Capitolo undicesimo.

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"Saresti dovuto esserci ieri sera, è stato un vero spasso!" Taehyung continua a narrare a gran voce le sue folli imprese del sabato sera in compagnia della sua comitiva, così come la gente all'interno del bar continua a lanciarci delle occhiatacce per colpa del suo tono di voce fin troppo alto. E come dar loro torto... "Siamo stati in quel nuovo locale notturno del centro e, grazie ad alcuni amici, siamo riusciti ad entrare senza pagare nemmeno un misero won. Yongjae alla fine della serata era così ubriaco che, mentre ritornavamo a casa a piedi, ha cominciato a limonare col palo di un semaforo. Si è anche spogliato per strada, abbiamo provato in tutti i modi a convincerlo a non farlo ma non c'è stato verso di fermarlo. Abbiamo dovuto raccogliere noi tutti i suoi vestiti! Ah, e poi-" Taehyung interrompe senza un apparente motivo il suo infinito sproloquio. "Jimin, mi stai ascoltando?" chiede alla fine allungandosi sul tavolino e avvicinandosi un po' troppo a me.
Sinceramente? No, non ti sto affatto ascoltando.
"Sì," mento però spudoratamente, "ti sto ascoltando. E' solo che sono un po' stanco, fatico a rimanere concentrato."
Taehyung sbuffa sonoramente prima di rigettarsi all'indietro e stravaccarsi sulla sedia di fronte a me. "Min, va tutto bene?" mi chiede ancora, con un'aria vagamente scocciata, come se sapesse già il responso. E probabilmente lo immagina.
"Sì, è tutto okay" mi limito a ribattere.
"Non dire cazzate. Sono settimane che sei ridotto uno schifo!" Alza la voce ancora una volta e, di conseguenza, attira nuovamente l'attenzione di alcune persone all'interno del locale.
Rimango serio e lo fisso per qualche secondo senza nemmeno rispondergli. Sa perfettamente che non mi piace quando alza troppo la voce, eppure lo fa comunque. Non ho ancora capito se lo fa di proposito per farmi un dispetto oppure si comporta così perché semplicemente è nel suo DNA. Sto per replicare ma Taehyung riprende il discorso non aspettando di sentire ciò che ho da dire.
"Non dirmi che è ancora colpa di quel moccioso..." dice con fare annoiato e so bene a chi riferisce. "Jimin, seriamente, dovresti lasciarlo perdere quel cretino. Ne ho conosciute di persone come lui e non portano mai nulla di buono. Capito? Mai."
Vorrei sul serio fargli capire che è ancora fin troppo giovane per parlare così di certi argomenti e che il ruolo dell'uomo vissuto non gli si addice proprio ma so che questa volta -almeno per quanto riguarda il mio aspetto da un po' di settimane a questa parte- ha ragione; so di sembrare un morto che cammina quindi decido di starmene zitto. Rimango in silenzio anche e soprattutto perché, ora come ora, non avrei proprio l'entusiasmo per replicare e intraprendere un dialogo acceso con lui. Credo proprio che, come ho fatto con quella specie d'insulto mascherato da semplice osservazione, incasserò tutto ciò che mi dirà oggi. Non importa quanto riuscirà ad essere offensivo, in questo preciso istante sento di non avere la forza per fare nulla.
"Che cazzo ha combinato Jeon per tenervi lontani tutto questo tempo?" Sento della gelosia nel suo tono di voce, è palese che il solo parlare di Jungkook lo infastidisca all'inverosimile. Perché dev'essere così? Perché non possono andare d'accordo e basta? O, se proprio non possono, almeno ignorarsi.
"Jungkook non c'entra nulla" rispondo poggiando i gomiti sul tavolo e adagiando il mento sui palmi delle mani. "O meglio, c'entra ma non è colpa sua. Sono stato io a combinare un casino."
"Che tipo di casino?" chiede incuriosito, forse fin troppo. Questa però non è semplice curiosità, questo è voler farsi i fatti degli altri e, qualora se ne presenta l'occasione, gioire del malessere altrui. E quando si parla di Taehyung, per malessere altrui ci si riferisce automaticamente a quello di Jungkook.
Per un attimo, un brevissimo istante, penso di potergli raccontare tutto. In fin dei conti Taehyung è un mio caro amico, no? Quel pensiero però abbandona all'istante la mia mente. Non posso raccontare determinate cose a chiunque, soprattutto a lui. Non voglio che gli altri s'impiccino delle questioni private mie e di Jungkook. In fondo sono solo io quello che deve trovare una soluzione, perciò decido di rispondere rimanendo però sul vago.
"Un casino enorme, Taehyung. Uno di quei casini che solo un miracolo riuscirebbe a risolvere."
Mi spettino i capelli, frustrato, e Taehyung annuisce pensieroso. Se solo sapesse quel che ho combinato... Sono convinto che godrebbe nel sapere che Jungkook è infuriato con me. Dopotutto è questo quel che lui ha sempre bramato: tenerci lontani. E' triste pensare tutte queste cose negative nei confronti di un amico ma purtroppo è così; è Kim Taehyung ad essere fatto così. So bene che Jungkook e Taehyung non si sono mai sopportati, non si sopportano tutt'ora e probabilmente mai si sopporteranno. Non dico di essere amici ma almeno fare uno sforzo e sopportarsi, dal momento che hanno un amico in comune. Quanto vorrei che andassero d'accordo almeno un po'...
"Ah, ma lascialo perdere quel ragazzino!" esclama infine Taehyung interrompendo bruscamente la mia scia di pensieri. "Tu, tu meglio di tutti, sai che quello lì è cresciuto praticamente senza delle figure genitoriali al suo fianco. Come possiamo pretendere che dall'oggi al domani impari a relazionarsi civilmente con gli altri?"
Ed eccolo qui: Kim Taehyung, lo sputasentenze. Parla come se lui fosse perfetto in tutto e per tutto quando invece no, non lo è affatto nemmeno lontanamente.
"Non dovresti parlarne così, anche se lo detesti" rispondo a tono alle sue offese non potendo fare a meno di prendere le parti di Jungkook. "Dovresti avere un po' di rispetto per lui dal momento che io sono suo amico."
"Oh, Jimin, ma guarda come te lo difendi... Vi siete per caso fidanzati e non me l'avete detto?" mi schernisce e posso giurare di avvertire nel suo tono di voce quello che è chiaramente del sarcasmo. La sua espressione mette quasi timore. Scherza liberamente su questo argomento, lo fa come se tutto ciò non riuscisse nemmeno lontanamente a sfiorarlo o addirittura disturbarlo in qualche modo, ma percepisco come anche il solo pensiero di me e Jungkook insieme come una coppia lo infastidisca fin troppo.
"Taehyung, smettila" mi limito a rimproverarlo ma senza dar troppo peso alle sue parole. Oramai sono abituato a tutte le sue continue frecciatine, cerco solo di passarci su e ignorarle deliberatamente.
Ma proprio quando penso che l'argomento 'Jungkook' sia finalmente chiuso, ecco che Taehyung ricomincia a parlarne. Le sue parole risultano sempre più cattive e cariche di disprezzo man mano che il suo discorso procede e non accenna minimamente a frenare quel fiume di offese. Potrebbe andare avanti in eterno, lo so.
"Sapevi che qualche giorno fa mi ha persino aggredito in corridoio? Ha cominciato a urlare senza nemmeno darmi il tempo di rispondere" spiega Taehyung ma ho come l'impressione che non stia raccontando il vero.
Beh, certo, conosco bene Jungkook e i suoi improvvisi scatti d'ira ma, proprio perché lo conosco bene, posso affermare che non farebbe mai qualcosa come aggredire qualcuno senza un valido motivo, anche se si trattasse di Kim Taehyung. Sono sicuro che Taehyung abbia fatto o detto qualcosa di troppo e che Jungkook abbia agito di conseguenza. Con ciò non lo sto giustificando, ma posso capirlo. Jungkook fa fatica a contenere la rabbia, e una parola che non esiste nel suo vocabolario è sicuramente autocontrollo. E' impulsivo, lo riconosco, ma non pazzo.
"Dovrebbero chiuderlo in riformatorio, quel ragazzo è un pericolo pubblico" esclama Taehyung riprendendo a smanettare con il suo cellulare con una tale noncuranza da farmi ribollire il sangue nelle vene.
"Dai, Taehyung, basta..."
D'accordo, non posso negarlo, sono particolarmente infastidito dalle sue parole. Sul serio, non dovrebbe parlare così. Lui non lo conosce davvero, non conosce il suo passato, non ha idea di chi sia realmente Jeon Jungkook. Taehyung parla come se lo conoscesse da una vita, quando invece di lui non sa assolutamente nulla.
"Andiamo, Jimin! Jeon Jeongguk è un animale!" sputa con tutto il disprezzo a sua disposizione ed è a questo punto che il mio autocontrollo va a farsi benedire.
Automaticamente mi alzo in piedi sbattendo i pugni sul tavolo. "Ti ho detto di smetterla!" Questa volta sono io ad urlare e far voltare nella nostra direzione tutte le persone presenti nel bar, compreso il personale e anche un paio di passanti oltre le vetrate.
Per qualche secondo tutto il resto scompare ed esistiamo solo io e il ragazzo di fronte a me: un Jimin infuriato e un Taehyung sorpreso. Come si permette a parlare così di Jungkook? Lui che l'aveva sempre odiato fin dall'inizio e sin nel profondo, sebbene Jungkook non avesse mai fatto nulla di male. Era sempre stato gentile ed educato con tutti, anche con Taehyung, nonostante lui non lo meritasse, eppure l'aveva detestato fin da subito e lo detesta ancora oggi con tutto se stesso. Jungkook non aveva mai dato motivo a nessuno di farsi odiare. E probabilmente Taehyung pensa che io mi sia allontanato da lui per colpa di Jungkook ma ciò che dovrebbe capire è che non tutti sono disposti a sottostare alle sue stupide 'regole'. Mi vuole tutto per lui? E cosa sono io, un giocattolo? Dovrebbe sapere che preferirei sempre Jungkook a lui.
Appena mi rendo conto di aver urlato un po' troppo forte, faccio un accenno d'inchino alla ragazza alla cassa per scusarmi e ritorno a sedermi come se nulla fosse. In un'altra situazione mi sarei sicuramente sentito a disagio per almeno i dieci minuti successivi, eppure questa volta non succede. Mi limito semplicemente a isolare tutto il resto e ignorare bellamente le innumerevoli occhiatacce della gente presente attorno a me.
Taehyung, con una lentezza esasperante, posa il cellulare sul ripiano che ci divide e successivamente alza gli occhi per incontrare i miei. Il suo sguardo è spento ma ad accenderlo c'è un luccichio particolare, strano. Quasi inquietante direi. Vuole chiedermi qualcosa, glielo si legge chiaramente in faccia, infatti poco dopo parla.
"Jimin, posso farti una domanda?"
Annuisco senza prendermi la briga di pensare a quale potrebbe essere il suo interrogativo. In una normale circostanza morirei di curiosità e pregherei il mio interlocutore di sbrigarsi a sputare il rospo, ma ora come ora ho così tanti pensieri per la testa da non riuscire quasi nemmeno a distinguere i volti delle persone intorno a me.
Perché il viso di Jungkook continua a sovrapporsi a quello degli altri? Perché continua a tormentarmi? Il perché è una domanda retorica, ovviamente. Conosco la ragione, anche se ora mi piacerebbe tanto essere colpito da un improvviso attacco d'amnesia o, ancora meglio, avere la capacità di cancellare le ultime tre settimane della mia vita e rifare tutto da capo. Dio, che cosa volevo dimostrare agendo in quel modo? Più ci penso e più mi sento impazzire.
Jungkook era arrivato senza far rumore, timido e impacciato. Era piombato nella mia vita come un fulmine a ciel sereno, stravolgendo tutto e al contempo aggiustando ogni cosa. L'avevo trovato in lacrime, quel giorno al parco, ed era riuscito a farsi voler bene fin da subito. Mi era entrato nel cuore, nella testa e fin dentro le ossa. Era diventato la parte più importante di me. E poi io avevo rovinato tutto.
"Ti piace Jeon Jungkook?"
Smetto di respirare per un breve attimo. Quella domanda mi arriva ovattata tanto da credere di aver solo immaginato Taehyung pormi un quesito del genere, eppure non posso non sentire una sorta di dolore nel petto. Seriamente me l'ha chiesto? Perché è improvvisamente curioso di saperlo?
"C-cosa?!" chiedo a mia volta. Voglio essere sicuro di aver sentito bene e la conferma arriva quando, un attimo dopo, Taehyung afferma un 'hai capito' senza mai smettere di fissarmi insistentemente. E a quel punto sì, capisco di aver capito bene, forse fin troppo.
"Ma che domande sono?" Mi ritrovo a rispondere in preda all'agitazione mentre sudo freddo. Sto facendo la figura dello stupido e la cosa peggiore è proprio quella di esserne consapevole. "Certo che mi piace! E' una brava persona, un buon amico e-"
Vengo interrotto da Taehyung, il cui sguardo indagatore mi studia attentamente cercando di cogliere ogni minimo particolare. Ci sa proprio fare quando si tratta di mettere in soggezione qualcuno.
"Non intendo come persona, Jimin. Ti sto chiedendo se ti piace in quel senso."
E realizzo che di sensi potrebbero esisterne a centinaia, persino migliaia ma entrambi, sia io che lui, sappiamo in che senso. Sto per ribatter, fermamente convinto della risposta che mi si è già articolata in mente, eppure rimango in silenzio a rigirarmi il cellulare tra le mani. Dovrebbe essere Jungkook il primo a conoscere la risposta a quella fatidica domanda e non qualcun altro, non Taehyung.
Sospiro pesantemente prima di decidermi a fare finalmente qualcosa. Sono esattamente tre settimane che non vedo né sento Jungkook e, Dio, quanto mi manca. Senza aspettare un secondo di più sblocco il cellulare e compongo il suo numero, portando poi l'apparecchio all'orecchio e aspettando che risponda dall'altra parte. Uno squillo... due... tre... cinque... nove... Nessuna risposta. Sto per arrendermi e terminare la chiamata, quando questa viene accettata.
"Jungkook!" D'istinto salto sulla sedia e urlo il suo nome ma dall'altra parte nessuno risponde. Jungkook non risponde.
Porto lo sguardo sul display illuminato un po' di volte. Sarà un'interferenza... penso, ma capisco che non è così quando comincio a sentire dei rumori non identificati provenire dal cellulare, prima distanti e poi sempre più forti. Mi tappo l'orecchio libero e cerco di concentrarmi sui suoni provenienti dall'altra parte della linea. Mi sembra di sentire oggetti di vetro rompersi e ad un tratto, finalmente, la voce di Jungkook, timbro che riconoscerei tra mille. Ma... sta urlando... e sta... piangendo? Jungkook sta piangendo?
"Jungkook!" lo richiamo nella speranza di ricevere una risposta ma, ancora una volta, vengo ignorato.
Non riesco a percepire nulla se non lamenti e rumori strani. C'è anche la musica dello stereo accesa e sembra anche piuttosto alta. Kookie, cosa diavolo stai combinando? Poi la chiamata s'interrompe lasciandomi confuso e disorientato.
Ritorno a sedermi lentamente mentre continuo a fissare lo schermo del cellulare, così come Taehyung continua a fissare me. Aspetto per secondi interminabili, forse cercando di capire cosa sta effettivamente succedendo, forse sperando che Jungkook mi richiami, forse... Forse non lo so. La verità è che non so più niente. Sto solo prendendo tempo, perché non so più come agire, che cosa fare.
Tutto gira così velocemente intorno a me. Sento come se potessi perdere conoscenza da un momento all'altro eppure non succede, rimango solo immobile a fissare il vuoto davanti a me. Mi manca l'aria.
"Jimin, stai... bene?" chiede quella che sembra la voce di Taehyung, titubante, ma la testa mi fa così male da non esserne nemmeno sicuro.
Riprendo consapevolezza di me quando il viso di Jungkook ritorna ad invadere i miei pensieri. Mi alzo di scatto e un capogiro quasi mi costringe a ritornare seduto, ma lo ignoro. Velocemente sfilo dalla tasca i soldi per pagare quello che ho consumato al bar e lascio sul tavolino una banconota da cinquemila won -probabilmente se al suo posto me ne fossi trovata una da cinquantamila gli avrei lasciato quella senza nemmeno accorgermene. Dopodiché scappo via prima ancora che Taehyung possa solo aprir bocca.
Sono già per strada quando lo sento richiamarmi dall'interno del bar ma lo ignoro. Non posso fermarmi a parlare ancora, non posso e non voglio spiegargli il reale motivo per il quale sto scappando così, non ho nemmeno il tempo e tantomeno la voglia per accampargli qualche scusa. Non posso proprio perché devo fare in fretta. Devo muovermi e basta.
Compongo il numero di Jungkook portandomi il cellulare all'orecchio, mentre apro l'auto con la centralizzata, ma parte immediatamente la segreteria telefonica.
Cazzo.
Aprendo lo sportello e prendendo posto sul sedile, faccio per metterla in moto ma questa, dopo almeno tre miei tentativi di farla partire, non vuole saperne di avviarsi.
Cazzo!
Ed ecco che il brutto presentimento, quello che avevo cercato d'ignorare per tutta la mattina, ritorna a tartassarmi i pensieri. Sbatto i pugni contro il volante prima di scendere e richiuderla. Ed è a quel punto che non m'importa più di niente. Abbandono le chiavi e il cellulare in tasca e comincio a correre.

Save me {jikook}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora