Dopo quelle patetiche scuse rivolte ad un Jungkook addormentato, ero uscito dalla stanza trascinandomi ripetutamente dalla cucina al soggiorno non sapendo come impiegare il tempo. In realtà Jungkook non era mai rimasto realmente da solo per più di dieci minuti, dal momento che non avevo fatto altro che fare avanti e indietro dalla mia camera alla zona giorno della casa, per assicurarmi che stesse bene e stesse dormendo tranquillamente.
Sono in cucina quando sento il cellulare vibrarmi nella tasca posteriore dei jeans, accetto la chiamata non prima di aver letto sul display il nome della persona che sta chiamando: mamma.
"Dimmi" rispondo portando il cellulare all'orecchio.
"Come va, tutto bene?" Nel suo tono di voce avverto un pizzico di preoccupazione.
Sospiro. "Per ora sembra di sì."
"Jimin, vedrai che si sistemerà tutto, qualunque cosa sia successa." Vorrei dirle che non è così semplice, che ho combinato un casino enorme ma i miei pensieri vengono interrotti dalla sua voce, questa volta squillante e gioiosa, che ritorna ad animare la linea. "Non sai che autocontrollo ho dovuto mantenere per non cominciare a saltellare e strizzargli le guance!" strilla tutta contenta, mentre sento la voce di mio padre dirle di abbassare di qualche tono la sua. "Jungkook è un gran bel ragazzo" esordisce.
Sorrido a quell'affermazione. "Lo so, mamma."
La sento ridere dall'altra parte dell'apparecchio insieme a un'altra voce femminile: quella di mia zia. Il sesto senso però mi dice che le donne intente ad ascoltare la chiamata in corso non sono solo due.
Dio, mi gioco la testa che sono in vivavoce davanti a mia madre e a tutte le sue sorelle. Che pettegole! E ovviamente davanti a mio padre, i miei zii e anche tutta la marea di cugini.
"Comunque sia," dice mia madre ritornando seria e il brusio in sottofondo sembra affievolirsi, "fai il bravo padrone di casa e prenditi cura di lui."
"Lo farò" rispondo e appena lo faccio qualcuno, o per meglio dire qualcuna, strilla dall'altra parte. Penso sia inutile precisare che la mia situazione sentimentale è diventata un affare di famiglia. Credo che ciò li stia divertendo tutti particolarmente.
"Adesso vado, chiamami per qualsiasi cosa."
Annuisco come se potesse vedermi e dopo averla salutata, e aver salutato anche tutta l'allegra combriccola all'ascolto, interrompo la chiamata rilasciando un sospiro pesante. Non faccio però in tempo a riporre il cellulare in tasca che sento la porta d'ingresso aprirsi.
Mi affaccio sull'entrata trovando Jihyun intento a rovistare in uno dei suoi giubbotti appesi all'appendiabiti.
"Hyung! Che ci fai a casa a quest'ora?!" sobbalza e strilla sorpreso appena mi vede.
"Shhh!" lo rimprovero portando l'indice alle labbra. "Abbassa la voce!"
Sbarra gli occhi smettendo di fare ciò che sta facendo e mi fissa come se avesse appena visto chissà cosa. "Allora è vero..."
"Cosa?" domando non capendo che cosa gli prenda all'improvviso.
"Mamma mi ha detto che oggi portavi il tuo fidanzato a casa. Pensavo scherzasse ma a quanto pare è vero."
Che?! Cos'ha detto nostra madre?!
"Non è il m-" faccio per replicare ma Jihyun non me ne da il tempo.
"Voglio vederlo!" strilla per la seconda volta in meno di un minuto. "Hyung, portami da lui, voglio conoscerlo!"
"Non puoi. E' stanco e sta dormendo."
"Stanco? Perché, che avete fatto?" chiede e un sorrisetto malizioso gli si dipinge in volto.
"Ehi, Park Jihyun, hai solo quindici anni! Pensi già a queste cose?!" lo rimprovero.
Mette su un finto broncio prima d'ignorarmi e ritornare a frugare tra i giubbotti. Recupera il suo cellulare dalla tasca di uno di essi e me lo mostra. "Ero ritornato perché avevo dimenticato questo. Adesso vado."
"Fai attenzione" gli raccomando e lui, sentendosi già un uomo adulto nei suoi soli quindici anni, sbuffa annoiato della mia apprensione.
"Sì sì, ciao."
Rimango a fissare l'ingresso richiudersi e dopo un paio di minuti ritorno da Jungkook.
I lampioni disseminati lungo la strada sono accessi e la loro luce penetra attraverso le tende illuminando debolmente la mia stanza. Il letto è vuoto e il ragazzo che fino a qualche minuto prima l'occupava è ora in piedi di fianco alla scrivania a fronteggiare la bacheca di sughero ricolma di fotografie.
Mi appoggio contro lo stipite della porta e rimango ad osservarlo in silenzio mentre studia le immagini dinnanzi a sé. In quelle fotografie ci siamo io e Taehyung, io e Jungkook, io da solo e poi paesaggi, scaffalature di supermercati, i semafori del centro, i grattaceli della città. Ma Jungkook è il soggetto principale, la persona che appare più volte. Si rivede nella maggior parte delle foto che sta guardando e sfiora, con dita ancora insicure, una tra le mie preferite: quella che lo raffigura di profilo. L'espressione rilassata, le labbra dischiuse, i raggi del sole oltre la sua figura ad evidenziare in modo perfetto i suoi lineamenti marcati.
"Ti piace?" gli chiedo affiancandolo e puntando anche io lo sguardo su quella fotografia.
Jungkook per un attimo volta il capo verso di me ma quando lo imito voltandomi nella sua direzione per incrociare il suo sguardo, i suoi occhi sono già ritornati sulla fotografia che lo immortala. Annuisce piano.
"Anche a me" confesso. In verità è il soggetto a piacermi, molto più della fotografia in sé, ma questo non glielo dico.
C'è silenzio intorno a noi e l'unica cosa che le mie orecchie percepiscono è il suo respiro. Calmo, regolare. Non ha dormito molto in effetti ma sembra comunque più tranquillo di quando siamo arrivati più di tre ore fa. Ciò riesce a tranquillizzare di conseguenza anche me, sebbene ogni parte del mio essere sia comunque in allerta e attenta a captare qualsiasi cosa.
So bene che Jungkook appena starà meglio mi dirà che tutto ciò che è successo non è colpa mia. Mi rassicurerà, come se sarò io quello che avrà bisogno di supporto e non lui, dicendomi di non preoccuparmi. E io dovrò credergli? Ovvio che non potrò farlo.
"Io ho fame" gli faccio sapere. "Ordiniamo qualcosa, ti va?" Jungkook acconsente. "Pizza?" propongo e lui, ancora una volta, dice di sì con la testa.
Ci dirigiamo in soggiorno e, dopo aver chiamato la pizzeria e ordinato, lo informo che dovremo aspettare un po' per avere la nostra cena. Prendiamo posto sul divano e accendo la tv. Cambio distrattamente canale un po' di volte non trovando però nulla d'interessante.
"Tieni," lo invito a prendere il telecomando posandolo sul divano, "vedi se c'è qualcosa che ti piace."
Jungkook guarda l'oggetto che ho posato sulla superficie tra di noi. Lo fissa per un po' con aria assente probabilmente considerando il mio invito ma alla fine, ancora titubante, lo prende tra le mani cambiando anche lui canale un po' di volte prima di trovare un programma che sembra interessargli. Sono contento che, sebbene sia stato spronato, abbia scelto di prenderlo quel telecomando anziché lasciarlo lì e ignorarmi.
Rimango in silenzio per il resto del tempo e guardiamo il programma trasmesso attendendo l'arrivo del fattorino che, per nostra fortuna, non tarda. Difatti, trascorsi appena venti minuti, qualcuno suona il campanello. Mi precipito all'ingresso aprendo la porta.
"Ehilà!" mi saluta allegramente un ragazzo mingherlino con un casco rosso in testa e due cartoni della pizza tra le mani. Sorride affabilmente mettendo in mostra le gengive e dal casco rosso posato sulla sua testa spuntano delle ciocche di capelli color verde menta. Bizzarro. Pago con i soldi che mi ha lasciato mia madre e lo strambo fattorino dalla chioma tinta, dopo avermi porto le pizze, mi saluta rimontando in sella al suo scooter dello stesso colore del casco andando via.
"E' arrivata la pizza!" annuncio riapparendo nuovamente in soggiorno. Riprendo posto sul divano accanto a Jungkook posandogli il cartone della sua pizza sulle gambe.
Mentre consumiamo la nostra cena seguiamo la trasmissione televisiva. Viene presentato un nuovo gruppo femminile composto da quattro ragazze, le quali debuttano con i loro primi due singoli. Sono carine e particolarmente brave, sanno come muoversi sul palco. Per qualche secondo riescono persino a distrarmi e farmi smettere di pensare al ragazzo al mio fianco, eppure, quando alzo di nuovo lo sguardo nella sua direzione, lui è lì. Accanto a me. Se allungassi la mano verso di lui potrei toccarlo. Allora perché sembra non esserci?
