Pov. Arthur
Aspetto Romano sulla sogliola della porta di casa mia. Sono le cinque e trenta della mattina e non capisco perché dobbiamo andare così presto, ad un meeting che, di sicuro, sarà noioso. Mentre aspetto, ascolto un po' di musica. Non sono molto amante della musica, ma quando posso, ascolto la musica fino a farmi venire i conati di vomito. Mentre sfoglio la libreria del mio Spotify, mi accorgo che ho una canzone che ho ascoltato poco. Decido di ascoltarla. Non è male devo essere sincero. Grazie a questa canzone, non chiamo il mio capo satana, ma ben si "american psycho". Non mi faccio mai sentire quando lo dico, però adoro questo nomignolo. Pensandoci bene, anche la sua ragazza potrebbe essere sopranominata "american beauty". Smetto di pensare, vedendo la macchina di Romano arrivare. Grazie a dio Roma.
"Su muoviti Arthur."
Mi apre lo sportello della macchina, facendomi cenno di entrare. Lo fa spesso quando mi viene a prendere in macchina per andare a lavoro. Salgo in macchina, notando che in quella macchina c'ero solo io.
"Ivan e Antonio?"
Chiedo guardando Romano, che con calma sale in macchina. Caro Romano, sto per perdere il lavoro se non ti sbrighi."Gli ho già portati in azienda. Adesso porto te dal capo."
Risponde, iniziando a guidare.
Ho la patente, solo che con il cambio di volante, mi trovo davvero scomodo. Allora chiedo a Romano se mi può dare un passaggio ogni tanto. Ivan, ha la patente, ma non vuole usare la sua macchina per andare a lavoro. Dice: Voglio tenere la mia benzina per necessità. Quando dice quella frase, campiamo che si riferisce alle sue sorelle. Antonio, non ha la patente, ma non si preoccupa più di tanto. Da quando vive con Romano, viene sempre portato da quest'ultimo.
Vedo Romano tranquillo, un po' mi fa da tranquillizzante. Anche se so che fra qualche instante sarò nella stessa macchina del capo, a guardare fuori dal finestrino la strada che faremo."Condoglianze, siamo arrivati."
Romano gira la testa verso di me, dandomi un caloroso sorriso. Sorrido e scendo dalla macchina. Cammino verso la casa del capo. Non ho mai visto casa sua sinceramente, ma da fuori non è niente male. Salgo le piccole scalette e mi posto davanti la porta. Tiro un bel sospiro prima di bussare alla porta. Sono indeciso. Busso o suono? Non mi sono mai fatto questi problemi, ma quando si tratta del mio capo, mi vengono in mente anche le domande più stupide. Come ieri, pensavo di amare il mio capo. Infondo non volevo sentire nessuno che dicesse cose negative su di lui. Ma deve essere normale, sento ogni giorno Romano o Antonio dire le peggio cose al capo.
Alla fine opto per suonare il campanello, penso che mi possa sentire meglio con questo campanello. Suono e allontano il dito dal pulsante nero del campanello. Mi metto a fissare la porta.
Sapete quei balli di fine anno, tipici degli americani? Ecco. Inizi a cercare la tua accompagnatrice del ballo per tutta la scuola. La trovi e ci vorranno anni prima che tu glielo chieda. Riesci a dirglielo. Qua i casi son due: o ti dice che ha già trovato qualcuno oppure è libera, ma seguiamo il secondo caso. Si passa all'autorizzazione dei genitori. Anche qua i casi son due: o genitori gli proibiscono di uscire, oppure gli danno il permesso. Seguiamo anche qua il secondo caso. Arriva la sera del fatidico ballo di fine anno. Ti presenti davanti a casa della "tua ragazza", inizi a sudare e aspetti che lei esca con tutto il vestito luccicate che ti acceca anche. Vai sulla tua macchina (oppure prestata da un amico) e guidi verso la festa. Sai già che sarà noiosa.
Nel caso mio, devo aspettare che il mio capo apra la porta per poi salire sulla sua macchina rossa sgargiante, ed andare ad un meeting noioso. Qual è la differenza? Che la ragazza è il mio capo. Quel capo cattivo e freddo di tutto il pianeta terra, che ci siamo beccati solo noi."Andiamo Kirkland."
Ed eccolo uscire dalla sua porta di casa tutto vestito elegante con una cravatta nera appesa al lato destro della spalla. Ed io pensavo di essere l'unico a non essermi vestito in tempo e per ciò finire di vestirmi in macchina.
Lo seguo.
È mattina presto, non me la sento di sentirmi urlare contro, ma penso che anche lui non voglia urlare cosi di mattina presto.
Saliamo sulla macchina."Se vuoi mettiti la cintura, se non vuoi, non mi prendo nessuna responsabilità."
Suona come una vera e propria minaccia.
Lo faccio.
Non voglio morire per colpa del mio capo incazzato nero già di prima mattina.
Mi chiedo se si è mai preso una camomilla per rilassarsi...
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Il Capo Che Odio Con Amore
FanfictionArthur Kirkland, un giovane ragazzo di 23 anni, lavora in una delle aziende giornalistiche di New York. Il suo capo, Alfred F. Jones, è uno di quei capi che non vorresti mai incontrare in vita tua. Ogni mattina Arthur viene chiamato da Alfred per fa...