Capitolo 17: Il the end

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Pov. Arthur

Una sola parola per definire il mio sentimento di adesso: ansia.
Sono ormai le sette di sera passate e sembra che il sole non abbia ancora dato spazio alla luna, data la stagione e la luce che riflette sui sedili posteriori della macchina. Questo sarebbe il primo appuntamento con Alfred, anche se non siamo da soli.
Il modo in cui Romano ha insistito per far venire anche il capo, mi ha lasciato molto a riflettere e a pensare come possa volerlo se fino a qualche giorno fa lo odiava.
Anche Alfred ha molta ansia e questo non fa che ripetermelo. Non farebbe mai del male ad una mosca, eppure, vuole far credere al contrario.
Il suo cuore era una fortezza inespugnabile, dove nessuno aveva mai provato ad entrarsi. Ma io ho provato e ci sono riuscito.
Ha iniziato da poco a farsi degli amici, amici veri su cui contare, come Romano, Ivan e Antonio per me.
Continua a ripetermi come si era divertito con Lukas e Mathias (capi di altre case di produzione) e di come avrebbe presto fatto amicizia con loro.
Passiamo l'intero viaggio a ridere e scherzare, perché questo che mi piace di lui: la sua semplicità.
Arriviamo davanti all'appartamento di Ivan. Scendiamo e subito dopo suoniamo il campanello, sperando che Ivan venga ad aprirci.

-Arthur! Per rispetto del capo, accenna col capo un saluto, tipico di chi vuole sembrare gentile. Capo!
-Oh, non chiamarmi capo, chiamami Alfred e dammi del tu.

Ivan acconsente col capo e ci fa cenno di entrare.
Non appena mettiamo piede in casa, Laika, ci salta addosso.
Non mi ricordo come mi sono fatto amare da questo cane, ma Ivan è più che certo che io sono simpatico a tutti e che è normale questo rapporto con Laika e me.

-Oh! Ciao Arthur!
-Salve capo!

Romano, anche se ha insistito molto per far venire il capo, saluta prima me. Subito dopo, per non sembrare scortese, Antonio saluta il capo, dandogli del lei.
Alfred spiega la stessa cosa che ha detto a Ivan e questo basta per far spuntare il sorriso a tutti, tranne che ha Romano.
Mi era sembrata troppo strano quella proposta e, conoscendo Romano, so che non fa nulla per mente sua. Prima deve chiedere, elaborare il piano e poi... poi passa all'azione.
Mi avvicino a lui, mentre Ivan, Alfred e Antonio si scambiano qualche parola. Ovviamente Romano, non parla con nessuno di loro tre.

-Tutto bene Romano?
-Eh? Ma certo! Che domande fai?
-Così... ti vedevo strano...
-Tranquillo, sto benissimo!

La discussione si conclude con un sorriso da parte di Romano e un accenno di sorriso da parte mia.
Non è che non mi fido di Romano, è il mio migliore amico, ci mancherebbe altro. Vorrei solo che fosse franco con me e non che tramasse qualcosa alle mie spalle.
La serata passa molto in fretta e senza che nessuno se ne rese conto, arrivano presto le ventidue.
Rimaniamo attorno al tavolo, dove qualche minuto fa abbiamo finito di gustarci la pizza preparata da Romano.
Nessuno di noi stasera ha tirato fuori l'argomento del lavoro. Ivan ha iniziato a parlare delle sue disavventure (divertenti) di quando ancora viveva in Russia, insieme alle sue sorelle. Antonio, invece, ha iniziato a parlare di suo fratello, Carlos, che vive in Portogallo. Lo conosco molto bene il fratello di Antonio.
Qualche giorno fa, una chiamata dal fratello di Antonio, interrompe il lavoro di quest'ultimo, interrompendo anche il nostro (visto che io, Ivan e Romano eravamo curiosi della chiamata improvvisa di Carlos). Antonio, solo dopo alla fine della chiamata, ci racconta che suo fratello si è fidanzato con una persona a me molto vicina: Allistor. Sia io che Antonio ne siamo stati molto contenti e questa notizia ci ha riempito il cuore di gioia. I nostri fratelli non erano molto "sociali" e il fatto che si siano incontrati ci rende il lavoro molto più semplici (visto che avevamo pensato di farli incontrare). Romano, invece, rimane muto per tutto il tempo, senza parlare. Continua a guardare me e poi Alfred. Me ne accorgo dal suo sguardo.
Passano altri minuti e l'ora di andare ognuno per le nostre case si stava avvicinando.
Il rimbombo dell'orologio di Ivan ci faceva capire che erano arrivate le ventitré. È ora di andare a casa.
Ci alziamo quasi tutti all'unisono, ringraziando e salutando Ivan. Ma prima di andare...

-Oh, Arthur, non vorrei essere troppo impiccione... ma hai mai detto ti amo ad Alfred?

Il mio cuore smette di battere per un secondo. I secondi diventano minuti. Rimango fermo a guardare Romano, che nel frattempo ricambia lo sguardo.
Ora che ci penso non ho mai detto ti amo ad Alfred. Queste semplici parole dovrebbero venire dal cuore, dovrebbero venire spontanee. Ma allora, perché io non riesco a dirle?...

-No, ora che ci penso no...

La frase appena udita dalle mie orecchie, mi fa capire il cambiamento di tono di Alfred, che da calmo e dolce si sta trasformando in freddo, senza sentimenti.
Non posso lasciare che succeda una cosa del genere, se continuo a pensare e non agirò fra qualche secondo, non so cosa possa succedere.
Antonio, sconvolto dalle parole del suo ragazzo, gli lancia una frecciatina, ma Romano non se ne accorge. È intento a guardarmi.

-Arthur? Perché non me lo dici mai? Io te lo dico ogni giorno! Ogni ora! Sempre! Forse non mi ami!?

Apro di poco le labbra, cercando di esprimermi ma in questo momento un mondo mi sta crollando addosso.

-Rispondi!

Alza la voce. Non posso fare altro che richiudere la bocca e strizzare gli occhi per la paura. Io lo amo o ho paura di star con lui?...

-Arthur Kirkland! Voglio che mi rispondi ad una domanda: Mi ami o no!?

Il suo tono è diventato completamente freddo e inizia ad alzare la voce sempre di più, finché non inizia a urlarmi contro. Appena sento che il suo respiro si sta facendo affannato, decido di aprire bocca, ma prima che dalla mia bocca escano delle parole dolci e gentili, ecco che arriva il duro colpo.

-Se non sai se mi ami o meno, perché stiamo insieme!?

Un misto di tristezza, rabbia, frustrazione e moltoaltro ancora si sentono da questa frase. Io a canto mio, un forte peso al pettosi fa sentire, facendo mostrare già le prime lacrime.
Rimane a guardarmi per un po', io altrettanto. Non riesco a parlare, la miavoce è morta tutto d'un tratto.
Prende giacca e mazzo di chiavi della macchina per poi aprire la porta dellacasa e sparire dietro ad essa, mentre lentamente si chiude.
È realmente finita...

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Visto che il capitolo è molto lunghetto, vi spiegherò del mio enorme ritardo e di molto altro ancora in un capitolo extra! :D *pronta alla morte*

Il Capo Che Odio Con AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora