Capitolo 5 - The space between me and you

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CAPITOLO 5 - THE SPACE BETWEEN ME AND YOU


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Non mi ero mai sentito responsabile per qualcuno, non dopo quello che era accaduto a Misha.

Non la volevo, quella responsabilità.
Non volevo che la vita di una persona dipendesse da me.
Io toglievo vite.
Mi prendevo gioco di loro, le stroncavo per il mio piacere personale.
Non potevo dire di essere felice, non di quella felicità che sognano le persone normali.
Ero soddisfatto, appagato da quello che facevo.
Tutto sommato, la mia vita era esattamente come la volevo.
Ma ora...
Tenere Will stretto tra le mie braccia, così indifeso, così fragile...
Stava cambiando le mie prospettive.
Avrei potuto stroncare la sua vita in un' istante.
Il me stesso che conoscevo lo avrebbe fatto.
Eppure, per la prima volta dopo che scappai da quel bosco, sentivo il desiderio di proteggere qualcuno.
Lo guardavo dormire, sereno e rilassato, con la mano saldamente aggrappata al mio petto, e un leggero sorriso sulle labbra.
Accarezzai i suoi capelli, ascoltandolo respirare.
Aveva la pelle calda, ancora bagnata dalle tante lacrime che aveva versato.
Sembrava così... Innocente.
improvvisamente riaffiorò nella mia mente un ricordo, uno che nemmeno sapevo di avere.
Dovevo avere circa 7 anni, stavo dormendo nel mio letto quando all' improvviso arrivò Misha, tremava e aveva il viso rigato dalle lacrime.
Mi accorsi solo allora che fuori c' era il temporale, sapevo che lei ne aveva paura.
Se mi sforzo, riesco ancora a sentire la sua vocina chiamarmi...
Hanni... Così mi chiamava.
Mi corse incontro piangendo, ed io sollevai le coperte per farla entrare.
Si aggrappò disperatamente a me, nascondendo il viso sotto il mio.
Shhh Misha... E' tutto ok. Ci sono io, ti prometto che nessuno ti farà del male.
Così le dissi quel giorno.
Accarezzavo i suoi capelli biondi, baciando le sue guance rosse e bagnate.
Dopo un po' si addormentò, ed io rimasi sveglio a vegliare su di lei, mentre le gocce di pioggia sbattevano contro il vetro della stanza.
Sentii una lacrima scivolare sulla mia guancia, mentre ad occhi chiusi tentavo disperatamente di aggrapparmi a quel ricordo.
E' solo questo che mi rimane di lei ormai... Ricordi.
Si fidava di me, ma io non ho saputo proteggerla... Non ho mantenuto la mia promessa.
Ed ora, dopo tutti questi anni, ho di nuovo qualcuno da proteggere.
Qualcuno che conta su di me...
"Non lo permetterò." Mi ritrovai a sussurrare.
"Te lo prometto Will, nessuno ti farà del male."
Dovranno passare sul mio corpo e strapparti dalle mie braccia per farlo.
Mi strinsi di più a lui, appoggiando la testa accanto alla sua.
Rimasi tutta la notte a vegliare su di lui, fin quando il fuoco si spense ed un sole dorato illuminò il suo viso.
Aspettai pazientemente che si svegliasse, volevo vedere i suoi occhi azzurri aprirsi sul nuovo giorno, volevo essere la prima cosa che avrebbe visto quel mattino.
Mi chiesi se avrebbe avuto un espressione serena nel vedermi, o se avrebbe avuto paura.
Finchè, lentamente, quelle due finestre di cielo si aprirono.
Mi misero a fuoco, mi studiarono per qualche momento.
Temevo che mi avrebbe chiamato mostro, che mi avrebbe colpito, che mi avrebbe urlato di andare via.
Ma lui non disse nulla.
Sospirò, passando le dita sulle cicatrici del mio viso.
Poi, fece la cosa più semplice e più dolce che potesse fare.
Si avvicinò a me, con calma, poi mi baciò.
"Ciao..." Sussurrò sulle mie labbra.
"Ciao, Will." Risposi sorridendo.
"Ti... Ti fanno male?" Chiese accarezzandomi il viso.
"Sto bene, non preoccuparti..." Risposi dandogli un' altro bacio.
"Ne sono felice..."
"Davvero?"
"Si." Disse ridendo.
Aveva un bel suono la sua risata, avrei quasi potuto abituarmici.
"E tu? Stai bene?"
Lui annuì. "Era da molto che non dormivo così bene."
"Mi fa piacere..." Risposi sinceramente.
"Se fossimo a casa mia ti preparerei la colazione, ma non credo che tu abbia gli ingredienti che mi servono qui..."
"Spiacente dottore, non abbiamo il tipo di carne che ti piace qui."
Lo disse quasi ridendo, facendo sorridere anche me.
"Molto spiritoso Will... E comunque, io non ne sarei così sicuro!"
Lui mi guardò con espressione confusa, finchè mi avvicinai a lui mordendogli delicatamente il collo.
Lui rise, ed io continuai a mordicchiarlo giocosamente fino alla spalla, godendomi le sue risate.
Continuammo così per un po', giocando e ridendo come ragazzini... Era strano, come lui riuscisse a tirare fuori questo mio lato nascosto con tanta semplicità.
Più tardi arrivò Winston a salutare il suo padrone, frapponendosi tra di noi.
Mi scoprii ad esserne un po' geloso, il che era francamente imbarazzante.
Will lo accarezzò per bene, poi si alzò per dare a tutti loro da mangiare, mentre io rimasi ad osservare compiaciuto il suo corpo nudo ondeggiare di fronte a me...
Quando scomparse dietro la porta della cucina mi diressi in bagno, per controllare le mie ferite.
Guardandomi allo specchio sussultai, era molto peggio di quanto pensassi.
Mi lavai via il sangue, sistemando alla meglio quella tavolozza di tagli e colori.
Quando finii mi sistemai i pantaloni e la camicia e lo raggiunsi in cucina, potevo sentirlo parlare con i cani già dal corridoio, il che per me non aveva senso, ma non mi andava di iniziare una discussione di prima mattina.
Entrando lo trovai in boxer e maglietta, intento a fare il caffè e a dare cibo e attenzioni a tutti i suoi randagi.
Cercava nel frattempo di nascondere alla meglio panni sporchi e tazze da lavare, era quasi buffo, così indaffarato.
Rimasi qualche momento ad osservare tutta quella confusione, era divertente a pensarci bene.
Paragonato al silenzio della mia casa era come essere in un circo.
"Mi dispiace per il disordine, dovrei mettere a posto più spesso ineffetti!" Balbettò lui imbarazzato, togliendo la caffettiera dal fuoco.
"Questa è la tua casa Will, non devi sentirti a disagio per me..."
"Si... Ma da te sembra di stare in museo mentre qui... E' più un campeggio!"
Scoppiai a ridere, coinvolgendo anche lui.
Mi passò una tazza di caffè, con un sorriso così bello ed impacciato che non seppi resistere alla tentazione di dargli un bacio.
Colto alla sprovvista perse l' equilibrio, rovesciandosi un po' di caffe sulla maglia.
"Oh accidenti!" Esclamò, sfilandosela velocemente.
"Mi dispiace, è colpa mia!" Dissi io, afferrando lo straccio più vicino per asciugargli il torace.
Gli tamponai il petto, sfregandolo con il panno.
Continuai più del dovuto, finchè tra di noi si creò una strana atmosfera.
Finì per far cadere lo straccio, continuando lo stesso movimento con la mano.
La sua pelle rabbridiva al mio tocco, il che mi invogliò a continuare anche con l' altra mano.
Lui ansivama appena, mordendosi il labbro inferiore.
Accarezzai il suo petto, scendendo lentamente fino ai fianchi e risalendo lungo la schiena, spingendolo poi verso di me.
Lui rimase a distanza di un respiro dal mio viso, ed io non mi mossi, dandogli il tempo di abituarsi alla situazione.
Studiò i miei occhi, come se cercasse in essi una risposta.
Mi chiedevo quale fosse la domanda...
Qualunque fosse, doveva aver avuto la risposta che desiderava, visto che colmò la distanza che ci separava, unendosi alle mie labbra.
Mi circondò delicatamente il viso con le mani, come se temesse di farmi male.
La sua bocca sapeva di caffè, era calda ed invitante, ed il fatto che avessi le labbra rotte e doloranti, aumentò il mio piacere.
Avrei potuto non staccarmi più da quel abbraccio, che divenne via via sempre più passionale.
I suoi movimenti erano ancora un po' incerti, segno che non era del tutto sicuro di quello che stava facendo, ma la cosa più importante è ci stesse provando.
Non so come sarebbe finito quel momento, se il suo cellulare non avesse suonato.
Maledì me stesso per non averlo preventivamente nascosto, ma ormai era troppo tardi.
Lo capii dal suo viso mentre parlava al telefono, che non erano buone notizie.
"Era Jack. " Mi disse dopo aver riattaccato.
"Ci sono novità?" Chiesi, ancora nervoso per l' interruzione.
"C' è un nuovo cadavere..."
La frase rimase nell' aria qualche istante, prima che uno dei due si decidesse a parlare.
"Qualcosa di interessante?" Conoscevo già la risposta, purtroppo.
"Dimmelo tu..." Rispose lui, con la voce improvvisamente seria.
"Non so a cosa ti riferisci Will..." Mentivo, lo sapevamo entrambi.
"Si, lo sai..."
Si creò una strana distanza tra di noi, qualcosa che cresceva ad ogni parola che dicevamo.
"Tu lo sai chi sono Will. Sai, cosa sono."
"Si lo so... Solo che a volte lo dimentico..." C' era dolore nella sua voce, rabbia.
"Will..." Iniziai a dire, facendo un passo verso di lui.
Indietreggiò.
Quel passo indietro, mi fece più male di quanto volessi mostrare.
Mi guardò con gli occhi spezzati, colmi di sofferenza.
"Credevo che fossi rimasto con me questa notte..."
"Ero con te!" Esclamai, a voce troppo alta.
Potevo leggerlo nella sua espressione, che non mi credeva.
"Sono rimasto al tuo fianco Will, tutta la notte." Ribattei con più calma, facendo un' altro passo verso di lui.
"E la notte prima?" Rispose, facendo ancora un passo indietro.
Rimasi in silenzio, incerto su cosa dire.
Non volevo che si allontanasse ancora, ma io sono quello che sono, e non posso cambiare.
Non voglio, cambiare.
"Ha davvero così importanza?" Chiesi a bassa voce, stanco di lottare.
Lui mi guardò per un lungo istante, prima di fare l' ennesimo passo indietro.
"Si..."
Avrei potuto fare un' altro passo verso di lui, ma non lo feci.
"Tu dovresti capire..." Dissi, osservando a malincuore la distanza che ci separava.
Lui scosse la testa, sospirando.
"... Non ci riesco..." Disse, prima di sparire dietro la porta di legno.

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