Pov's Romano.
"Romano?"
"Che succede Feli!?"
Mio fratello che chiama a quest'ora dall'Italia. Non so quante volte gli ho detto che c'è il fuso orario e di non chiamarmi a quest'ora. Mi chiede se posso ospitarlo in casa mia per una settimana, il tempo di trovare un lavoro qua a New Work. Sospiro e acconsento. Parliamo per una mezz'ora buona, mentre ormai quel buona annulla di Antonio si è addormentato. Mi chiede come sta andando il lavoro e se sto bene. Starei meglio se quella testa di cazzo di Arthur rispondesse almeno ad una mia chiamata. Non gli dico di Arthur. Non l'ha mai conosciuto e accennargli di una persona che in questo momento è scomparsa, beh, non mi sembra il caso. Ci salutiamo e riattacco.
"OH MIO DIO"
Fa un balzo dal letto Antonio appena sente le mie urla. Non posso contenermi. Una chiamata persa da Arthur. Ora mi sente."Ma che succede!?"
Sbadiglia Antonio mentre si siede sul letto. Gli metto una mano davanti la bocca e richiamo Arthur. Primo squillo. Secondo squillo. Al terzo, Arthur finalmente, risponde.
"Ohy Romano, come mai così tante chiamate ch'è successo!?"
"A me lo chiedi!? Tu sei tutto scemo! Non ti fai vivo per quattro ore, cazzo, quattro ore. E chiedi a me, cosa è successo!?"
Antonio mi guarda con gli occhi sgranati. Dovrei moderarmi col linguaggio, ma non ci riesco.
"Ero in riunione col capo..."
"NO! Non lo eri! E sai perché!? Perché ti abbiamo sgamato caro!"
Senza pensarci due volte, metto la chiamata in viva voce e invio la famosa foto a Arthur.
Pov's Arthur.
Mi viene una fitta al cuore. Come fa ad avere questa foto!? Rimango a fissarla per un bel po' di minuti. Il silenzio regna in questa stanza, nessuno disturba. L'orologio segna le due di notte e il ticchettio delle lancette mi mette paura. Il tempo che passa mi mette ansia. Vorrei tornare indietro e fermare il tempo quando io e Alfred stavamo accoccolati, uno accanto all'altro, distesi sul letto a scambiarci qualche bacio. Eravamo in paradiso. Il silenzio continuava a regnare sovrano in tutte e due le estremità del telefono, fino a quando, Romano, non apre bocca e mi chiede se ci sono. Balbetto un semplice e in capibile sì. Rassegnato e ormai alle strette, gli racconto tutto.
Dopo avergli raccontato tutto, non sento più niente. Ho paura, ho davvero paura che ci dividono. Mi sto davvero innamorando di Alfred, ma non posso ancora definire quello che sento per lui. Abbiamo fatto quello che ci risultava più facile da fare, per capire che noi due ci completiamo: l'amore. A occhi esterni questo non si potrebbe definire amore, ma semplice e puro sfogo per lo stress del lavoro. Ma con i miei occhi, vedo davvero Alfred che piano piano si innamora di me. I suoi sussurri, i suoi tocchi, il suo respiro, i suoi baci e molto altro ancora, mi fanno sentire così bene con lui che vorrei davvero che il tempo si fermasse, lasciando solo noi due in questo mondo.
"Ah...ah...ah... che bello scherzo Arthur!"
"No! Non è uno scherzo Romano! Io e il capo l'abbiamo fatto!"
Non ho mai alzato la voce con Romano, non cosi seriamente. Sono sicuro di quello che dico. Mi sono sempre pentito di tutto, ma di questo non me ne pentirò ne sono sicuro. Romano cerca di capire, balbettando qualche frase nel suo dialetto napoletano. Quando Romano è teso e preoccupato, balbetta tra sé e sé delle frasi in napoletano, compressibili solo da lui.
"Non preoccuparti Romano! Domani ti racconterò tutto! Cambierete tutti idea su Alfred!"
