Capitolo tredicesimo.

644 72 20
                                    

Erano almeno un paio d'anni ormai, forse tre se proprio doveva essere sincero, che Jimin sapeva per certo di piacere a Jungkook. Se n'era accorto un po' per caso notando che il suo migliore amico lo guardava in un modo particolare, nello stesso identico modo in cui lui stesso guardava il minore. E a Jimin, beh, Jungkook non gli era propriamente indifferente. Non ci aveva nemmeno dato troppo peso all'inizio eppure, da un po' di tempo, non faceva altro che pensarci continuamente. E quella nuova consapevolezza, dopo essersi impossessata dei suoi pensieri, non l'aveva più abbandonato arrivando persino a tenerlo sveglio durante la notte. Jungkook era diventato il suo chiodo fisso.
"Evviva! Ho vinto!" aveva letteralmente urlato Taehyung riscuotendo Jimin dai propri pensieri.
Il minore tra i due aveva stracciato per l'ennesima volta l'altro in una partita su playstation e Jimin, stanco dell'ennesima sconfitta dovuta alla sua totale disattenzione, aveva abbandonato il controller accanto a lui sul divano borbottando qualcosa d'incomprensibile persino per lui. Taehyung aveva imitato il suo gesto posando anche lui il controller vicino la tv, dopo aver spento ogni apparecchio.
"Jimin, sei strano." Il diretto interessato però non aveva risposto. "E' ancora colpa di quel bastardo, vero?" aveva allora chiesto Taehyung riferendosi chiaramente a Jungkook.
Quell'appellativo così cattivo era uscito tagliente dalle sue labbra senza che nemmeno se ne accorgesse, ma Jimin ancora una volta era rimasto in silenzio. Sapeva bene che, se avesse replicato, si sarebbe ritrovato a difendere il ragazzo assente. A quel punto un litigio sarebbe stato impossibile da evitare.
"Taehyu-" aveva fatto per richiamarlo poi Jimin, voltandosi verso di lui, ma non aveva fatto in tempo nemmeno a pronunciare il suo nome per intero.
Questo perché Taehyung aveva posat0 le sue labbra su quelle di Jimin e, senza nemmeno un minimo di preavviso, insinuato la lingua nella sua bocca. Jimin aveva spalancato gli occhi e, dopo un attimo di totale smarrimento, aveva afferrato Taehyung per le spalle allontanandoselo.
"Tae, ma che fai?!" aveva chiesto incredulo, con gli occhi ancora sbarrati e il sapore di fragola a risvegliare il suo senso del gusto, colpa del lecca-lecca che il minore aveva assaporato fino a qualche istante prima.
Taehyung l'aveva guardato e i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. "E' sempre lui. Jungkookie di qua, Jungkookie di là..." Il tono di voce più acuto quando aveva pronunciato quel nome. "Ti sei mai chiesto perché lo odio così tanto?"
Anche Jimin l'aveva guardato cominciando poi finalmente a capire. "Tae, sei... innamorato di me?"
"Sì!" aveva risposto quasi urlando Taehyung. "Sì, cazzo, e tu ami lui."



Probabilmente anche il mio subconscio cerca in tutti i modi di ricordarmi che persona orribile io sia. Non capisco perché quel bacio ritorni a popolare i miei pensieri proprio adesso. Perché in un momento del genere quel ricordo ritorna a torturarmi?
Quell'episodio era avvenuto circa tre settimane prima, il giorno in cui avevo portato Jungkook al parco. Quella volta mi ero scusato con Taehyung, dicendogli che non potevo dargli ciò che voleva, e l'avevo abbracciato. Mi ero scusato ancora sentendomi sinceramente dispiaciuto e poi, dopo aver chiarito tutta quella storia e averlo salutato, ero andato via. E pensare che proprio quel giorno mi ero convinto a farlo: dire tutto a Jungkook, dirgli che non mi era indifferente e che da un po', un bel po', lui mi piaceva. Volevo confessargli che lui mi piaceva come io sapevo di piacere a lui. Che sì, lo amavo e che non m'importava che lui fosse un ragazzo e io pure.
E ora mi domando come siamo arrivati a questo e mentre continuo a chiedermelo, guardo Jungkook rimanendo immobile sul mio posto e non avendo idea di come agire. Sul serio, cosa dovrei fare? Chiamare qualcuno? La signora Kim magari. Probabilmente un'ambulanza sarebbe la scelta migliore ma ci metterebbe troppo ad arrivare... Sto ancora pensando a cosa dovrei realmente fare quando mi ritrovo ad afferrare Jungkook per la felpa e trascinarlo fuori dalla vasca. Lo strappo dalla morsa dell'acqua gelida ed è il suo stesso corpo, ora esanime, ad essere freddo. E per un breve, orribile istante penso sul serio di essere solo in questa stanza, che il ragazzo al quale sto disperatamente cercando di far riaprire gli occhi non sia più con me.
Abbasso la leva monocomando per impedire all'acqua di scorrere ancora e comincio a scuotere Jungkook senza però ricevere nessun tipo di reazione da parte sua. Non so cosa mi trattenga dallo scoppiare in lacrime. Forse la speranza che non sia realmente tutto finito mi fa ancora provare, perché accade che quando mi concentro su di lui, nel più completo silenzio, sento il suo respiro e allora posso tornare a respirare anche io. Lo scuoto ancora, lo chiamo per nome e per un attimo mi sembra di vedere le sue palpebre muoversi e sentirlo respirare più forte.
Ora, non so se sia opportuno fare ciò che sto pensando di fare ma non ho più molta scelta. Così, ricordando ciò che ha ingerito, avvicino l'indice e il medio alle sue labbra. Dopo averli inseriti tra di esse e posati sulla lingua, li faccio scorrere verso la gola spingendomi sempre più in profondità.
Dio, ti prego, funziona.
Tiro mentalmente un sospiro di sollievo quando sento Jungkook mordere non intenzionalmente le mie dita ancora nella sua bocca, ma che sfilo velocemente subito dopo. Tossisce prima di scagliarsi verso il water dinnanzi a lui e arpionarne i bordi. Siede sul pavimento, con la testa quasi completamente nella tazza del wc mentre rigetta tutto ciò che ha nello stomaco. E' questione di secondi e io sono al suo fianco. A quanto pare non ha ingerito altro a parte tanto alcol e una quantità spropositata di medicinali.
Percepisco tutta la sua sofferenza, la sento impossessarsi di me e penetrarmi fin dentro le ossa, e vederlo così, ansimante e impaurito, mi fa desiderare di essere al suo posto; ma adesso questo non è rilevante, così come ogni altro pensiero risulta inutile e superfluo. La cosa importante ora è che Jungkook è vivo. Non sta bene, lo so. La colpa è mia, ne sono consapevole. Ma è vivo. Eppure non posso fare nulla se non accarezzargli la schiena e assistere impotente a questa scena.
Quando non ha più nulla da espellere lo richiamo con l'intento di chiedergli se ora va un po' meglio, ma appena sente la mia voce alle sue spalle arresta ogni movimento. S'irrigidisce. Poso una mano sulla sua spalla e, a causa di quel tocco, comincia a tremare. Si volta bruscamente colpendomi con il bracciale allacciato al suo polso ma, ignorando il bruciore che avverto appena sopra il sopracciglio destro, lo afferro per le spalle impedendogli di scappare.
Perdo l'equilibrio ritrovandomi seduto sul pavimento allagato del bagno con lui tra le mie gambe. Jungkook si dimena tentando in tutti i modi di liberarsi della mia presa che lo costringe con la schiena contro il mio petto e mi sorprendo della sua forza. Piange disperatamente come mai l'ho visto o sentito fare, mi urla di andarmene e di lasciarlo andare ma tutto ciò che faccio e stringere di più la presa senza però fargli male, cercando di calmarlo e di trasmettergli sicurezza.
Dopo qualche minuto le sue proteste cessano gradualmente e tutto ciò che rimane a colmare il silenzio che aleggia intorno a noi sono i suoi singhiozzi sommessi. Stringe la presa sui miei avambracci, abbandonando la testa sulla mia spalla e mormorando qualcosa che non riesco a capire. Mi faccio più vicino a lui se possibile, ripete ciò che ha appena detto pochi secondi fa e questa volta la sua voce seppur flebile e appena udibile arriva chiara alle mie orecchie.
"V-voglio morire..." sussurra piangendo e sono io a sentirmi morire quando lo sento pronunciare quella frase con un tono straziante.
Quanto vorrei abbandonarmi in quest'attimo e piangere con lui. Maledirmi, affibbiarmi gli insulti più cattivi mai esistiti e ancora piangere. I miei occhi si riempiono di lacrime, serro le labbra tra i denti e con uno sforzo immane ricaccio indietro le lacrime che non fanno altro che minacciare di scivolare giù.
Fa così male tutto ciò, quasi non riesco a respirare. Ma adesso non importa che cosa provo io, il mio malessere passa in secondo piano. So che adesso devo essere forte, per me ma soprattutto per la creatura fragile che sto stringendo fra le braccia.

Save me {jikook}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora