Capitolo quattordicesimo.

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Credevo che Jungkook sarebbe stato bene senza di me, che gli avrebbe persino giovato un po' di lontananza, ed ero ancora più convinto del fatto che io stesso sarei stato meglio senza di lui. Quanto mi ero sbagliato. Ero stato un pazzo a lasciarlo in quel modo e, a conti fatti, avevo quasi ucciso il suo corpo. Sì, solo quello perché la sua anima l'avevo già massacrata da tempo. L'avevo infine annientata dopo aver continuato a lacerarla per anni.
Davvero aveva deciso di porre fine alla sua vita solamente per un mio errore? Avrebbe potuto prendermi a schiaffi, farmela pagare e umiliarmi. Gliel'avrei permesso, così come glielo permetterei anche adesso. Eppure ha deciso di allontanare me e distruggere se stesso. Io dico di amarlo, ma ho mai davvero pensato a tutto l'amore che lui invece prova per me e tutto quello che ha dovuto sopportare per starmi accanto? L'ho ripagato nel peggior modo possibile.
Dopo quella che mi sembra un'infinità di tempo, trascorso seduto sul pavimento bagnato di quel bagno con Jungkook stretto a me, mi faccio forza e agisco.
Dio, si congela qui dentro...
Mi rialzo da terra riportando in piedi anche lui e gli passo un braccio intorno alle mie spalle per sostenere il suo peso. Non che sia più così difficile sollevarlo, è spaventosamente più leggero rispetto a sole tre settimane fa. Si sorregge a fatica inciampando nei suoi stessi piedi e noto, appena usciamo dal bagno, come faccia di tutto per non far finire il suo sguardo sul letto. Penso che non abbia mai smesso di pensare a ciò che gli ho fatto, nemmeno per un secondo.
Mi dirigo nell'altro bagno della casa, intenzionato a fargli fare una doccia e fargli indossare degli indumenti asciutti e comodi.
"Ce la fai a stare in piedi?" domando appena siamo arrivati a destinazione e Jungkook annuisce a mala pena. Se non l'avessi guardato attentamente, nemmeno mi sarei accorto di quell'impercettibile movimento del capo.
Dopo un'altra infinità di domande che posticipano quella prima e tante raccomandazioni, lo lascio in bagno correndo a recuperare della biancheria e qualche vestito pulito nella sua camera. Mentre prendo i capi dall'armadio, conto i secondi che impiego e quando ritorno da lui, dopo aver acceso l'impianto di riscaldamento e averlo portato al massimo, ne sono passati appena tredici. Tiro mentalmente un enorme sospiro di sollievo, l'ennesimo, quando ritrovo Jungkook nella stessa identica posizione in cui l'ho lasciato.
A questo punto dovrei uscire dalla stanza e concedergli la sua privacy, perciò mi avvio verso la porta ma quando mi volto nuovamente nella sua direzione, Jungkook è immobile, fermo in quella posizione e non sembra essere intenzionato a muoversi.
Penso a quello che dovrei fare, a come dovrei comportarmi e ritorno di fronte a lui. Stringo tra le dita la zip della sua felpa e dopo averla abbassata completamente gliela sfilo lentamente. Jungkook tiene il capo chino e non mi da esplicitamente il permesso ma non mi respinge nemmeno, quindi penso vada bene se lo faccio io per lui. Lo privo dei suoi vestiti freddi e impregnati d'acqua e lo faccio con cautela, come se potesse andare in pezzi da un momento all'altro.
Mi sento un perdente, un illuso. Come se stessi disperatamente cercando di mantenere in piedi un castello fatto di sabbia asciutta. Come se lo stesso Jungkook fosse ormai qualcosa di astratto e io stessi inutilmente cercando di attribuirgli un colore o una forma.


◊ ◊ ◊



Jungkook siede sull'asse abbassato del wc mentre delicatamente gli friziono i capelli bagnati con un asciugamano. Dopo aver terminato, abbandono il telo umido vicino al lavandino e scosto i capelli dalla sua fronte pettinandoli all'indietro con le dita.
L'impianto di riscaldamento funziona alla grande e in pochissimo tempo scalda tutto l'ambiente e di conseguenza anche il bagno nel quale ci troviamo. Io ho persino caldo con i vestiti addosso e Jungkook, nonostante indossi solo la biancheria, non sembra aver freddo.
Pulisco in modo accurato il sangue nuovamente fuoriuscito dalle ferite sulle sue nocche e le disinfetto prima di avvolgerle con delle bende, facendole passare anche attraverso le dita. Quando ho finito prendo le sue mani tra le mie e lo incoraggio ad alzarsi, stando però pronto a sorreggerlo qualora non avesse la forza per mantenersi in piedi.
Jungkook non è più il ragazzino timido che ho conosciuto molto tempo addietro. Non è più il dodicenne che, sei anni fa, è piombato nella capitale senza avere la minima idea di cosa fare o aspettarsi. E' ormai diventato un uomo e, insieme al suo corpo, anche il suo carattere si è modellato. E' diventato forte, indipendente, schietto. Ed è solo colpa mia se adesso si trova in questo stato. Prima riusciva a trasmettermi sicurezza, controllo. Adesso invece percepisco solo paura e smarrimento. Paura, sì, ma non di me quanto di ciò che lo circonda e dell'attuale conflitto interiore che vive e si ostina a portare avanti.
L'osservo in piedi davanti a me, il suo corpo fasciato unicamente da un paio di boxer scuri, e mi perdo nel breve momento concessomi. E' più alto di me eppure sembra così piccolo e indifeso. E' dimagrito tanto, ma nonostante ciò il suo fisico è ancora mozzafiato. Le braccia muscolose, le cosce scultoree, l'addome piatto, ma non posso proprio non notare le spalle spigolose e le scapole e le ossa del bacino più sporgenti. Ha lo sguardo spento, vacuo. Sembra aver attraversato l'inferno ed esserne uscito vivo solo in parte. Il ragazzo dinnanzi a me è solo l'involucro di colui che era Jeon Jungkook prima. Prima di tutta questa storia e prima di me. Ma a dispetto di ciò è ancora bellissimo e mi domando come faccia ad apparire tale anche in una situazione spaventosa come questa.
Mi sento così male. Provo disgusto per me stesso. Che razza di uomo devo essere per aver ridotto così la persona che più conta nella mia vita? Forse dovrei solamente smetterla di definirmi un uomo perché in realtà non lo sono. Sono solamente uno stupido ragazzino che si lascia guidare dai suoi folli impulsi. Se avessi avuto solo un po' più di autocontrollo tutto questo non sarebbe mai successo.
Giuro che non volevo tutto questo. Cazzo, no che non lo volevo! Qui si parla di Jungkook, della sua salute fisica e mentale, non di stupidaggini. Dopo quello pensavo che si sarebbe arrabbiato. Credevo che mi avrebbe odiato, o almeno che una piccolissima parte di lui l'avrebbe fatto. Pensavo un sacco di cose, ma non che potesse seriamente tentare di... Dio, non riesco nemmeno a pensarci.
"Jungkook..." sussurro il suo nome ma lui non reagisce. Continua a tenere il capo chino e lo sguardo rivolto verso il pavimento tra di noi. La frangia lunga ricade in avanti coprendogli parzialmente gli occhi.
Con estrema delicatezza passo le mani, dapprima sfiorandolo, dietro la sua nuca e accarezzo piano il suo viso con i pollici. Sussurro di nuovo il suo nome ed è a quel punto che finalmente solleva lo sguardo incastonando i suoi occhi nei miei e la volontà sembra ritornare ad essere parte di lui.
Jungkook serra le labbra mettendo in risalto il piccolo neo appena sotto di esse -particolare che lui detesta ma che io da sempre adoro- e i suoi occhi si riempiono di lacrime mentre sono ancora sbarrati. Anche i miei cominciano a pizzicare in modo insopportabile. I suoi grandi occhi scuri brillano e mi guardano chiedendo aiuto, implorandolo. Mi stringe i polsi tra le sue dita fredde, un po' come se quella fosse la sua ultima ancora di salvezza, forse lo è davvero, e io gli sorrido cercando di rassicurarlo.
"M-mi di-spiace" mormora con voce spezzata chiudendo gli occhi e lasciando correre veloci le lacrime lungo il suo viso pallido.
"Adesso va tutto bene" gli dico continuando ad accarezzare le sue guance e so che queste parole non bastano, così come questi gesti. So che nulla basterà mai per farmi perdonare per ciò che gli ho fatto.
Jungkook piange senza preoccuparsi dei singhiozzi che sfuggono al suo controllo e pian piano ci ritroviamo inginocchiati sul pavimento del bagno, uno di fronte all'altro. Gli avvolgo le spalle con le braccia e lo faccio con estrema attenzione mentre le sue mani si chiudono intorno alla stoffa della mia maglietta, aggrappandocisi e stringendola forte.

Save me {jikook}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora