalle urla dell' angelo e della vittima.
Che sto facendo? Che diavolo sto facendo?
Accelero il passo, mentre una sensazione di nausea mi assale prepotentemente.
Finisco col accasciarmi a terra, accanto ad una tomba sconosciuta, vomitando e piangendo al tempo stesso.
Rimango li, con le mani strette sulla mia testa, sempre più forte, finchè ogni suono scompare, tranne quello del battito del mio cuore.
Boom. Boom. Boom.
Ho voglia di urlare, di urlare così forte da squarciare il cielo.
Ho voglia di distruggere qualcosa, con la sola forza delle mie mani.
Le stringo forte sulla terra, finchè esse, sporche di fango e di sangue, tremano davanti ai miei occhi.
Che sto facendo? Dio... Che sto facendo?
Aiutami... Sussurra piangendo la donna di fronte a me.
Allungo la mano, ma prima che riesca a raggiungere la sua, una lama la trafigge, arrivando a sfiorare le mie dita.
Lei urla, urla così forte, che sento la testa esplodere.
Cade a terra, dietro di lei, Hannibal Lecter sorride, leccando il coltello.
Non è bellissimo? Dice porgendomelo.
Lo afferro, poi mi getto sulla mia vittima, che geme ad ogni mia coltellata.
Affondo le mani dentro di lei, mentre lei piange e implora pietà.
Fin quando, la luce nei suoi occhi scompare.
Quando alzo i miei, di fronte a me l' uomo nero con le grandi corna, sorride compiaciuto.
Si, è bellissimo.
Poi, solo il buio.

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