capitolo 2

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La sveglia suona per un tempo infinito, cerco di spegnerla allungando il braccio verso il comodino, peró mancando la fonte del suono.

Questo mi costringe a svegliarmi.

Con il pollice e l'indice massaggio gli occhi ancora chiusi. La luce dell'alba penetra dalla finestra, incorniciata dalle tende rosa di camera mia.

Finalmente riesco a spegnere la sveglia.

-che ore sono?- chiedo a me stessa.
Osservo l'orologio, rosa anche questo, appeso davanti al mio letto.
5,30. Alle 6,30 ho il viaggio di sola andata per la mia nuova vita.
Sono abbastanza positiva. Mi troveró delle amiche, e magari un fidanzato, chi lo sa?
Cerco nel mio armadio le uniche cose rimaste.
Mi infilo una felpa oversize bianca con qualche scritta rosa, skinny jeans strappati sulle ginocchia dello stesso colore e le mie amate superstar, bianche e, anche queste, del mio colore preferito.

Mi sento molto barbie stamattina.

Vado in bagno, mi pettino i capelli castani, che piastro rigorosamente, e metto, come sempre, tanto mascara per valorizzare gli occhi dello stesso colore.

Faccio un ultimo controllo delle valige e salgo sul taxi che avevo chiamato poco fa.
-Salve signorina, dove la porto?-
-All'aeroporto, grazie.-

Mi infilo le cuffie e avvio la riproduzione casuale su Spotify.
Nicki Minaj, perfetto.

Arrivo all'aeroporto, faccio colazione velocemente bevendo il mio Starbucks e finisco i controlli prima di salire sull'aereo.

Percorro lentamente i gradini, maledettamente troppo alti, per salire a 'bordo'.
Mezz'ora dopo l'aeroplano parte.
Ascolto molta musica e mi addormento.

Una mano gentile mi scuote leggermente
-Ancora cinque minuti...-
-Signorina siamo arrivati.-
Apro gli occhi come una fessura, noto una donna, per poi spalancarli.
Sono l'unica nell'aereo.
Prendo tutte le mie cose
-Mi scusi davvero... Sa dirmi che ore sono?-
-Sono quasi le 17,00-
Cazzo.
-Uh, grazie mille signora.-

Recupero i miei bagagli ed esco dall'aeroporto.
Il caos della cittá di New York mi spaventa, un po'.
Noto un taxi davanti a me, e cerco di sbracciarmi per farmi vedere.
Il tassista abbassa il finestrino
-Non devi gesticolare in quel modo!- ride.
Lo faccio anche io, piú imbarazzata che altro.
-So, where do you have to go?- dice, con inconfondibile accento americano.
-All' Hunter College.-
Il tassista annuisce, e in pochi minuti siamo davanti a quella che diventerá la mia nuova casa, scuola... e tutto il resto.

Arriviamo davanti al college. Esco dal Taxi.

È un edificio imponete, con mattoni rossi a vista, un giardino enorme dove si trova il busto di quello che, presumo, sia il fondatore del college.

Mi giro per ringraziare il tassista, ma appena lo cerco, mi accorgo che mi ha abbandonata.
Entro, sperando che non ci sia nessuno.
Non sono una ragazza timida, anzi, solo che non voglio fare una figura di merda il primo giorno di scuola.

Il piano terra è ancora piú grande dentro di quello che sembra da fuori.

Non c'è nessuno, le mie preghiere sono state esaudite.
Anche se vorrei che qualcuno ci fosse. Un professore, che mi accolga, invece di stare qui ferma a fare la bella statuina, magari.

Sento una presenza dietro di me, non mi devo girare, ho troppa paura.

-Scusa, cioè, tu sei Kylie Burton?- dice una voce femminile alle mie spalle.
-Sì...- mi giro.

È la ragazza piú bella che abbia mai visto. Capelli ramati, occhi verdi e lentiggini, molto alta e con un fisico perfetto. Il modo in cui è vestita, peró, è adatto a tutto fuorchè alla scuola. Mastica un chewing gum.
-Muoviamoci, cioè, devo mostrarti dove alloggerai.- dice svogliatamente.
Annuisco.
Cammina sculettando, mettendo un piede davanti all'altro, come per sfilare.
Probabilmente è una modella, allora.

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