Riattacco, non lasciando neanche tempo di controbattere. Alfred è cambiato e cambierà, me lo sento.
Ho messo in carica il telefono dopo qualche minuto dalla fine della conversazione con Romano, l'ho spento, in modo che nessuno mi potesse disturbare. Mi sono messo a guardare il soffitto, mentre il condizionatore emanava l'aria fresca, che mi serve per riprendermi un po'. Sono davvero sconvolto dalle parole di Romano. Appena ho riattaccato, mi ha scritto un messaggio: Non andrà a finire per le belle! Fidati di me! Non voglio che tu stia male e ti conviene lasciarlo! Non cambierà mai. Lo so, Alfred è davvero cattivo e le maggior parte delle volte è anche aggressivo. Ma c'è qualcosa in me che dice che cambierà. Mi ricordo che appena entrato in questa azienda, Alfred non era ancora capo, anzi non c'era proprio in quella azienda. Kiku Honda, il suo predecessore, è molto timido e non parlava mai con noi se non ci fosse affianco a lui il suo aiutante, Yao Wang. Noi facevamo il nostro lavoro, ovvero quello di guardare le vecchie riviste e cercare di cambiare desing o delle grafiche, oppure cambiare calligrafia, mentre Yao, portava il caffè a Kiku o lo aggiornava su tutto. Alfred, non ha mai voluto un aiutante. Ci sono molte persone in quella azienda che potrebbero fargli da aiutante, ma niente, non ne ha mai voluto sentire parlare.
Ci sono diversi piani in quella azienda. Al piano terra c'è il bar accompagnato dai bagni comunali. Al secondo piano ci sono i fotografi e anche loro hanno un capo. Al terzo piano ci sono le stampanti, dove alcune persone ci passano sempre il tempo. Al quarto piano, non che penultimo, ci siamo noi, quelli che modifichiamo e che correggiamo. Ed infine c'è il quinto piano, lì c'è una sala delle riunioni nell'ala destra del piano e nell'ala sinistra ci sono le persone che lavorano più di tutti: gli scrittori. In tutto abbiamo cinque piani, tre capi e come minimo 250 persone che lavorano. Io conosco solo poca gente lì e quando vado a fare delle fotocopie ci parlo, ma poco. I tre capi si chiamano: Mathias Kohler, Alfred F. Jones e in fine, il capo dei capi, Gilbert Beilschmidt. L'ultimo è salito da poco al "potere" e ancora non ha dato carichi ben precisi agli altri due. Gilbert è il fratello di un certo Ludwig, non che vecchio capo nel nostro campo. Ma tornando a Kiku e a Yao. Kiku è tornato in Giappone per problemi famigliari, invece Yao è rimasto in questa azienda, solo ch'è salito di grado. Ora fa lo scrittore. Ivan, che ha fatto in tempo ad avere come capo anche Ludwig, ha conosciuto Yao e se n'è innamorato. Insomma la storia di quella azienda è lunga e complessa. Sospiro e guardo il soffitto.
"Come mai questo sospiro?"
Alfred è appena tornato e io mi alzo per andare a salutarlo con un dolce bacio."Niente, andiamo a dormire o devi andare da qualche altra parte?"
"Nah, possiamo dormire"
Mi sorride dolcemente e mi lascia un altro bacio a stampo. Non gli dirò che Romano sa di noi due, non ora, non voglio rovinare questo momento.
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AVETE VISTO!? E' BELLO LUNGO EUE.
Comunque- ho deciso di fare in questo capitolo un po' tutta la storia di quella bellissima azienda a cui non ho ancora trovato un nome. Così, per fare un po' di chiarezza su alcuni punti! (che poi, magari, ho incasinato qualcosa che non era per niente incasinato)
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Il Capo Che Odio Con Amore
FanfictionArthur Kirkland, un giovane ragazzo di 23 anni, lavora in una delle aziende giornalistiche di New York. Il suo capo, Alfred F. Jones, è uno di quei capi che non vorresti mai incontrare in vita tua. Ogni mattina Arthur viene chiamato da Alfred per fa...