Capitolo 14

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Pov's Antonio

Il ritorno all'azienda è stato un vero inferno. Romano continua a guardare fuori dalla finestra, sperando che dalla rotonda, poco distante da qua, spunti la macchina del capo, che solo lui ha visto. Ivan prova a scassinare la porta dell'ufficio del capo, cercando degli "indizi" per farlo ritrarre una persona orribile. Invece, io, li guardo. Un gomito appoggiato alla scrivania e la mano appoggiata alla guancia, per sorreggere la mia testa. Cerco di fermare Ivan dicendogli che se lo becca a fare una cosa così, lo licenzia. Continua senza darmi corda. Ormai ci sono abituato.

"Niente..."

Sia Romano e Ivan hanno detto la stessa parola, per far capire che nessuno dei due è riuscito a fare quello che sperava. Francis, uno degli altri lavoratori di questo piano, ride sotto i baffi alla visione di Ivan e Romano. Lo comprendo. Come non ridere per questa scenetta? Sospiro e mi alzo, andando verso le macchinette. Ieri notte non ho chiuso occhio e un bicchierino di caffè mi servirebbe. Non chiedo né a Ivan né a Romano se vogliono qualcosa, mi risponderebbero male. Metto i soldi nella macchinetta, clicco il pulsante del caffè e aspetto, lasciando che uno sbadiglio mi faccia aprire la bocca. Appoggio la schiena al muro e mi metto a braccia conserta. Non capisco questo loro essere protetti. Arthur ha 23 anni, è un adulto e spero per lui anche vaccinato, ha quattro fratelli, ce l'ha può far anche da solo. Prendo il bicchierino di caffè e lo mescolo con la palettina. Torno al mio posto e bevo il caffè.

"Per me niente!?"

Ancora lo dicono in coro, avvolte mi chiedo se sono fratelli separati alla nascita. Scrollo la testa e stacco le labbra dal bicchierino, spiegando il motivo per cui non glielo chiesto. Sospirano e tornano a fare quello che stavano facendo. Francis si avvicina a me e mi chiede del motivo perché sono così strani stamattina.

"Sai quella riunione a Toronto? Ecco, in quel momento è scoccata la scintilla fra il capo e Arthur. Una foto che ha fatto Natalia, la sorella di Ivan, li ritrae mano nella mano che camminano per le strade di Toronto. Romano, dopo 20 chiamate, riesce a scoprire il motivo del loro "incontro""

Francis, che ha una cotta "segreta" nei confronti di Arthur, sgrana gli occhi e cerca di dire qualcosa. Lo precedo.

"Si, lo so, è strano, per questo che Romano vuole più spiegazioni e Ivan vuole trovare qualche cosa che possa farli lasciare se stanno davvero assieme"

Anche se è innamorato di Arthur, gli scappa una risatina per questa faccenda di Ivan e Romano. Davvero, come si può non ridere di loro due? Romano continua a picchiettare le dita sul muro affianco alla finestra, continuando ad osservare la strada. Intervengo per farlo star tranquillo.

"Romano, Arthur è un adulto di 23 anni, vaccinato, con quattro fratelli perfettamente responsabili. Se la sa cavare, primo, e secondo, ci sono due strade per venire qua."

Avrei dovuto star zitto. Appena ha sentito che ci sono due strade si è allarmato ancora di più, iniziando a girare la testa verso destra e poi verso sinistra di continuo. Sospiro e bevo il caffè prima che diventi freddo. Cerco di far fermare Ivan.

"Primo, le serrature non si scassinano a colpi di portapenne. Secondo, ti vai a mettere nei casini per niente. Terzo, hai la sciarpa che penzola tutta da una parte, sistemala."

Ivan, diventa più pallido del solito, scoprendo che con un portapenne non si va da nessuna parte. Si alza di scatto e lancia il portapenne fuori dal nostro ufficio. Si sistema la sciarpa e si siede vicino a me, ovvero il suo posto. Romano, invece, ancora non si dà pace.

"Romano, cosa speri di fare continuando a scuotere la testa?"

Interviene Ivan, finalmente che sta dalla mia parte, o almeno, spero.

"Dobbiamo andare direttamente giù."

Ecco. Sospiro e sbatto una mano contro la fronte, sperando che quello che ho sentito non sia vero. Romano acconsente con il capo, correndo come un fulmine verso le scale. "L'ascensore rallenta solo quello che le gambe possono fare in due secondi" la solita risposta di Romano al "Prendiamo l'ascensore?". Ivan, lo segue a manetta, lasciando da soli me e Francis in quello che ormai era un ufficio "serio".

"Sarebbe meglio seguirli prima che facciano qualcosa di sbagliato."

Concordo con Francis, quei due, messi assieme, sono capaci solo di combinare casini. Mi alza e mi dirigo verso le scale, ma prima di uscire dall'ufficio, butto il bicchierino nel cestino. Francis mi segue, lasciando l'ufficio ormai incustodito. Scendiamo le scale con calma, lasciando che le grida di Ivan e Romano continuano ad espandersi per tutta l'azienda.

"Che succede qua?"

Quelli dell'ultimo piano scendono le scale di corsa, dandoci anche un piccolo spintone. Sospiro e scendo le scale. Sono riusciti a far preoccupare tutta l'azienda. Seri?

"Hanno fatto preoccupare tutta l'azienda per le loro urla."

Commenta Francis. Scrollo la testa mentre vedo con la coda dell'occhio altra gente scendere. Il capo degli scrittori, Kohler Mathias, è sceso curioso di sapere che stava succedendo, seguito dai suoi lavoratori: Lukas, Emil, Tino, Leon e Yao. Dopo pochi istanti, scende anche il capo dei capi, Beilschmidt Gilbert, curioso anche lui di sapere che stava accadendo. Affianco a lui non c'è altro che il suo aiutante Roderich Edelstein, e stando ad alcuni voci, hanno anche una relazione, ma niente è certo. E' certo però, che Ivan e Romano stanno urlando da più di mezz'ora attirando l'attenzione anche dei passanti, che parlando in inglese, non capiscono per niente le bestemmie in napoletano di Romano e le bestemmie di Ivan in russo, s'è per questo il russo non lo capisco neanche io, ma sono certo che qualche parolaccia la sta dicendo per parlare in russo. Ricevo un messaggio da Arthur, strano.

Arthur: Antonio! Scusami se ti disturbo, starai di sicuro lavorando, e fai solo bene! Solo che farò ritardo, Alfred mi ha accompagnato a casa mia per cambiarmi e quindi faremo tardi! Avvisa gli altri, un bacione!

Ora, chi glielo dice a quei due? Prendo un bel respiro e ritiro il telefono. Sposto lo sguardo sulla scena che sta avvenendo ai piedi dell'edificio. Mi avvicino a loro e appoggio una mano sulle loro spalle.

"Ora, datevi una calmata, smettetela di urlare in russo e in napoletano e ascoltatemi."

Girano di poco la testa, guardandomi. Ho davvero paura della loro reazione.

"Ho ricevuto un messaggio da Arthur, farà tardi, si è andato a cambiare a casa sua. Il capo lo ha accompagnato."

Pronto agli urli.

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MA SI! UN PO' DI COMICITA' CI STA DAI! ECCO QUESTO CAPITOLO DEDICATO SOLO AL POV DEL NOSTRO CARO ANTONIO CHE RACCONTA DI QUALE TRAVAGLIO STA PASSANDO- e boh! Bye bye! ❤

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