anche i papà hanno paura!!!

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  La battaglia era finita, tutti intorno a lui stavano festeggiando, mentre lui aveva perso un amico e quasi l'amore della sua vita. Quell'amore che lo evitava, nonostante si fosse presentato prima che lui partisse. Lo stesso amore che aveva sentito debole, mentre arrendendosi al padre lo baciava.

Era seduto sul tetto, con i piedi a penzoloni che guardava in basso. Sapeva che se fossero arrivati i suoi genitori si sarebbero arrabbiati, ma non gli importava. Era triste, si sentiva vuoto. Aveva scorto Magnus diverse volte, ma lui sembrava non volesse nemmeno incontrare il suo sguardo. Una strana sensazione lo avvolse quando si rese conto di essere solo. Nessuno poteva vederlo da quella posizione mentre lui osservava tutto. Infatti notò Magnus andarsene senza voltarsi indietro, varcare il cancello con passo veloce e tirare un sospiro di sollievo; per poi scomparire in un portale.

Era uscito per sempre dalla sua vita, lo aveva sentito attraverso un brivido lungo la schiena. La runa che lo legava a Magnus era completamente sparita. Di lui restava solo un pensieri fisso e la consapevolezza aver rovinato tutto. E non era nemmeno riuscito a vendircarsi , perchè quella stronza di una vampira si era fatta uccidere prima che ci arrivasse lui.

Si alzò dal tetto e scese con la grazia di un felino, lieve sulla terra e corse via. Non aveva voglia di incontrare nessuno di vedere nessuno, voleva solo sparire, addormentarsi e non svegliarsi più. Aveva provato la vita senza Magnus e non gli piaceva, poi la battaglia lo aveva distratto, la lunga discesa agli inferi gli aveva preso la testa. Ma ora senza sentiva la tensione sulle spalle.

Stava camminando nel bosco, al buio, quel luogo in cui si rintanava quando doveva trovare una soluzione. Quella natura che aveva accolto i suoi problemi e i suoi pianti, in silenzio maestosa, senza mai giudicarlo.

Si ritrovò seduto su una roccia con le lacrime che si perdevano sulle sue gote, incapace di trattenerle. La frustrazione di sentirsi debole, sconfitto, solo, e quello che era peggio di sentirsi così distante da Magnus.

All'improvviso una folata di vento alzò le foglie secce, e lo colpì in piena faccia. Il lento ululare del vento sembrava parlare. Una piccola lucciola gialla, segnava il suo cammino in tutta la sua bellezza. Che strano, pensò, una lucciola in pieno inverno. Ma aveva un qualcosa di ipnotico, e scendendo si ritrovò ad avvicinarsi. Non era una lucciola era un puntino giallo, che lievitava davanti ai suoi occhi. Fece per toccarlo ma questi scomparì. E una nuova folata di vento lo avvolse, protese l'orecchio per ascoltare la voce e sentì una voce di bambino che lo chiamava. Era una voce che non conosceva ma era stranamente famigliare.

Continuava ad alternarsi la voce con la piccola luce gialla. Finchè non scorse in mezzo ad una radura un fagottino. Appariva immobile circondato da tante lucciole gialle. Iniziò a togliere gli strato di coperte, erano tantissime. Strato su strato, coperta su coperta, non giungeva mai alla fine.

E nuovamente sentì il brivido del vento, forte che gli scompigliava i capelli, e quella voce che lo chiamava, ormai sempre più nitida. Ancora quella piccola pallina gialla, luminosa e magica. Si fermò, si fece coraggio e chiese al vento chi fosse. Non ottenne risposta. Intorno a lui solo il silenzio e il suo respiro ormai corto.

"Dove siamo?" chiese una voce alle sue spalle facendolo sobbalzare. Era un cacciatore addestrato e allenato, con i sensi sempre in allerta, eppure non aveva sentito nessuno giungere così vicino alle sue spalle. Si voltò e vide un bambino tutto blu che lo guardava n attesa di risposta. "Dove siamo Papà?" chiese di nuovo. Alec si ritrovò incapace di formulare una risposta, anche perché non sapeva nemmeno lui cosa rispondere. "Papà devi svegliarti. Ti sta chiamando. Papà, svegliati, si sta spaventando!" . E così come era venuto, il bambino scomparve.

Alec si svegliò ansante e sudato, sedendosi sul letto. Si ritrovò ad osservare gli occhi preoccupati di Magnus che lo osservavano. Lo strinse a se, così forte da far gemere lo stregone. Per poi fondere con le proprie labbra la bocca del compagno, che accolse quell'assalto con gioia, ormai rilassatosi. " Mi sono preoccupato " disse Magnus ad Alec quando si separarano dal bacio. " Sembrava non ti volessi più svegliare. Io ti chiamavo ma tu non mi sentivi" ripetè rabbrividendo. " Alec, per Lilith non farlo mai più".

" Scusa io, ero da solo in un bosco, ci ero andato dopo che ero sceso dal tetto , perchè te mi avevi lasciato e io ero distrutto. C'era un vento che mi chiamava, non capivo cosa dicesse. Poi improvvisamente è arrivato Max e mi ha detto di svegliarmi, che eri preoccupato. Non so cosa sia successo mi sembrava tutto reale". Raccontò allora al compagno, ancora sconvolto.

" Era solo un incubo Alexander" disse Magnus abbracciandolo. " Era solo un incubo. Io ci sarò sempre e non ti lascerò mai. Ti amo."

" Anche io ti amo " disse Alec, poi ritornarono a dormire.

Max in camera, era sfinito per l'uso della magia ma felice di aver, per una volta, salvato lui il padre da un incubo. L'aveva promesso a Magnus, era piccolo ma se lo ricordava. E avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per non vedere mai soffrire i suoi papà.  

MALEC ~ VITA DA PICCOLI STREGONI E CACCIATORI IN ERBA (Shadowhunters)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora