Capitolo 11

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Pov.Arthur

Faccio scorrere l'acqua della doccia mentre mi tolgo l'enorme camicia che mi ha prestato Alfred per coprirmi. Ha fatto davvero male, ma infondo era piacevole. Ora, come ora, penso che era meglio farlo in questo modo. Mentre ci stavamo coccolando sul letto, mi ha rivelato che lui non ha mai avuto amici e quelli che io e Ivan chiamavamo amici di "satana" (o meglio, american psycho per me.) non erano altro che normali colleghi con qui scambiavi solo due parole per questioni di lavoro. In oltre, mi ha confessato che pensava già di essere gay da qualche giorno. Ogni volta che dovevo portargli il caffè, sentiva come una strana sensazione.

Siamo venuti qua a Toronto per il meeting, ma alla fine era solo un modo per capire cosa provava per me.

Il meeting si tiene domani alle otto e trenta della mattina.

Mi faccio la doccia immerso nei miei pensieri. Cosa dovrò direi ai miei amici ora? Glielo dovrò dire? Non penso, la prenderebbero male...

Esco dalla doccia. Avvolgo attorno alla mia vita un asciugamano, prendendo un altro asciugamano iniziando ad asciugare i capelli. Pensavo che Alfred fosse una persona, che ha letto, sfogasse ogni suo stress per il lavoro, visto che ha lavoro sembra perfettamente una statuina: senza emozioni. Invece è il contrario. MI rassicurava sussurrandomi nell'orecchio di resistere e che sarebbe presto finito tutto.

"Arthur, ti ho portato i panini."

Esco dal bagno e vedo Alfred con in mano un sacchetto con una M scritta in grosso. Tipico di un americano.

"MC?"

Commento ridacchiando un po'. Mio fratello più grande era fidanzato con un'americana. Spesso uscivano assieme e le molte delle volte, mi raccontava, che al posto del ristorante, andavo al McDonald's per mangiare qualche panino. Non sono mai stato un appassionato di quei hamburger pieni di grasso, preferisco rimanere fedele al mio fish and chips.

"Tipico di un americano no?"

Risponde ridendo. Ha davvero un bel sorriso. Pensavo che le sue labbra avrebbero preso forma solo con i suoi soliti sorrisetti che mi facevano rabbrividire sempre.

Oltre a tutte le cose dolci che mi ha detto, ce n'è una in particolare che mi ha colpito: Lascerò la mia ragazza, sai quanta gente ho licenziato? Non sarà difficile per me.

Neanche i miei fratelli mi avevano messo al primo posto. Ero sempre o secondo o terzo. Quel poco affetto che mi veniva dato era dai miei fratelli e dai miei amici. Non chiedo più di tanto. Ormai i miei fratelli hanno una loro vita e non possono badare a un ragazzo di 23 anni. Romano e Antonio stanno assieme e non posso rovinare la loro relazione. Ivan ha già una cotta per un ragazzo cinese. Alla fine io ero l'unico a: non aver dato il primo bacio, a non essermi mai innamorato e a rimanere un verginello.

Ora che ci penso, Ivan, dopo qualche mese che era arrivato Romano, mi aveva detto che Antonio aveva una cotta per me. Non ho mai visto Antonio come "mio" ragazzo, ma semplicemente come un amico su qui contare. Ho sempre tenuto segreto questa cosa per non far riaffiorare sentimenti in Antonio. Ma tutt'ora, io, ci penso. Avrei consumato la mia prima volta con il mio capo? Sarei rimasto fedele ad Antonio?

A essere sincero, poco importa ora, ormai ho segnato il mio destino con questo. Neanche loro possono fermarmi ora...

"Hai controllato il telefono?"

Mi chiede stupidamente Alfred. Rido un po'. All'inizio mi guarda, ma poi ride anche lui.

"Perché dovrei?"

Alfred alza le spalle. A dir la verità, non mi sono fatto sentire per tutto il giorno e Romano potrebbe essersi preoccupato. Controllo l'ora sul orologio da polso di Alfred e noto che sono le ventidue e trenta di sera. Dubito che sarà ancora sveglio.

"Non penso che sarà sveglio... almeno che..."

Alfred scoppia in una risata e lo guardo confuso ma anche divertito. Ha davvero un bel sorriso, non avevo mai guardato Alfred in questo modo e mai, prima d'ora, avevo provato a chiamarlo col suo nome... Alfred.

"Che succede Alfred?"

Mi guarda e sorride, penso che se continua così mi sciolgo.

"Niente niente..."

Si avvicina al mio viso e mi lascia un delicato bacio sulle labbra, mischiando il sapore della coca-cola, che stava bevendo, col panino che stavo mangiando poco prima che mi baciasse.

Dopo esserci scambiati qualche bacio e qualche coccola, decidiamo di uscire dal hotel per andare a fare una passeggiata, di notte, per le strade di Toronto.

"Non sopporto le ragazze tutto qui..."

Mentre camminiamo, mi racconta qualcosa sulla sua vita. Compie gli anni il 4 luglio, proprio il giorno dell'indipendenza americana e dice di essere fiero di essere nato in un giorno così importante come quello. Dice che ha un fratello nato il primo luglio e sono gemelli. Mi racconta che spesso vengono confusi uno con l'altro. Rido di gusto. Adoro ascoltare Alfred che parla mentre camminiamo per le strade di Toronto tenendoci per mano, come una vera e propria coppia.

Camminiamo e camminiamo, finché non ci accorgiamo che si sta facendo davvero tardi. Mentre facciamo la strada di ritorno, intravedo due figure femminili che camminano dall'altra parte della strada, dando qualche occhiata da questa parte. Mi sembra di conoscerle...



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PERDONATEMI PER IL RITARDO. SONO UNA PERSONA ORRIBILE. Lo so. :D

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