Lo guardo addentare la sua pizza, piccole porzioni per volta e quasi non lo riconosco. Quest'immagine è così lontana dal Jungkook di due anni fa che, avendolo portato al McDonald's per il suo sedicesimo compleanno, si era ingozzato di patatine fritte, chicken mcnuggets ed era riuscito a mangiare tutto da solo un doppio cheeseburger e due big mac. Quella notte si era sentito male ed era quasi finito in ospedale per un'indigestione. Io avevo passato quelle ore successive a darmi dello stupido per avergli permesso di mangiare in quel modo sconsiderato. Mi ero però sentito felice quando, il mattino dopo a mal di stomaco passato, Jungkook mi aveva ringraziato di aver passato con lui l'ennesimo compleanno, nonostante quell'inconveniente.
Penso a cosa dovrei realmente dirgli, a come potrei introdurre un qualunque discorso ma ancor prima di realizzarlo ho già chiamato il suo nome. Jungkook, sentendosi chiamare, smette di masticare e abbassa lo sguardo, in attesa. Sospiro grattandomi la nuca e, ritornando a guardare lo schermo del televisore, pronuncio un 'niente, lascia stare'. E lui non mi chiede nulla, ritorna a mangiare senza dire nulla o anche solo guardarmi.
Fa così male averlo così vicino ma sentirlo infinitamente lontano, vederlo comportarsi freddamente nei miei confronti. Lui che a volte diventava addirittura appiccicoso e dovevo scollarmelo di dosso. Invece adesso farei di tutto anche solo per essere guardato negli occhi. Ma cosa mi aspetto? Dopotutto è colpa mia se ora Jungkook fa fatica anche a starmi vicino.
L'osservo per un tempo indefinito per poi abbassare lo sguardo sul cartone della mia pizza ormai vuoto. I miei occhi s'inumidiscono. Tento con tutto me stesso di non piangere come un bambino mentre accanto a me c'è quello che probabilmente non è nemmeno più il mio migliore amico. Che scena patetica. Io sono patetico.
"Scusa..." Questa volta è Jungkook a parlare interrompendo il flusso dei miei pensieri. Mormora quelle scuse, mortificato, e io non capisco perché lo stia facendo.
"Per cosa?" domando continuando a non capire.
Comprendo a cos'è dovuto quel suo chiedere scusa quando lo vedo adagiare il triangolo di pizza che ha tra le mani sul cartone, accanto al resto ancora completamente integro. Quello che ripone è il primo degli otto pezzi che compongono l'intera pizza e lui non ha finito nemmeno quello.
"Ma, Jungkook, non hai finito neanche il primo pezzo. Devi mangiare..."
"S-scusa" sussurra di nuovo con un tono profondamente affranto.
Ho come l'impressione che potrebbe piangere da un momento all'altro, perciò decido di non insistere. "Va bene, non fa niente."
Un improvviso abbaio ci fa sussultare entrambi e Paprica, una femmina di labrador dal manto color miele, si palesa davanti a noi scodinzolando e abbaiando felice. E lei dove si era nascosta fin ora? Ero stato così preso da Jungkook da aver addirittura dimenticato dell'esistenza del quinto membro della famiglia Park. Jungkook, nel vederla, finalmente mostra l'accenno di un sorriso e sono così felice di questa sua reazione positiva che potrei essere io quello a ritrovarsi a piangere.
"Lei è Paprica."
"Paprica?" domanda e posso avvertire un certo sbalordimento nel suo tono di voce mentre ripete quel nome.
Annuisco. "Sei anni fa, qualche tempo prima che ci conoscessimo, mia zia ha regalato a tutti noi nipoti un piccolo dalla sua cucciolata. Ce li ha affidati a patto però che tutti i nomi fossero legati da un tema. Ognuno aveva proposto la propria idea ma alla fine, per evitare litigi inutili, ha scelto lei" racconto ricordando quell'episodio, dove io ero ancora un ragazzino e Jihyun aveva solo nove anni. "Quel giorno eravamo tutti a casa sua per un pranzo di famiglia e aveva cucinato con così tante spezie da far sentire male tutti quanti. Bè, alla fine l'idea per gli appellativi le è venuta in mente grazie a quello. Nomi di spezie, aromi, condimenti e così via."
"E gli altri?"
"Come si chiamano, intendi? Liquirizia, Menta, Lavanda, Ketchup-"
"Ketchup?" ripete l'ultimo nome che ho detto, cercando di trattenere una risata.
Rido anch'io realizzando l'assurdità della cosa. "Sì e poi Senape, Zenzero, Tabasco, Wasabi. Ce ne sono altri ma non me li ricordo nemmeno."
