Capitolo 1

98 1 0
                                    

Apro la porta.
-Salve, c'è per caso la signora Butler?- chiede cortesemente un signore sulla cinquantina, con capelli brizzolati e occhi castani.
-Uhm, no, è uscita. Io sono la figlia.- dico con voce nasale, causata dal pianto di prima.
-Volevamo farle qualche domanda, siamo agenti della polizia.- dicono altri due signori dietro a quello piú alto.

Annuisco e faccio cenno di entrare, cazzo, cos'ho fatto di recente?

Ci sediamo in sala.
-Dunque, signorina Butler, quando è stata l'ultima volta che ha visto sua madre?- chiede il signore brizzolato, mentre gli altri due scrivono.
-Ehm, direi... Da ieri sera.-
-Ha avuto sue notizie?-
-No, esce sempre la mattina con me, per andare a lavoro... Ma cosa c'entra?-
-Posso capire che sia disorientata, signorina, alla fine del colloquio le conferiremo le sue notizie.-
Sue notizie...? Cosa vorrá dire?
Annuisco, inarcando le sopracciglia.
-Era in relazione con personaggi strani?-
-No. Ora voglio sapere cosa le avete fatto.-
-Noi niente signorina. A quanto pare sua madre, ehm... È scomparsa.-
-Sco... Scomparsa?! Come... Quando?! Siete stati voi, figli di puttana! Voglio sentire mia madre e vedere come sta! Portatemi da lei, adesso.- Agisco d'impulso, alzandomi in piedi, urlando a squarciagola, con le lacrime agli occhi.
-Signorina, si risieda, vediamo di risolvere tutto insieme.-

Respiro profondamente.

-Ci racconti la sua giornata, ha notato niente di strano?-
-Beh, mi sono alzata alle 7.00 come tutti i giorni per andare a scuola, e lei mi sembrava tranquilla.
Sono tornata da scuola poco fa, e ho trovato l'album di famiglia sulla scrivania, che prima...- mi fermo.

Che prima non c'era.
Mamma non torna mai a casa quando è a lavoro, prima di sera, quindi, a meno che casa mia non sia posseduta dagli spiriti, qualcuno deve aver messo l'album di famiglia sulla mia scrivania.
Ma chi?
Come se qualcuno sapesse che sarebbe dovuta morire.

-Signorina? Cosa cercava di dire?-
-Uh? Oh, io... Niente...
Ho trovato l'album di famiglia sulla scrivania...-
-possiamo vederlo?-
-certo.- Mi alzo e cammino verso camera mia. Prendo il libro e torno in sala.
-Ha notato qualcosa di strano anche qui?-
-Sì. Una foto che non avevo mai visto prima qui dentro.-
Agli agenti si illuminano gli occhi, prendo fuori la triste fotografia, la esaminano con attenzione e... Un indirizzo americano.
-Sa cosa significa questo indirizzo?-
-Mia madre aveva frequentato le scuole in America...-
Gli agenti si guardano, e si alzano in piedi.
-Grazie signorina.-
-Cosa? E io? Non ho piú una famiglia! Che faró?-
-Sua madre aveva lasciato qualcosa, nel caso morisse?-
-Non saprei, controllo.-
Vado in camera sua, metto il codice della cassaforte e trovo una busta.
'Per Kylie.'
Cosa? Per me?
La apro. Trovo molti dollari, e lo stesso indirizzo del retro della foto.
La porto agli agenti. Dopo attente analisi, troviamo un modulo d'iscrizione per un college, lo stesso che aveva frequentato da giovane.
-Signorina, evidentemente dovrá trasferirsi in quel college.-
-Ma agente, è in America.-
- È meglio per tutti, noi ci terremo in contatto per indagare, lei continuerá gli studi e vivrá lì.-
-Ma...-
-Le procureremo un biglietto aereo il prima possibile.-
-Ma ho solo 17 anni...-
-Se la caverá perfettamente. Le faremo arrivare tutto domani. Arrivederci.-
Gli agenti escono dalla porta.

Mi appoggio al muro, piango rumorosamente, il mascara nero mi segna tutte le guancie.
La mia vitá dovrá cambiare parecchio.

Vado in bagno.
-Non vedo l'ora di andarmene da questa casa di merda!- urlo, tirando tutti i trucchi, che erano sulla mensola, sul pavimento per la rabbia.
Stupido Karma.

Non ceno, non mi va.
Sento il campanello suonare.
Apro la porta, e trovo la cassetta delle lettere aperta. La prendo e la porto in casa.
Apro la busta.
Trovo i biglietti aerei e una lettera da parte dell'agente. Devo partire fra tre giorni.
Riusciró a scoprire cos'è successo a mia madre, lo so.

Apro l'armadio di camera mia e controllo l'orologio dal mio telefono, le 10,15.
Prendo, dal ripostiglio di mia madre, la sua valigia preferita, dove sbatto velocemente qualche vestito trai miei preferiti, e qualche suo vestito.

Mi sento sola.

Accendo la televisione, metto il canale di MTV, questo mi terrá compagnia.
Inizio a cantare, o meglio stonare, una canzone di Ariana Grande.

Passa un'oretta abbondante, in cui, miracolosamente sono riuscita a far entrare tre quarti del mio armadio in 3 valige, e ho riempito 2 beauty con lo stretto indispensabile fra trucchi, accessori per capelli e profumi.

Sono piuttosto vanitosa, lo so.

Mi incammino, sfinita, verso il bagno e mi strucco, passando gentilmente sul viso una salvietta profumata. Mi infilo il pigiama e dormo.

Quella notte sogno college americani, agenti di polizia e album fotografici.

Yes, Daddy?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora