Capitolo diciottesimo.

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Riapro gli occhi sbadigliando e il primo particolare che il mio sguardo incontra, e di conseguenza cattura la mia totale attenzione, è il viso di un Jimin ancora addormentato ad un soffio dal mio. Come se l'avessi chiamato, anche lui apre gli occhi e l'attimo dopo, colto in flagrante ad osservarlo, mi sorride.
Sono passati cinque giorni da quando sono arrivato a casa di Jimin. Cinque giorni fantastici. Cinque giorni in cui non ha fatto altro che prendersi cura di me e starmi accanto come solo lui sa fare. Quanto vorrei che il tempo si fermasse per sempre in quest'istante e mi permettesse di rivivere ancora e ancora questi momenti.
"Oggi ritorna mio fratello a casa." Sono le prime parole che mi rivolge.
"E se non dovessi piacergli?" penso ad alta voce.
Il ragazzo al mio fianco scuote la testa. "Ti adorerà, esattamente come i miei genitori" mi rassicura prima di sorridere ancora e schioccarmi un bacio sulla fronte.
Jimin si tira su a sedere e io cerco d'imitarlo nonostante nessuno dei due stia fremendo dalla voglia di alzarsi e abbandonare il letto. Perciò mi concedo qualche altro secondo per sbadigliare rumorosamente e stiracchiarmi per bene, non accorgendomi però che proprio a causa di quel gesto, la maglietta mi scopre il ventre e i fianchi. Intanto Jimin mi osserva mentre scosta le coperte, scalciandole verso il basso, ma proprio in quel momento il suo sguardo indagatore si sofferma sulle porzioni di pelle lasciate scoperte.
E' un attimo quello in cui realizzo che il mio corpo è ancora ricoperto di brutti lividi e contusioni. Mi vergogno a mostrarmi così davanti a lui. Devastato. Meriterebbe di meglio, eppure io sono solo questo. Sento come se non potrò mai ricambiare tutto ciò che mi sta dando e mi ha dato per tutto questo tempo.
Cerco di coprirmi il più velocemente possibile, ma lui è più rapido di me e in un attimo mi ritrovo entrambi i polsi intrappolati sopra la testa da una delle sue mani e con l'altra, quella che non è impegnata a tenermi fermo, scopre anche lo stomaco e il torace.
"Abbiamo evitato questo argomento per anni, Jungkook, ma ora me ne devi parlare."
"Di cosa?" domando come se non sapessi a cosa si sta riferendo.
Jungkook, non fare il codardo.
"Di tutte le volte in cui sei ritornato a casa con nuovi lividi. Mi hai chiesto di non farti domande e per tutti questi anni mi sono fidato di te."
Ciò che dice è la verità. Per molto tempo gli avevo detto di non preoccuparsi per quei lividi e quelle ferite. Gli avevo chiesto di non fare domande, di non indagare e di fidarsi di me. Perché io in fin dei conti stavo bene, per quanto il mio corpo deturpato potesse far intendere l'esatto contrario. In quei giorni mi preoccupavo di non far trapelare alcun sentimento nei suoi confronti e la causa di quei lividi era solo una distrazione che, in qualche modo, mi faceva quasi sentire bene.
Sospiro prima di prendere finalmente la parola. "Dei tizi a scuola mi pestavano, amici di Taehyung."
I suoi occhi si allargano all'inverosimile, dando vita sul suo viso ad un'espressione incredula, e per un attimo mi chiedo se crederà a me o a qualche stupida versione raccontata dal suo amico.
"Anche lui ti ha messo le mani addosso?" mi chiede sconcertato.
Annuisco. "Di tanto in tanto, ma lasciava che i suoi amici lo facessero al suo posto."
La verità era che, per quanto detestassi Taehyung, non volevo che Jimin litigasse con uno dei suoi più cari amici per colpa mia. Sapevo bene che se l'avessi messo al corrente di quelle liti, sarebbero stati proprio Jimin e Taehyung a litigare. Certo, anche io, così come Taehyung, desideravo Jimin tutto per me. Ma mai mi sarei azzardato a prendermela con Taehyung e non perché m'importasse qualcosa di lui, ma perché in quel modo avrei fatto soffrire Jimin. Quella era l'unica cosa che non volevo accadesse. Quindi non importava quanti pugni in faccia o calci nello stomaco ricevessi. Non importava quanto facesse male ogni singola volta, per lui avrei sopportato. Mi sarei anche lasciato morire per lui, se fosse stato necessario.
La sua presa sui miei polsi è ancora salda ma non fa male. I suoi occhi scrutano i miei in cerca di qualche risposta che attualmente non sono in grado di fornirgli. Perciò si allontana velocemente, scostandosi da me, lasciandomi steso sul letto ad osservare con sguardo assente il soffitto della stanza.
Sono così confuso in questo momento. Non so cosa fare. Dovrei far finta di nulla e tenergli il muso o andare a parlargli? Perché se l'è presa così tanto per una cosa del genere? Volevo solo tenerlo al sicuro e non recargli alcun dispiacere. Eppure qualsiasi cosa faccio, riesco sempre a sbagliare qualcosa.
Dopo quelli che mi sembrano attimi infiniti, finalmente mi decido ad alzarmi anche io e seguire Jimin. In realtà non è andato molto lontano dal momento che è in piedi nel bel mezzo della stanza a qualche passo dalla porta. E' immobile e mi da le spalle.
Titubante, mi posiziono davanti a lui e, se l'attimo prima Jimin era inerte con il viso rivolto verso il basso, l'attimo dopo mi ritrovo il suo sguardo tagliente puntato addosso. Afferra i lembi della maglia che indosso e, prima che possa realmente rendermene conto, l'indumento mi è già stato sfilato e in seguito finito abbandonato da qualche parte alle sue spalle.
"Si può sapere perché non mi hai mai detto niente?!" domanda retorico mentre scopre che le spalle e la schiena sono cosparse anch'esse di ematomi piuttosto estesi.
"Sei arrabbiato?"
"Sì, cazzo" ammette. "Sì, sono arrabbiato!"
Penso a cosa poter dire o fare ma non ne ho il tempo, perché Jimin mi ha già schiacciato tra la porta alle mie spalle e il suo corpo, e ora è impegnato a lambire una porzione del mio collo. Sento i suoi denti mordermi piano e la lingua inumidire la mia pelle che, al solo contatto, avverto quasi andare a fuoco.
E non è affatto come la prima volta. Non si tratta più di soddisfare solo se stesso, adesso questo lo sta facendo per far sentire bene me e, da ciò, trarne beneficio lui stesso. La rudezza che ha contraddistinto quel momento, è ora rimpiazzata da un'irrefrenabile passione. Perché se prima non sapevo cosa stesse succedendo, ora invece lo so bene. Se prima ero confuso e spaesato, adesso so cosa voglio e soprattutto so con chi potermi lasciar andare. Solo con Jimin sento di poterlo fare, di volerlo fare.
Gl'infilo una mano tra i capelli folti, quasi per incoraggiarlo a continuare e spronarlo a fare meglio, ma Jimin si blocca. Percepisco il suo respiro sul collo, il mio invece è già mozzato a causa delle sue attenzioni, nonostante non abbia ancora dato realmente prova di ciò che sa davvero fare in quest'ambito.
"Ti prego, fallo" lo supplico, e realizzo che quella mia frase dissipa definitivamente quel briciolo di autocontrollo che fin ora ha disperatamente cercato di mantenere.
Jimin, senza farselo ripetere una seconda volta, si avventa nuovamente su di me. Mi riempie delle attenzioni di cui sento di aver bisogno e, anche se stiamo in silenzio, lui sa perfettamente come farmi perdere la ragione. Tutto questo è così intenso da non riuscire nemmeno a tenere gli occhi aperti. Ma non è importante adesso vedere, perché sentire è nettamente migliore.
Se non fossi il fortunato che è riuscito a far proprio il suo cuore, venderei l'anima al diavolo per averlo. Morirei per queste labbra, pagherei oro per sentirle premere sulla mia pelle proprio come stanno facendo in questo momento.
Dopo aver succhiato forte la pelle e aver fatto risalire il sangue in superficie, scosta appena le labbra interrompendosi. Io ho ancora gli occhi chiusi, fatico a respirare correttamente e una delle mie mani è ancora impegnata a stringere i suoi capelli.
"Sono questi gli unici lividi che dovrebbero ricoprirti" sussurra Jimin mentre il suo viso è ancora nascosto nell'incavo del mio collo e il suo respiro rovente si schianta sulla porzione di pelle appena maltrattata. "Dovrei essere io l'unico."
"E lo sei. Sei l'unico che mi fa stare così bene."
Dopo chissà quanti minuti passati ad occhi chiusi, ritorno a puntare il mio sguardo nel suo e mi rendo conto che, pur essendo così vicini, mi è mancato il contatto visivo che si viene a creare ogni qual volta i suoi occhi si perdono nei miei e viceversa.
Posa la sua fronte contro la mia, mi coinvolge in un bacio che in pochi secondi mi lascia senza fiato e, senza dire più nulla, apre la porta e sguscia via sparendo nel corridoio lasciandomi da solo nella sua stanza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 31, 2021 ⏰

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