Jungkook si alza dal suo posto richiudendo il cartone della pizza e posandolo sul tavolino davanti a noi, sedendosi poi sul tappeto. Attira l'attenzione di Paprica e lei, civettuola com'è, gli corre in contro scodinzolando e tentando in tutti i modi di leccargli il viso una volta avvicinatasi abbastanza. Jungkook sorride alzando la testa per non farsi raggiungere e continua ad accarezzare il suo manto chiaro. Ride di cuore e io rinasco sentendo il suono della sua risata.
"Jungkook, questa la conservo" gli faccio sapere, alzandomi dal mio posto, mostrandogli il cartone con all'interno la pizza che ha lasciato. "Nel caso ti venisse fame più tardi."
Lui fa appena in tempo ad annuire prima che Paprica, ritornata all'attacco, lo atterri facendolo finire sdraiato sul tappeto. Sorridendo divertito dalla scena, mi dirigo in cucina per conservare il cartone ancora pieno e gettare il mio vuoto.
Gli schiamazzi di Jungkook e gli abbai giocosi di Paprica mi raggiungono fin dentro la cucina. Sosto per un po' nella stanza camminando nervosamente su e giù e percorrendo il perimetro del tavolo molteplici volte, pensando e ripensando a cosa fare adesso con Jungkook. Dovrei sul serio chiedergli scusa, ma come? Con quale coraggio potrei rivangare i fatti accaduti appena poche ore fa dopo averlo visto ritornare a sorridere?
Mi blocco sul posto quando i rumori provenienti dal soggiorno si affievoliscono fino a lasciar posto solo e unicamente agli uggiolii di Paprica. Accantono tutte le mie domande in un angolino della mente e mi precipito immediatamente da Jungkook, ritrovandolo con il volto nascosto dalle sue mani e Paprica che, accucciata davanti a lui, guaisce tenendo le orecchie basse.
"Jungkook..." lo richiamo.
Chiede scusa, ancora e per l'ennesima volta, rimettendosi in piedi e asciugandosi gli occhi. "Mi dispiace, non faccio altro che piangere" si giustifica imbarazzato.
"E' tutto okay. Non devi scusarti e tantomeno vergognarti. Se senti il bisogno di piangere allora fallo."
"Hyung, i-io non ti odio..." dice improvvisamente tra i singhiozzi, mentre la punta del naso e le guance gli si tingono di rosso. Si asciuga il viso, che continua a venire bagnato dalle sue lacrime, con le maniche lunghe della felpa.
"Lo so, Jungkook. Lo so." Appoggio una mano sulla sua spalla sperando di farlo calmare un po', ma tutto ciò che ottengo è un pianto convulso.
Rimango perciò sorpreso quando mi getta inaspettatamente le braccia al collo stringendomi forte a lui. Sento il suo petto premere contro il mio, il suo respiro sul mio collo e i suoi capelli solleticarmi la guancia. Ed esiste sensazione migliore di questa? Credo proprio di no.
Lui continua a piangere, singhiozzare e chiedere scusa, io continuo ad accarezzargli la schiena. Quando mi sembra essersi calmato un po', prendendolo per mano, lo esorto a lasciare il soggiorno e seguirmi nella mia camera. Appena arrivati richiudo la porta alle nostre spalle e ci sediamo sul letto. Jungkook stringe le mie mani tra le sue e tira su col naso, il suo sguardo è ancora rivolto verso il basso.
"Hyung, stavo davvero per farlo? Dio, se non fossi arrivato tu, io-"
Lo interrompo dal dire qualsiasi cosa. "Ti prego, non dirlo. Non farlo nemmeno per scherzo."
"Oggi ero davvero intenzionato a farla finita." Ritrae una delle sue mani dalle mie per asciugare le sue lacrime.
"Davvero vuoi parlarne?" domando.
Sospira profondamente e le lacrime cessano finalmente la loro discesa. "Sì, altrimenti non avrò più il coraggio di farlo."
Sembra così convinto di ciò che dice e lo è. Vuole davvero intraprendere un discorso serio a riguardo, mentre io vorrei solo dimenticare quell'episodio e rimuoverlo dalla memoria. Ancora una volta Jungkook si dimostra più maturo di me seppure più giovane.
"D'accordo, posso farti una domanda? Una soltanto." Jungkook acconsente, facendomi cenno di porre la mia domanda. "Perché?" chiedo allora. Non voglio sapere nient'altro, solo le sue reali motivazioni. Voglio scoprire se tutto ciò che ha affrontato è solo e unicamente colpa mia.
"Vuoi il discorso che ho costruito e che pensavo ti avrei propinato o vuoi la verità?"
