Capitolo 9 - The punishment of lamb

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CAPITOLO 9 - THE PUNISHMENT OF LAMB


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Will Graham è morto.
L' uomo davanti a me, è quello che ho sempre voluto vedere.
Nei suoi occhi arde il fuoco.
Nel suo viso, c'è forza, rabbia.
I suoi gesti sono lenti, decisi, carichi di tensione.
Passa la frusta sul bordo del letto, lentamente, avanti e indietro, senza mai smettere di guardarmi.
Quello che di buono c' era in lui, non è entrato con noi in questa stanza.
Siamo soli, nell' oscurità delle nostre anime.
Appoggia un piede sul letto, poi lo scavalca, restando in piedi sopra di me.
Sento il cuoio della frusta, percorrere lentamente la mia gamba, lo sento fermarsi sulla mia erezione, accarezzandola.
Lui mi guarda, come un cacciatore osserva la sua preda, indifesa sotto di lui.
Mi dà una sferzata sull' inguine, poi ci passa sopra il piede, indugiando sul mio membro.
E' doloroso, ma questo rende il gioco ancora più eccitante.
La frusta sale sul mio petto, poi un' altra sferzata mi scuote.
Si avvicina alla ferita, attende, sento ancora il cuoio sulla mia pelle.
Lui si avvicina ancora, camminando sul letto senza smettere di guardarmi, come un dio impietoso e beffardo.
La frusta si ferma sul mio capezzolo, lo stuzzica, fino a scagliarsi su di esso.
Lui sorride; divertito, incuriosito, eccitato. Potente.
Il cuoio sale sul mio collo, si sofferma sulla mia bocca, entrandoci.
La mordo appena, fissandolo dritto in quegli occhi che bruciano di desiderio e crudeltà.
Lui sorride per un istante, poi appoggia un piede sul mio collo, spingendomi con forza contro il cuscino.
Si abbassa, sedendonsi a cavalcioni sul mio ventre.
"Dammi le tue mani."
"Ai tuoi ordini, Will."
Allungo le braccia verso di lui, senza trattenere un sorriso compiaciuto.
Dentro di me, ribollo come un vulcano, nel vedere la mia creazione più bella mostrare la sua vera natura.
Lui rilascia la corda nera che teneva stretta nella mano, facendola passare sulla mia pelle.
La avvolge sulla mia mano, poi la passa intorno al mio collo, stringendola con forza.
Lo lascio fare, mansueto come un agnello sacrificale.
Mi stringe la corda intorno al busto, facendo alcuni nodi per trattenermi meglio, poi passa all' altra mano, e una volta finito, mi alza le braccia dietro la testa, legando le mani alla balaustra in legno del letto.
Mi guarda, e nei suoi occhi c'è un universo di emozioni.
Paura, rabbia, passione.
"Non sei mai stato più bello di così, Will. Sei come il bruco, trasformatosi finalmente in una letale farfalla."
"Tra poco non potrai più vedere niente. Né la frusta che cala su di te, né il mio viso compiaciuto mentre ti guardo soffrire."
"Peccato... Mi sarebbe piaciuto guardarti. Diventi più invitante ad ogni minuto."
"Proprio per questo, non ti lascerò guardare."
Estrae la benda nera dalla tasca, passandola sul mio viso.
La appoggia sui miei occhi, stringendo l' altra estremità alla nuca.
"Questo è il mio gioco, dottor Lecter. Non il tuo. Sono io ad avere il controllo adesso."
"Ne sei sicuro?"
"Non puoi toccarmi. Non puoi vedermi. E se mi farai arrabbiare, ti impedirò anche di parlare. Questo, è il mio gioco, e sono io a fare le regole."
Subito dopo, sento una sferzata contro il mio petto.
Poi, il suo piede, premere contro la ferita.
"Sono stato chiaro?"
"Si, lo sei stato. Lasciami solo dire, che questa è la prima volta che cedo il controllo ad un' altra persona. Dovresti sentirti onorato, non accade tutti i giorni, che sia l' agnello a domare il leone."
"Hai ragione. E credimi, intendo godermi ogni istante della tua sofferenza. Voglio vederti perdere il controllo, voglio vederti supplicare, voglio togliere quel maledetto sorrido beffardo dal tuo volto, una volta per tutte."
"Mi piacerebbe accontentarti Will, ma vedi, purtroppo io non perdo mai il controllo. Anche nei momenti peggiori, mantengo sempre la calma. E' grazie a questo, che ho costruito l' immagine che vedi ora."
"Te lo garantisco, Hannibal. Costi quel che costi, io distruggerò la maschera che hai creato, fino a vedere il mostro che si annida sotto la pelle, e che scalpita per uscire."
Anche se non posso più vederlo, sento la cattiveria nella sua voce, la determinazione,
l' ossessione che cresce, come un virus che distrugge tutto al suo passaggio.
"Temo che se ci riuscissi davvero Will, finiresti per spaventarti, e scappare via."
Sento la frusta colpirmi il torace, una, due, tre volte.
"Oh, mio caro... - Di nuovo, la frusta colpisce ripetutamente il mio ventre. - Non scapperò, questa volta. Non chiuderò gli occhi. Ti guarderò sprofondare all' inferno."
"Anche se dovessi portarti con me?"
Un' altra frustata, questa volta al petto.
"Anche se dovessi trascinarti lì dentro di persona."
Ancora, e ancora, si accanisce su di me.
Il mio corpo sobbalza, trema, sanguina.
Non ha importanza, tutto questo dolore non conta.
L' unica cosa che conta, è che finalmente, Will si stà lasciando andare a me.
"Se posso godermi le tue punizioni, sono quasi tentanto dal lasciartelo fare."
Un' altra frustata, mi colpisce il ventre, poi di nuovo, sempre più forte.
Perdo la cognizione del tempo, mentre vengo colpito più e più volte.
Li unici rumori che sento, sono il fruscio della frusta che cala e l' impatto sordo con il mio corpo.
Il respiro affannoso di Will, i miei gemiti strozzati.
Lo sento sedersi di nuovo su di me, accarezzare il mio petto fino a salire al collo, per poi riscendere, affondando con forza le unghie nella mia pelle.
Lecca il mio ventre, lo morde, lo plasma ai suoi voleri.
Stringe tra le mani i miei capezzoli, contorcendoli.
Inizia a diventare difficile per me, mantenere il controllo.
Tuttavia, sono ancora in grado di farlo, e so che questo lo innervosisce.
Quando passa la lingua su di essi, un gemito trapela dalla mia bocca.
Risale sul mio collo, fino ad intrappolare le mie labbra tra le sue.
"Sei mio, Hannibal." Dice, mordendole fino a farle sanguinare.
Entra bruscamente nella mia bocca, facendola sua.
Gioca con la mia lingua, come il gatto con il topo.
Strofina il corpo sul mio, facendomi sentire la sua pelle sudata e accaldata, il cui solo profumo, mi manda in estasi.
Sento il suo membro, gonfio dall' eccitazione, sedurre e torturare il mio.
Devo ammetterlo, diventa difficile non provare a rompere le corde.
Sbottona i miei pantaloni, strappandomeli insieme ai boxer, lasciandomi nudo ed inerme al suo volere.
"Vedo che questo gioco ti stà piacendo parecchio, dottore." Dice lui, passando la frusta sul mio membro eretto.
"Più di quanto avessi previsto, ad essere sincero." Rispondo io, cercando di mantenere ferma la voce.
Lui intanto continua a muovere la punta di cuoio sulla mia, dandogli delle leggere pacche, accarezzandolo, spingendolo contro il bacino.
I miei muscoli si irrigidiscono, nella frenetica ricerca del piacere.
"Ti piacerebbe possedermi, Hannibal? Possedermi completamente."
"Si... Più di ogni altra cosa."
Le mie mani si serrano a pugno, il battito cardiaco aumenta.
"Allora... Supplicami."
Rimango qualche secondo in silenzio, valutando le sue parole, ma i miei pensieri vengono interrotti dal rumore della cerniera che si apre, dei suoi pantaloni che cadono a terra.
"Supplicami." Esclama di nuovo, mentre risale sul letto.
Mi mordo le labbra quando si sdraia su di me, perchè la sensazione del suo corpo nudo sopra il mio, mi costringerebbe a fare ciò che chiede.
Prende possesso della mia bocca, mentre si muove lentamente avanti e indietro su di me.
