Apro piano gli occhi e, per la prima volta dopo molto tempo, non li ritrovo pieni di lacrime. Niente tachicardia, niente capelli appiccicati alla fronte per colpa del sudore e nessun incubo da ricordare. E' la prima volta dopo più di un mese che mi risveglio calmo e rilassato e soprattutto al mattino e non nel bel mezzo della notte.
Un sottile spiraglio di luce naturale entra deciso tra i due teli della tenda. Mi concentro su di esso e lo seguo con lo sguardo. Attraversa per intero la stanza come se volesse tranciarla a metà. Il raggio di luce si estende dalla base della finestra e lo vedo scomparire sotto il letto e ricomparire sul lenzuolo bianco, fino ad accarezzare il mio braccio.
No, aspetta... quello non è il mio braccio... E' il braccio di Jimin! Braccio che, ci tengo a precisare, mi avvolge ancora ma che avevo dimenticato tenesse ancorato alla mia vita.
Il senso di pace che avevo provato fino a quel momento si dissolve all'istante quando il ricordo di tutto quello che è successo la sera precedente bussa nella mia testa e si fionda al suo interno senza nemmeno chiedere il permesso.
Cerco di allontanarmi Jimin ma lui, per mia fortuna ancora profondamente addormentato, mugola in segno di protesta e involontariamente stringe di più il suo braccio attorno a me. Dio, fammi uscire vivo da questa situazione! mi ritrovo a pensare. Alla fine riesco a sgusciare via dalla sua presa senza svegliarlo.
Lo scopo di questa mattina? Evitare Jimin a qualsiasi costo! Per questo mi ritrovo a fare tutto ciò che devo fare il più velocemente e silenziosamente possibile. Afferro della biancheria pulita, l'uniforme scolastica da dentro l'armadio e mi fiondo in bagno. Faccio per entrare in quello della mia stanza ma cambio idea dirigendomi nell'altro, ben pensando che lo scrosciare dell'acqua possa svegliare Jimin. Appena chiudo la porta alle mie spalle, mi svesto e mi ritrovo a fissare la mia figura nello specchio. Guardo le bende che mi fasciano, quelle che Jimin si è prodigato per ben due volte nella stessa giornata, di avvolgermi con cura. Dopodiché mi libero di esse abbandonandole sul pavimento e fiondandomi sotto il getto d'acqua. Per fare la doccia impiego un tempo record e mi vesto ancora più velocemente, la cravatta decido di lasciarla per dopo.
Prendo lo spazzolino e mi ritorna in mente la conversazione avuta con Jimin giusto qualche ora fa, riguardante proprio l'oggetto che ho tra le mani. Passo alcuni secondi a fissarlo non sapendo cosa fare. Alla fine però mi decido ad utilizzarlo. Appena ho finito in bagno, con passo felpato, mi dirigo in soggiorno prendendo la cartella poggiata sopra una delle poltrone mettendomela in spalla, la cravatta invece la ripiego disordinatamente su se stessa prima di cacciarmela malamente in una delle tasche della giacca. Corro letteralmente verso l'ingresso e infilo prima la scarpa sinistra, poi la destra.
Mi muovo furtivamente e mi sento un ladro nella mia stessa casa. Probabilmente agli occhi di qualcuno potrei sembrare uno stupido, soprattutto un codardo ma non mi va proprio di affrontare Jimin, almeno non questa mattina. Non saprei come comportarmi dopo ciò che ha fatto la scorsa notte. Forse dovrei solo far finta di nulla e basta, dopotutto lui credeva che io stessi dormendo e il problema non si dovrebbe porre nemmeno, perciò...
"Dove vai?"
Mi si gela il sangue nelle vene appena sento la voce di Jimin alle mie spalle. Serro i denti e strizzo gli occhi, maledicendomi, prima di assumere nuovamente un'espressione vagamente rilassata. Rimango comunque voltato a dargli le spalle.
"Secondo te?" rispondo freddamente.
"Non mangi nulla?" mi chiede ancora.
Parla con quella voce rauca e maledettamente sexy che ha quando è appena sveglio e io vorrei voltarmi verso di lui, camminare nella sua direzione e una volta arrivatogli di fronte tappargli quella maledetta bocca. O baciarlo. O dargli una testata. Tutto questo non sta affatto aiutando il mio volerlo ignorare.
"Ho già fatto colazione."
"Non ti credo" afferma e io sospiro scocciato.
"Non ho fame, okay?!" ribatto alzando un po' la voce e voltandomi verso di lui.
Porto finalmente i miei occhi su Jimin e quando lo faccio mi si presenta davanti una scena davvero tenera, o forse la troverei tale se non fossi così maledettamente agitato: é in piedi a qualche passo da me con lo sguardo assonnato e un broncio adorabile stampato sul volto, si gratta distrattamente la testa scompigliandosi tutti i capelli.
"Jungkook, so che probabilmente questo non è un buon momento, sembri un po' nervoso e-"
"Non sono nervoso" replico interrompendolo e lo guardo male senza nemmeno rendermene conto. "Non lo sono per niente."
Smette di grattarsi la testa e deglutisce. "Devo dirti una cosa."
"Cos'è? Stai per raccontarmi un segreto come fanno le ragazzine delle medie?"
"Jungkook, è una cosa importante." Diventa improvvisamente serio.
"D'accordo, parla" taglio corto.
"Tu pensi che io abbia una lista infinita di ragazze con le quali sono andato a letto, giusto?"
"Non mi hai mai detto il contrario."
"Beh, non è così."
Aggrotto la fronte non riuscendo a seguire il suo discorso e non capendo minimamente dove voglia andare a parare. "E questo cosa diavolo significa adesso?" sbotto guardandolo negli occhi dopo aver lasciato andare l'ennesimo sospiro fin troppo rumoroso.
"Okay, non mentirò, con qualcuna ci sono stato ma posso contarle sulle dita di una mano. Poi però è successo che ho cominciato a provare qualcosa per qualcuno."
Sembra sul serio una ragazzina di dodici anni che non vede l'ora di rivelare alla sua migliore amica il nome e di conseguenza l'identità della sua nuova cotta.
"E chi sarebbe?" chiedo, più per farlo contento che per sapere la risposta. Non siamo in uno di quegli stupidi e mielosi drama, quindi non perdo nessun battito e non avverto nessuna palpitazione particolarmente intensa all'altezza del mio petto perché no, non dirà il mio nome.
"Prometti di non giudicarmi."
E questo ora cosa significa? Non l'avevo giudicato quando mi aveva detto di essersi portato a letto quasi mezza Seoul. Perché mai ora dovrei giudicarlo perché si è preso una sbandata per qualcuno?
"Sai che non lo farei mai" gli dico e lo penso sul serio.
"E' un ragazzo."
Sbarro gli occhi non riuscendo più a trattenere le mie emozioni e per poco non mi va di traverso la mia stessa saliva. "Kim Taehyung?" azzardo pronunciando automaticamente quel nome.
Jimin però non risponde alla mia domanda. Smette all'improvviso di fissarmi e il suo sguardo vaga per l'ambiente che ci circonda, soffermandosi ovunque tranne che su di me. E' ovvio che la sua reazione corrisponda ad un sì.
"D'accordo" dico distogliendo lo sguardo da lui e cercando in tutti i modi di tenere a bada il groppo che mi si sta formando in gola. Perché? Perché proprio quell'idiota?! "Va bene" ribadisco e non so se lo sto dicendo per rassicurare Jimin o per cercare di immagazzinare quella scoperta sconcertante.
La persona che amo, ama a sua volta quella che di più odio. Perfetto!
"Jungkook, non è come-"
"Sul serio, è tutto okay" lo interrompo. "Vado o farò tardi a scuola." Eppure, adesso che lo guardo meglio, sembra ancora più preoccupato di prima. Probabilmente è pentito di avermelo detto. Mi volto nuovamente verso l'ingresso e ho già la mano sulla maniglia della porta, pronto ad uscire di casa, quando Jimin mi richiama.
"Kookie-"
"Senti, scopati chi ti pare!" esplodo, al limite della sopportazione, senza più riuscire a trattenermi e urlo quelle parole con una tale rabbia da non riconoscere nemmeno la mia voce.
Quella che ho appena detto potrebbe essere una frase qualunque, eppure sembra così cattiva pronunciata dal mio tono di voce arrabbiato. In realtà non lo è solo 'sembrata', lo è stata e basta. Non volevo dirlo, non volevo nemmeno pensarlo ma i miei stupidissimi sentimenti arrivano sempre un attimo prima della mia razionalità. Sono arrabbiato, sono maledettamente arrabbiato ma non con Jimin. Lui è gentile e premuroso come sempre ed essendo io il suo migliore amico si sta solo confidando con me. Sono io ad essere uno schizzato, oggi più del solito. Ce l'ho con me stesso per non essere riuscito ad uscire di casa prima che Jimin si svegliasse.
E' proprio a quel punto che il ragazzo alle mie spalle smette di replicare. Rimane a fissarmi con lo sguardo triste e le labbra schiuse. Fa per aprire la bocca ma la richiude l'attimo dopo, probabilmente non sapendo cosa dire. Fa spallucce come a scusarsi, quando dovrei essere io quello a chiedere perdono per i miei eccessivi quanto ingiustificati scatti d'ira.
Esco di casa non aspettando oltre.
◊ ◊ ◊
Infilo le mani nelle tasche e, con un'andatura lenta tenendo lo sguardo basso sul lastricato, prendo a vagare per i corridoi dell'edificio scolastico senza avere una meta. Di rimanere in classe a far finta di ascoltare quel che il professore ha da dire non mi va proprio. Preferisco piuttosto essere rimproverato per il mio girovagare, che star seduto al mio banco e annoiarmi a morte.
A quanto pare più di qualche studente la pensa come me. Anche loro passano il loro tempo fuori dalle loro aule, passeggiando avanti e indietro e non facendo nulla di particolare. Io ovviamente non sono da meno: cammino per i lunghi corridoi con aria completamente assente. Probabilmente sembro uno zombi a tutti quelli ai quali passo accanto, ma sinceramente non m'importa un accidenti di quel che pensano.
I gesti che ha compiuto Jimin la scorsa notte continuano a ripetersi all'infinito della mia testa, e io non riesco a capacitarmi di come possa essere successo. Devo solo dimenticarmi di quell'episodio e basta, così come devo togliermi Jimin dalla testa una volta per tutte.
Le mie paranoie continuano imperterrite ad affollarmi i pensieri e accade nel momento in cui alzo lo sguardo da terra che mi ritrovo a fissare la brutta faccia del numero uno degli stronzi: Kim Taehyung. La sua presenza, così come la sua esistenza, mi è disgustosa.
Faccio per sorpassarlo ma mi si para davanti bloccando il passaggio.
"Jungkookie! Che fai, non saluti?"
Taehyung mi afferra il viso con una mano scuotendomi un po' e sorridendo in modo quasi inquietante. Mi lascia e un attimo dopo mi molla un ceffone. Non mi fa male -con tutti i pensieri che ho per la testa, per farmi provare del vero dolore fisico dovrebbe passarmi sopra con un trattore e non basterebbe nemmeno quello- e potrei benissimo lasciar perdere, andare via e far finta di nulla, far finta che non esista ma prima di potermene rendere davvero conto mi sono già avventato su Taehyung. Lo faccio finire per terra mettendomi a cavalcioni su di lui. Lo afferro per il colletto della camicia e riesco a fargli sbattere la testa contro il lastricato prima che qualcuno mi afferri per le spalle, rimettendomi in piedi e allontanandomi da Taehyung. Urlo e mi dimeno.
I ragazzi, radunatisi velocemente attorno a noi, come api attratte dal miele, mi guardano. Probabilmente pensano che io sia pazzo e forse hanno ragione.
"Lasciatemi!" urlo ai due sconosciuti che mi stanno trattenendo per poi concentrarmi nuovamente sul ragazzo davanti a me. "Kim Taehyung! Vieni qui se hai il coraggio!"
Quel brutto stronzo non se lo fa ripetere due volte: riesce a sfuggire dalla presa del ragazzo che precedentemente l'aveva bloccato e si precipita nella mia direzione, sferrandomi un pugno in faccia. Gemo e riporto il mio sguardo su di lui mentre il ragazzo, l'idiota che si era fatto scappare Taehyung, lo riafferra per le spalle tenendolo fermo.
"Ricorda che sono un tuo hyung! Porta rispetto!" mi urla e lo fa con convinzione.
Tutto quel che però io mi limito a fare e è sputargli sulle scarpe per poi alzare lo sguardo su di lui. Provo un certo piacere nello sputare addosso alla gente che non sopporto, infatti non è certo la prima volta che mi ritrovo a farlo.
"Vaffanculo!" urlo di rimando, non prima di aver finto una risata esilarante per quella che sarebbe potuta essere la battuta più divertente di tutti i tempi.
Hyung?! Al diavolo gli onorifici... Non riuscirò mai a chiamarlo hyung, non riuscirò mai a considerarlo tale.
"Sei così fottutamente teatrale, Jeon Jungkook" sputa Taehyung schernendomi.
Si libera delle mani che lo tengono fermo e mi scocca un'occhiataccia prima di allontanarsi fino a sparire dalla mia visuale, girando l'angolo alla fine del corridoio. Come un ebete rimango a fissare il punto in cui Kim Taehyung è svanito e solo dopo qualche secondo di totale assenza cerebrale mi rendo conto che i due ragazzi, coloro che mi avevano tenuto fermo per tutto il tempo, sono ancora dietro di me a trattenermi per le spalle.
"Adesso vi dispiace lasciarmi o vogliamo rimanere così per tutto il giorno?" chiedo loro sarcasticamente.
Entrambi allontanano immediatamente le mani, alzandole come in segno di resa, e io mi allontano da loro due e da tutti gli altri senza guardare in faccia nemmeno uno di loro.
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Save me {jikook}
FanfictionA Jeon Jungkook non piacevano i ragazzi. Il solo pensare di poter fare un certo tipo di cose con un uomo gli faceva salire la bile in gola. Allora perché con Jimin questo non succedeva? Perché si sentiva pericolosamente attratto dal suo hyung? ➢ Jun...