"D'ora in poi niente più bugie."
Deglutisce a vuoto e s'inumidisce le labbra prima di rispondere. "Perché io, senza di te, non ce la faccio."
La realizzazione che avviene un istante dopo nella mia testa è peggiore di qualsiasi cosa. "E' colpa mia..." mormoro dicendolo più a me stesso che al ragazzo di fronte a me.
"Hyung, non è colpa tua" risponde Jungkook sentendo le mie parole. "E' successo e basta-"
"No!" urlo improvvisamente tirando via la mano dalla sua e mi alzo in piedi allontanandomi da lui. "Cose come questa nonsuccedono e basta, Jungkook! Avrei potuto evitare tutto questo e invece guarda! Guarda cosa è successo!"
"Ma sei qui ora!" urla a sua volta Jungkook sovrastando la mia voce con la sua incredibilmente profonda. Ancora seduto sul letto, capo chino e dita serrate impegnate a stringere la coperta sotto di sé.
"Non basta."
Lo vedo tremare impercettibilmente e smetto di marciare su e giù per la stanza quando solleva il capo. Il suo sguardo, penetrante ma soprattutto vivo, incontra di nuovo il mio, ora spaventato e insicuro. Il respiro viene a mancarmi e per un breve istante mi si annebbia la vista.
"Sì che basta, hyung. Basta eccome." Pronuncia quelle semplici parole con una tale serenità da farmi quasi male.
Ma io mi rifiuto di ascoltarlo, di credergli. E tutti i sentimenti e gli stati d'animo che ho represso fino a questo momento, rabbia, tristezza, paura e una profonda vergogna, si palesano nello stesso momento dando vita ad un pianto ininterrotto. Pianto che cerco con tutto me stesso di reprimere, ma fallendo miseramente.
Jungkook si alza dal suo posto venendomi in contro. "Hyung-" mi richiama ma io non gli do modo di proseguire.
"Smettila di farlo!"
"Cosa?" chiede confuso e nel mentre ritorniamo seduti sul letto dopo che Jungkook mi ha trascinato con lui.
"Di chiamarmi hyung, non me lo merito." Gesticolo animatamente mentre parlo. "Non merito il tuo rispetto, non merito niente. Dovresti odiarmi, Jungkook. Odiami, odiami e basta!"
Mi sorride affettuosamente circondando i miei polsi con le sue mani senza però stringere, interrompendo i miei gesti. "Come potrei odiarti?" afferma e una lacrima che riesce a sfuggire dal suo controllo gli riga una guancia. "Ero furioso, lo ammetto. Ero arrabbiato con me stesso, con mio padre, con Kim Taehyung e un po' anche con te."
"E adesso?" chiedo.
Scuote la testa sorridendo ancora. "Adesso non lo sono più. Sono stanco di essere arrabbiato, di nascondermi e di fingere."
"Allora non farlo più."
Jungkook annuisce mentre le mie lacrime m'impediscono di vedere in modo nitido. Poso la mia fronte contro la sua e la sua espressione presto diventa seria. Il suo sguardo, dapprima sorretto dal mio, ricade sul mio viso studiandone ogni lineamento e avverto il suo respiro caldo e invitante battere sulle mie labbra schiuse. Inconsciamente mi avvicino ancora di più a lui arrivando quasi a toccare le sue labbra con le mie.
"Jimin, tutto ciò di cui ho bisogno sei tu. Mi basti adesso e mi basterai sempre" ammette sottovoce, come se avesse paura che qualcuno oltre a me possa sentire le sue parole.
Il mio cuore batte forte, impazzito. Vorrei dirgli che per me è lo stesso, che sono io ad avere un bisogno disperato di lui ma non me ne dà il tempo. Perché, prima che possa anche solo pensare a cosa dire, Jungkook mi bacia.
Alcune auto all'esterno danno vita ad uno strombazzamento collettivo, Paprica si lamenta annoiata dall'altra parte della soglia e sento dei tuoni in lontananza annunciare un imminente temporale. Intorno a noi tutto è in costante movimento, ma quando le mani di Jungkook s'insinuano tra i miei capelli e le sue labbra si schiudono per approfondire il contatto, tutti i miei sensi e ciò che fa parte di me si annullano perdendomi in quel tanto atteso e desiderato bacio.
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Save me {jikook}
FanfictionA Jeon Jungkook non piacevano i ragazzi. Il solo pensare di poter fare un certo tipo di cose con un uomo gli faceva salire la bile in gola. Allora perché con Jimin questo non succedeva? Perché si sentiva pericolosamente attratto dal suo hyung? ➢ Jun...