Dedicato a EMY900 che altrimenti mi crucia :).
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La mattina seguente Harry si svegliò irritato dalla sera prima.
Non solo non era riuscito a vendicarsi ma, per di più, si era fatto umiliare da quel biondo.
Il sol pensiero di ciò che era accaduto lo faceva ribollire di rabbia.
Quest'ultima, non lo avrebbe mai ammesso, si fece largo in lui con la consapevolezza che se da un lato era umiliato e imbarazzato, dall'altro era tremendamente eccitato al ricordo.
Il tocco di Draco, il modo in cui riusciva a ribaltare le posizioni, lo rendeva sottomesso di un brivido fin troppo lungo e di un calore così insistente da spaventarlo.
La rabbia, il fastidio, erano dunque gli unici mezzi che aveva per affievolire il tutto.
Harry scese dal letto e si diresse in bagno per darsi una sciacquata prima di fare colazione, con la scusa avrebbe messo pace ai suoi bollenti spirinti e magari architettato un piano per rimediare ai suoi errori.
Aprendo la porta del bagno -una volta concluso- si scontrò con l'ultima persona che in quel momento desiderava vedere.
Non era pronto, non aveva architettato nulla e i pensieri erano ancora confusi. Tendevano a giocargli brutti scherzi.
"Cazzo, sta attento Sfregiato!"
La lamentela di Draco arrivò immediatamente, interrompendo il panico interiore che aveva colto Harry.
"oh, mi scusi principessina".
Si inchinò con scherno, a mo' di presa in giro.
Harry, poi, fece per superarlo con evidente stizza sul viso.
Non era proprio dell'umore per fronteggiarlo, così anche l'altro che preso da un impeto improvviso lo sbattè al muro: la schiena attaccata alla parete mentre la mano era poggiata ad essa, in prossimità del volto del moro.
A pochi centimetri dal volto di Draco, Harry si trovò ad inghiottire saliva prima di stringere la presa sulla maglietta dell'altro.
"Che cazzo ti prendo e che cazzo vuoi?".
"a me? che cazzo prende a me?"
"wow, Draco, hai imparato a comprendere la mia lingua. Dieci punti a coglionverde!"
"Ti conviene smetterla, ora".
"Sennò che fai?".
Harry alzò un sopracciglio, un sorrisetto così provocatorio da far ribollire il sangue nelle vene di Draco.
"ah, ce l'ho!" il tono fintantente sorpreso, come se avesse avuto un lampo di genio, "chiami il paparino, no?".
E con la miglior imitazione che poté fare, aggiunse "mio padre lo verrà a sapere".
Draco era furioso, voleva fargli male, distruggerlo.
Eppure, improvvisamente, si calmò come preso da una verità dura da accettare.
Si allontanò, lasciandolo libero di agire e liberando anche la maglia dalla presa moro.
"Non riesci a farmi eccitare figurarsi a spaventarmi, Potter".
Lo pronunciò con una calma disarmante, una calma tale da sorprendere Harry che solo dopo esser rimasto solo comprese la frase.
"e per la cronaca: neanche imitare è il tuo forte".
Con un occhiolino, si allontanò.
"Stronzo.
***
Harry, in cucina, aprì il pacco contenente la colazione e mangiò in silenzio.
"Non si aspettano gli altri dalle tue parti?".
Lo riprese Draco, appena seduto.
"No, se ci mettono tre quarti d'ora a vestirsi e lavarsi".
"Almeno io lo faccio".
Harry si irritò e fece per urlargli contro, pronto a buttare fuori tutta la sua frustrazione, ma fu interrotto da una voce, dalla voce.
"Buongiorno signori Potter e Malfoy".
"giorno" risposero in coro, sbuffando.
"Dovremmo aggiornarvi su un paio di cose: uno, ora, dovrete passare sette ore insieme e non più cinque e, due, dovrete iniziare a dormire nella stessa stanza. La distanza tra voi due è troppa".
E così come aveva iniziato, la voce si zittì e svaní.
"Che cazzata è mai questa? Siamo fin troppo vicini!".
Urlò scocciato Draco, odiava e apprezzava la vicinanza con Harry al punto da renderlo nervoso. Più del solito.
"Smettila di lamentarti".
Harry lo disse come se fosse esaperato, dopo solo un giorno con lui già non riusciva a sopportare le sue lamentele.
"Taci, Potter. Già devo vivere qui ma questo è troppo, non ho intenzione di condividere la stanza con te".
A Harry venne un lampo di genio e sorrise tra se e se, pronto ad ignorare momentaneamente la sua affermazione.
Si alzò dalla sedia e si avvicinò all'altro che seguiva ogni suo movimento con lo sguardo, restando però fermo.
Il moro notò che gli occhi glaciali dell'altro si erano scuriti, come velati di una sensazione proibita.
Harry approfittò di questo: si piazzò davanti a Draco e fece per piegarsi in modo da avere una distanza minima fra i loro volti.
"Hai paura di non riuscire a controllarti con me?"
Il biondo non rispose, serrò solo la mascella irrigidendosi.
"Sappiamo entrambi che in realtà ti eccito, molto"sussurrò ancora mentre una mano finì sulla coscia di Draco.
Questo serrò gli occhi e strinse le mani sul bordo della sedia mentre il grifondoro ne approfittò per accarezzare la zona.
Salendo lentamente, si soffermò sull'inguine ove creava cerchi immaginari.
Linee inesistenti che servivano solo a mozzare il fiato di Draco che, in risposta, si ritrovò ad alzare il bacino non appena l'altro strinse -finalmente, pensò- il cavallo dei suoi pantaloni.
"Ammettilo" disse vicino all'orecchio del serpeverde che si lasciò andare al primo verso.
Harry, con estrema soddisfazione, leccò il padiglione dell'orecchio del biondo.
Piano. Senza alcuna fretta.
Al contempo, accarezzava l'erezione che si stava formando d'egli.
"Siamo di nuovo pari" mormorò alla fine, come se fosse la cosa più sensuale che avesse mai detto.
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Il Gioco||Drarry
Fanfiction[C O M P L E T A T A] Harry Potter e Draco Malfoy. Due rivali che si ritrovano catapultati in una casa nuova, confusi e inseriti in un gioco di cui non vogliono sapere nulla. Cosa accadrà? Chi c'è dietro tutto ciò? ...