Il suo corpo bagnato scivola sul mio, procurandomi scariche di piacere.
Sento il suo respiro affannato sul mio orecchio, che mi invita di concedergli ogni cosa, pur di averlo.
"Mi vuoi, dottore? Vuoi entrare dentro di me? Farmi urlare di piacere?" Sussurra.
Mordo ancora più forte le mie labbra, perchè adesso, è diventato pressochè impossibile, resistergli.
"So che lo vuoi... Devi solo... Chiedermelo. Chiedimelo per favore."
Questa pressione, stà diventando dolorosa, ma il mio orgoglio, mi proibisce di fare, quello che il mio corpo vuole.
Finchè, sento la sua mano stringere i nostri membri insieme, muovendoli ed accarezzandoli.
"Per..." Mi mordo la lingua.
Lui si ferma.
"Will... Non ti fermare..."
"Allora, supplicami."
Basta, al diavolo l' orgoglio. Al diavolo il mondo intero.
Che bruci insieme a me.
"Per... Favore."
"Per favore... Cosa?"
"Will. Inizio ad innervosirmi!"
"E' fastidioso, non è vero? Non avere il controllo delle proprie azioni... Essere costantemente spinto a fare qualcosa che non vuoi..."
"Si, lo è."
"Allora dimmi... Per favore, cosa, dottore?"
"Per... Favore. Consentimi di averti."
"Ohhh no, mio caro. Non è così che funziona il mio gioco. Voglio di più! Voglio vederti supplicare con tutto te stesso. Voglio vedere l' umiliazione sul tuo viso."
Il battito aumenta, stringo le unghie nella mano, sospiro nervosamente.
"Per favore. Will... - Mi mordo per un attimo le labbra, maldicendo me stesso. - Ti voglio, ora. Prendimi... Unisciti a me..."
La frusta scivola veloce, sulla pelle livida, ancora e ancora.
Prendo un respiro, profondo.
Cerco di calmarmi.
Se giochi, fallo sul serio.
"Hai ragione... E' il tuo gioco, sei il re sulla scacchiera Will. Ed io sarò... La tua torre, il tuo alfiere, il tuo cavallo. La tua regina. Fino a quando tutti i tuoi nemici saranno sconfitti."
"Sei solo tu, il mio nemico, Hannibal. Perciò, è te stesso, che devi distruggere."
"Ma quando l' avrò fatto, chi resterà accanto a te sulla scacchiera?"
Silenzioso e letale, il re colpisce la sua pedina.
La mia testa pulsa, dal dolore, dalla rabbia, dall' eccitazione.
"Tutto qui quello che sai fare, Hannibal? Credevo che mi volessi, più di ogni altra cosa."
"Se non fosse così, la mia cena di stasera, saresti stato tu. Mi chiedo come saresti adesso, con tutto il furore che ti scorre nelle vene. Penso... Che se ti mangiassi adesso Will, saresti davvero delizioso."
"Ti sarebbe piaciuto, assaggiarmi, non è vero?" Sussurra al mio orecchio.
"Oh Will, non immagini quanto. Ma... Per la prima volta, preferirei assaporare il tuo corpo mentre sei ancora vivo."
Lui bacia le mie labbra, dolce e violento al tempo stesso.
"Potresti farlo... Se solo, mi supplicassi."
Il rumore dei nostri respiri, scandisce i secondi, i battiti dei nostri cuori, segnano il tempo, e tutto ciò che ero, scompare con essi.
"Ti supplico, Will. Fammi tuo."
Le sue mani, scivolano sul mio collo, stringendolo.
Il suo corpo, si incastra con il mio.
"Esaudirò il tuo desiderio, Hannibal. Ma ricorda: Questo, è ancora il mio gioco."
Afferra il mio membro con la mano, muovendosi velocemente su di esso.
La sua bocca, ferma sulla mia.
Poi, lo sento...
Sento il mio corpo entrare dentro il suo.
Sento il suo calore, i brividi sulla sua pelle.
Sento i suoi gemiti strozzati, fermarsi sulla mia bocca.
Si muove piano, abituando i nostri corpi l' uno all' altro, finchè, diventano una cosa sola.
"Hanni-b-a-l..." Sussurra lui, fermandosi un momento e godendo a pieno la mia presenza.
Muovo il bacino contro di lui, sentendolo sussultare sul mio petto.
Spingo ancora, mentre lui si muove con me, assecondando le mie spinte.
"Will..." Adesso, sei finalmente mio.
Sono finalmente... Tuo.
I nostri corpi si cercano, si intrecciano, si scontrano, muovendosi all' unisono, quasi fossero uno solo.
Non credevo... Che avrei mai provato questo tipo di sensazioni.
Ci sono sempre stato solo io, per quanto all' esterno potessi mostrare passione o amore per altre persone, dentro di me, sono sempre stato solo io.
Ed ora è come... Se ci fosse anche lui, con me.
Ma io voglio di più... Di più di tutto questo.
Mi muovo con più forza ora, completamente perso nel desiderio e nella lussuria.
Tuttavia è Will, a dettare le regole.
Si ferma e ricomincia quando vuole, consapevole di quanta irratazione mi provochi.
Quando arrivo vicino al culmine del piacere, si ferma, mi colpisce con la frusta, poi quando lo decide si concede di nuovo a me, facendomi eccitare senza più controllo.
"Scometto che non è piacevole, quando le tue emozioni dipendono dagli altri, non è vero? Quando non puoi decidere niente... Perchè sei sotto il potere di un' altra persona, che decide per te."
E' questo che sono diventato? Una pedina, nelle mani della mia stessa pedina?
"No, non è piacevole. Ma credo che faresti bene a ricordare una cosa Will... Il nemico può sembrare sconfitto, il leone può sembrare addormentato, ma quando questo accade... E' meglio che tu ti assicuri di aver stretto bene il suo collare, prima che si liberi e ti divori in un sol boccone."
"Non mi fai paura... Questo è il mio gioco rammenti? Ho io il potere, adesso."
"Io, ho inventato questo gioco Will. Tu sei solo una pedina che ho innalzato a re."
Con tutta la forza che mi è rimasta, tiro le corde dietro di me, frantumando il legno del letto, che con un rumore sordo, mette fine alla mia prigionia.
"il leone si è svegliato, mio caro agnellino. Ed è molto affamato!" Dicendolo, strappo via la benda dai miei occhi, poi afferro bruscamente le sue braccia, portandogliele dietro la schiena.
Lo spingo sul letto, sotto di me, mentre lui si contorce, cercando di divincolarsi dalla presa.
"Fermati Hannibal!" Urla, facendo forza sulle braccia.
"Fermarmi? Oh mio caro... Ho appena iniziato!"
Spingo dentro di lui, facendolo urlare.
Spingo ancora, con più potenza. Mordo il suo collo, gustandomi il sapore ferroso del sangue nella mia bocca.
La mia furia non conosce pietà, è sorda alle suppliche e alle urla.
"Basta! Fermati!" Implora l' agnello.
"Supplicami." Rispondo io, con un sadico sorriso.
"Fottiti!"
"Risposta sbagliata!"
Stringo con più forza le sue braccia, torcendogliele fino a farlo urlare.
Le mie spinte sono sempre più potenti e violente, tanto che le lacrime iniziano a solcare il suo volto contratto dal dolore.
"Hannibal! Basta! Mi stai facendo male, fermati!"
Soffoco le sue proteste baciandolo, mentre sento il suo corpo tremante sotto il mio, arrivare al limite.
Spingo ancora dentro di lui, ormai totalmente aperto a me, perdendo completamente il controllo di me stesso.
Ancora, e ancora, mentre lui urla, si contorce, geme e mi bacia, finchè, improvvisamente, una violenta estasi ci pervade entrambi, travolgendoci come un onda in piena.
Rimaniamo senza fiato e senza pensieri, gli occhi chiusi, l' uno addosso all' altro, cullati dai nostri respiri irregolari, dall' eco sordo dei nostri cuori, che sembrano pervadere tutta la stanza.
Stremati, confusi, appagati, e in qualche modo...
Non saprei come spiegarlo...
Non ho mai provato questa sensazione prima d' ora.
E' come... Come quando dovresti essere triste o arrabbiato, e invece ti ritrovi a sorridere, inondato da una pace surreale che sovrasta ogni altra emozione.
E' questa, la felicità?

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