Pensavo che la mia vita sarebbe finita senza mai sentire il sapore delle sue labbra. Credevo che tutto questo sarebbe rimasto solo e unicamente una mia folle fantasia. Ma adesso, in questo preciso istante, sono le labbra di Jimin a fare pressione contro le mie, la sua lingua a cercare la mia. E posso dire per certo che questo è di gran lunga migliore di qualsiasi pensiero mai rivelato, di qualsiasi fantasia. Forse perché ho atteso per troppo tempo che tutto ciò accadesse davvero o forse per qualsiasi altra ragione a me sconosciuta. La verità è che non lo so. È tutto così confuso ora, terribilmente incerto ma al contempo assolutamente chiaro.
Jimin inclina il capo per amplificare, maggiormente se possibile, il contatto. Il bacio è naturale e delicato, dolce ma reso salato dalle nostre lacrime. Lacrime che pian piano cessano la loro discesa e ci allontaniamo quanto basta per riprendere fiato.
"Non escludermi più dalla tua vita perché adesso io so cosa voglio" enuncia ritornando a guardarmi negli occhi.
"E cosa vuoi?" domando tra gli ansiti sostenendo il suo sguardo.
"Te."
Penso a ciò che Jimin ha appena detto e a come dovrei rispondere, ma adesso altre parole sarebbero solo superflue. Perciò a quella risposta ritorno a lambire le sue labbra sentendomi vincitore della mia personale battaglia ma allo stesso tempo irrimediabilmente vinto. Perché, seppur io non abbia mai provato nulla di più bello e meraviglioso, sento di non avere nessun controllo su quest'irrefrenabile sentimento e quasi mi fa paura. Ne sono spaventato, eppure non posso far altro che sentirlo esplodere nel mio petto, in qualsiasi altra parte del mio corpo e in tutto il mio essere.
Chiunque mi darebbe del pazzo se sapesse di ciò che Jimin mi ha fa tatto e nonostante ciò io abbia avuto la forza di perdonarlo e andare avanti. Forse anch'io mi darei del matto, penserei di me additandomi come folle. Ma io, senza di lui, non ci posso stare. Non ce la faccio. Sarebbe come privarmi dell'ossigeno che respiro ogni secondo di ogni giorno. In realtà lo respirerei anche se fosse gas nervino. Perché non importa quanto potrebbe farmi male, continuerei ad amarlo ugualmente.
Se sapesse, la gente parlerebbe. Affermerebbe che tutto questo è solo un capriccio di un diciottenne confuso, una stupida fase adolescenziale. Ma io so che non è così. Questa è semplicemente la realtà e, d'accordo, magari non so nulla di come funzionino le cose in un rapporto di coppia o di cos'è effettivamente questo sentimento che chiamiamo 'amore'. Perché, in fin dei conti, io cosa so sull'amore? Niente, questa è la verità. Sono inesperto, sì, ma di una cosa sono più che certo: avere Jimin al mio fianco è un bisogno primario. So perfettamente di amare Jimin incondizionatamente e proprio per questo non m'importa dei pensieri altrui. Non m'importa se lui è un uomo e lo sono anche io, non m'importa di venire additato mentre cammino per strada stringendo la sua mano; perché la sua sarà sempre la sola e unica mano che vorrò stringere nella mia. Niente può più soffocare ciò che provo, non ora che finalmente sono consapevole del fatto che Jimin prova nei miei confronti gli stessi sentimenti che io provo nei suoi. Potranno darmi dell'illuso, del pazzo. Potranno etichettarmi come più gli piacerà, so che lo faranno. Ma a me basterà avere lui al mio fianco e tutto andrà bene.
Un tuono ci fa sussultare entrambi ma, seppur sorpresi, non ci allontaniamo l'uno dall'altro. Jimin mi tiene stretto a sé per la nuca e l'altra mano, posata alla base della mia schiena, supera l'indumento venendo a contatto diretto con la mia pelle nuda. Rabbrividisco, un po' perché la sua mano è fredda se paragonata alla mia temperatura corporea e un po' per l'eccitazione, continuando a condividere insieme a lui quest'istante solo nostro.
Forse dovevo arrivare a toccare il fondo prima che mi fosse concessa la possibilità di risalire. Più che toccarlo, in realtà, mi ci ero praticamente spiaccicato contro: un po' come un insignificante moscerino contro il parabrezza di un tir in autostrada. Avevo sfiorato la morte e per un attimo, un breve istante dopo la concreta realizzazione di ciò, mi ero sentito felice. Felice di smetterla, felice di andarmene. Ero stato davvero felice di arrendermi. Perché, Dio, arrivato a quel punto mi ero sentito troppo stanco per continuare. Mentire e fingere di star bene non sarebbe più bastato. Per tutta la vita avevo remato controcorrente con tutti, anche con Jimin, cercando di mantenermi a galla, ma alla fine la mia barca costruita di bugie si era distrutta e io ero quasi annegato.
È successo ed è stato spaventoso ma ora non importa più. Adesso non importa più niente. Tutto ciò che voglio fare d'ora in avanti è accantonare la negatività, vivere davvero come non ho fatto fino a questo momento e stare con la persona che ho desiderato per anni.
Sento le mani di Jimin intrecciarsi nei miei capelli e io, con le mie, discendo lungo il suo torace. In un impeto di voluttà e sconsiderata spudoratezza, guidato solo e unicamente dal desiderio, supero la stoffa della sua maglietta intrufolandomi al di sotto di essa e, percorrendo il suo addome scolpito, faccio scivolare le mie dita tra la sua pelle e l'elastico dei boxer.
"Jungkook, no."
Riapro gli occhi e mi allontano da lui interrompendo il bacio quando lo sento avvolgere le sue dita intorno ai miei polsi e allontanarmi le mani.
"Non... Non mi vuoi?" domando come se fosse totalmente scontato, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
È però ovvio il fatto che io stia correndo un po' troppo. Probabilmente non sono nemmeno ancora pronto per spingermi tanto oltre, non so perché sto insistendo così. L'eccitazione è tanta, non posso negarlo, e nonostante le sue parole e il suo tentativo di fermarmi, l'avverto chiaramente anche da parte sua. L'ho voluto per così tanto tempo che in questo momento è il desiderio ad agire al mio posto.
"Non voglio che succeda così, con noi a piangere e con il ricordo di quello che è successo qualche ora fa." Si asciuga le lacrime con il dorso delle mani e poi ritorna a guardarmi. "Jungkook, io ti voglio. Più di qualsiasi altra cosa. In un'altra occasione non ci penserei due volte a prenderti qui, adesso. Ma non posso."
Comincio a sentire un po' caldo. Forse è colpa della felpa pesante che indosso o forse sono le parole di Jimin a farmi questo effetto. Ho improvvisamente sete e sento la gola secca. Non credevo che sapere di essere desiderati dalla persona che si ama potesse scaturire stati d'animo così forti e travolgenti. Sarebbe da stupidi affrettare le cose proprio ora. Se dovrà succedere, allora succederà.
"Va bene." Annuisco comprendendo i suoi motivi e trovandomi d'accordo con lui.
Jimin ritorna a intrecciare le sue dita tra i miei capelli facendosi più vicino a me. Ritorna a baciarmi e fuori la pioggia comincia a scendere rumorosamente, infrangendosi contro il vetro della finestra a causa del forte vento alzatosi.
Un lamento sfugge dal mio controllo quando le sue mani, inizialmente dietro il mio collo, raggiungono la parte anteriore e premono non intenzionalmente contro i lividi che deturpano ancora quel punto del mio corpo. Lui, accorgendosene, si allontana dalle mie labbra incontrando i miei occhi che lo stanno già fissando.
"Fanno male?" domanda passando delicatamente le dita sopra di essi.
"Solo un po'."
Il suo sguardo è un agglomerato di dispiacere, mortificazione e rabbia verso se stesso. E io vorrei fare sparire questi sentimenti. Quanto vorrei che non si sentisse così. Vorrei fargli capire che ora io, nonostante tutto, sto bene davvero. Che adesso tutto ciò che dobbiamo fare è mettere da parte gli episodi negativi e pensare a noi.
Il bagliore di un fulmine illumina per un attimo, un po' come il flash di una macchina fotografica, la stanza buia nella quale ci troviamo prima di lasciare nuovamente posto alla penombra. Il forte boato prodotto dal tuono immediatamente dopo, seppur prevedibile, mi fa sussultare. Ma questa volta l'unico a prendersi uno spavento sono io. Jimin ridacchia divertito e io mi porto d'istinto una mano sul cuore.
"Dio, che paura!" esclamo rivolgendo il mio sguardo verso l'esterno.
Avanzo carponi verso la finestra e, dopo aver scostato le tende, rimango a fissare la pioggia che si riversa sulle automobili, sulle strade e sugli ombrelli delle persone intente e ripararsi. Jimin mi affianca posando la testa sulla mia spalla e portando anche lui la propria attenzione all'esterno.
"Dov'eri?" gli chiedo improvvisamente, continuando a guardare la pioggia spargersi ovunque.
"Quando?"
"Prima di venire a casa mia questo pomeriggio" specifico notando un pizzico di smarrimento nel suo tono di voce. Jimin si sposta dalla mia spalla e, senza rispondere alla mia domanda, sospira profondamente. Così: "Eri con Taehyung?" azzardo, sicuro però di averci azzeccato e difatti poco dopo annuisce.
"Io..." tentenna concentrandosi su di me e io, di rimando, mi volto verso di lui per incontrare i suoi occhi. "Sì," ammette infine. "Sì, ero con lui."
Sostiene il mio sguardo e, seppur si stia torturando le mani in preda al nervosismo, mi sorride. Sono io a cercare di calmarlo creando del contatto fisico, appoggiando una delle mie mani sulle sue.
"Ehi, è tutto okay. È giusto che passi del tempo con lui, è tuo amico e a me va bene."
Dopo ciò entrambi lasciamo cadere la conversazione non avendo nient'altro da aggiungere. D'accordo, mi da un po' fastidio che passino del tempo insieme, lo ammetto, ma non ne sono invidioso e tantomeno geloso. Taehyung è meschino, bugiardo e falso. Non mi fido di lui ma mi fido di Jimin e questo mi basta.
E poi non ho nessuna intenzione di diventare uno di quei fidanzati maniacali che, oltre a fare miliardi di domande inopportune, controllano persino il cellulare del proprio ragazzo e... Aspetta, ma io e Jimin adesso stiamo insieme? E se non è così, allora cosa siamo? Dopotutto lui non mi ha esplicitamente chiesto di diventare il suo ragazzo, no? O forse sta semplicemente aspettando che sia io a chiederglielo, oppure-
"Jungkook, sveglia" intona Jimin sventolandomi una mano davanti agli occhi e distogliendomi dai miei pensieri. "A cosa pensavi?" domanda poi con un'espressione divertita stampata in viso.
"A niente!" dissimulo agitando una mano in aria. No, non se ne parla proprio che gli dica ciò a cui stavo pensando, sarebbe imbarazzante!
Mi stiracchio facendo scrocchiare alcune vertebre ottenendo un 'ahia!' da parte di Jimin mentre assume un'espressione sofferente–non sopporta quando lo faccio, dice che quel rumore è così cupo da fargli quasi provare dolore- e successivamente sbadiglio rumorosamente portando entrambe le mani davanti alla bocca.
"Hai sonno?"
Annuisco. "Un po'."
Mi stendo sul letto incrociando le braccia sul cuscino e poggiandovi poi la testa. Guardo Jimin alzarsi e, dopo essere rimasto immobile a contemplare il vuoto per qualche secondo, prendere a camminare su e giù per la stanza. Lo fa per almeno quattro volte prima di avvicinarsi di nuovo a me. Questo suo comportamento mi rende teso.
"Qualcosa non va?" chiedo rialzando la testa e tirandomi su puntellando i gomiti sul materasso.
"Passami un cuscino" m'intima senza rispondere alla mia domanda.
"Perché?"
"Dormo sul divano" risponde lasciandomi spiazzato, il tono di voce fin troppo serio.
Ci rimango un po' male venendo a conoscenza di quella sua decisione, perciò un 'oh' pronunciato con un tono piuttosto affranto è tutto ciò con cui riesco a ribattere. Non riuscendo a pensare a nient'altro che non sia la domanda che ho appena posto, prendo uno dei cuscini posati sul letto e glielo passo. Jimin lo afferra e fa per togliermelo dalle mani ma io non riesco proprio a mollare la presa.
"Jungkook..." mi chiama e mi rimetto seduto incrociando le gambe.
"Non te ne andare" lo prego scuotendo la testa, decidendo di ignorare qualsiasi cosa abbia da dire e qualunque sia la sua scusante. "Dormiamo insieme, e poi questa è la tua stanza, dovrei essere io quello a dormire sul divano e non tu."
Vedo la sua maschera di risolutezza messa su poco prima creparsi e, dopo aver sospirato arreso, andare completamente in frantumi. "Per te va bene?"
"Dormire insieme? Sì, certo che va bene." Mi riprendo il cuscino quasi strappandoglielo dalle mani e lo lancio sul letto da qualche parte alle mie spalle, prima di afferrare lui per i fianchi e farlo avvicinare di più a me. "Stupido!" Lo colpisco piano su una spalla. "Credevo avessi cambiato idea o, che so, ti fossi pentito!"
Inaspettatamente mi prende il viso tra le mani e, dopo essersi chinato quanto basta, mi bacia. Rimango con le braccia sospese a mezz'aria, con le mani pronte ad afferrare nient'altro che il nulla prima di aggrapparmi al collo della sua maglietta e avvicinarmelo ancora di più.
Jimin interrompe gentilmente il contatto e ritorna a guardarmi. "Dimmi, ti sembro forse pentito?" Sorrido scuotendo la testa. Decisamente no. "L'unica cosa di cui mi pento è non averlo fatto prima."
Ritorna a sedersi accanto a me e poco dopo avverto lo scroscio della pioggia intensificarsi sempre di più. Lì fuori dilaga una vera e propria tempesta con tanto di tuoni e fulmini e nonostante il mal tempo mi disturbi, con Jimin al mio fianco non riesco proprio ad avere paura. Intorno a noi è ormai quasi completamente buio, perciò Jimin si sporge per accendere la lampada posata sul comodino accanto a lui.
"Non dovremmo metterci sotto le coperte?" domanda Jimin alzandosi in piedi e io lo imito assecondandolo.
Scosta le coperte e m'invita a stendermi prima che possa farlo anche lui, perciò prendo posto e il tessuto ancora freddo delle lenzuola a contatto con il mio corpo caldo mi fa rabbrividire.
"Hai freddo?" chiede Jimin e io annuisco, così: "Prendo un'altra coperta" m'informa. Fa per alzarsi ma lo trattengo per un braccio.
"Ho bisogno di te, non di un'altra coperta. Avvicinati."
Lo vedo trattenere un sorriso e alla fine si stende al mio fianco. Mi accoccolo contro di lui posando la testa sulla sua spalla e un mio braccio va a circondargli la vita.
Dopo di che chissà per quanto tempo rimaniamo immobili in quella posizione ad ascoltare i nostri respiri lenti e regolari; e la pioggia che non vuole saperne di arrestare la sua discesa. È estremamente rilassante starsene tra le sue braccia a non far nulla, senza nessun brutto pensiero ad affollarmi la testa, senza avere la costante preoccupazione che Jimin possa leggere nel mio sguardo i sentimenti che provo nei suoi confronti. Non credo di essermi mai sentito bene come in questo preciso istante, lui è con me e io non potrei volere di più.
Con un gesto delicato mi carezza la guancia spostandosi sulla mandibola, arrivando al collo e scendendo infine con le dita sulla clavicola. Ci si sofferma per qualche minuto continuando a mantenere il silenzio finché non mi sembra di sentirlo sospirare.
"Jungkook, non hai fame?" domanda turbato.
Scuoto la testa. "Sto bene, davvero."
"E' solo che mi fai preoccupare. Da quanto tempo non mangi?"
"Non lo so" confesso sentendomi tremendamente in colpa.
Jimin sospira ancora una volta stringendomi di più a sé con fare protettivo e mi lascia un bacio tra i capelli. Sospiro anche io e inalo il suo profumo, probabilmente una delle tante cose che in queste tre settimane mi è mancata maggiormente di lui.
Quell'inconfondibile profumo l'avevo sentito anche a casa mia, era ovunque: sui miei vestiti, tra le coperte. Era rimasto a invadere il mio appartamento anche quando Jimin se n'era andato. Era stato uno strazio conviverci. Nessuno avrebbe mai potuto comprendere i miei sentimenti a riguardo e quanto fosse riuscito a farmi male il suo ricordo.
"Dormi?" domanda improvvisamente Jimin con un filo di voce, spezzando il silenzio tra noi e anche la mia scia di pensieri.
Scuoto la testa contro il suo petto e alzo il viso per incontrare il suo sguardo. "Stavo pensando."
"A cosa?" domanda curioso.
"A te" ammetto senza imbarazzo. "Sai che sono orgoglioso e mi costa tanto ammettere ciò che sto per dire ma... penso che non reggerei se tu mi lasciassi."
"Sarei un pazzo a lasciarti andare."
Ritorno a posare la guancia contro il suo petto, cercando di nascondere l'accenno di sorriso nato grazie alle sue parole. "Vorrei essere più autonomo. Vorrei poter riuscire a distaccarmi, odio essere così dipendente da te, eppure non ci riesco."
"Jungkook, sai cosa? Dovresti proprio smetterla di pensare" suggerisce e io gli do tacitamente ragione. "D'ora in poi potrai sempre appoggiarti a me, devi farlo. Anzi, mi arrabbierò se non lo farai" m'informa, perciò annuisco senza aggiungere altro.
Jimin spegne la lampada sul comodino e in un attimo ci ritroviamo circondati dall'oscurità della sua stanza. Non l'ho mai detto a Jimin né a nessun altro ma il buio mi fa un po' paura, me ne ha sempre fatta fin da bambino, e non penso che questo timore sparirà mai completamente. Eppure, con Jimin al mio fianco tutto fa meno paura. L'oscurità, l'odio delle persone, persino mio padre.
"Ho combinato un bel disastro a casa, eh?" Sono io, dopo un po', a spezzare il silenzio creatosi pochi minuti fa. Jimin annuisce sussurrando un flebile 'già' accarezzandomi i capelli in un gesto ritmico. "Non è che potresti occupartene tu?" domando poi. "Io... non credo di farcela."
"Certo che me ne occupo io. Avevo intenzione di proportelo, infatti." Mi rassicura e in questo momento solo Dio sa quanto gli sono grato per questo.
"Grazie, hyung."
"Non preoccuparti, sarà tutto a posto quando ritornerai a casa."
E so che è scontato ciò che sto pensando, anche un po' sdolcinato in realtà, ma è lui la mia casa; non ci sarà mai un vero posto in cui ritornare finché lui sarà con me, ché mi basterà averlo al mio fianco per sentirmi a casa. Questo però decido di non farglielo sapere.
Sento il vento alzarsi e la pioggia, dopo essersi intensificata, cominciare a battere contro il vetro della finestra. Lo scroscio costante proveniente dall'esterno è confortante, ma mai quanto le braccia di Jimin che circondano il mio corpo.
"Senti ancora freddo?" mi chiede lui e io scuoto la testa respirando contro il suo collo. Rabbrividisce per colpa del mio gesto e io ridacchio divertito. "Adesso dormi" mi rimprovera scherzosamente.
Per gli istanti successivi resto in silenzio, senza pensare a nulla, e presto il respiro del ragazzo al mio fianco rallenta e si regolarizza. Rimango così accoccolato accanto ad un Jimin già addormentato, protetto nel suo caldo abbraccio, ad ascoltare il suo respiro e l'incessante rumore della pioggia.
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Save me {jikook}
FanfictionA Jeon Jungkook non piacevano i ragazzi. Il solo pensare di poter fare un certo tipo di cose con un uomo gli faceva salire la bile in gola. Allora perché con Jimin questo non succedeva? Perché si sentiva pericolosamente attratto dal suo hyung? ➢ Jun...