QUATTRO.

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Dedicato a vivodipandacorni che mi ha minacciato pur di farmi pubblicare il capitolo.

*****

Harry passò il resto della giornata a pensare a cosa fare per vendicarsi.

Voleva vedere quel biondo implorare perdono - cosa poco probabile e per cui molto più soddisfacente- e chiedergli di smetterla.

Draco, semplicemente, non ci badò.

Non temeva nulla in particolare, tanto meno se proveniva dal corvino che tutto sembrava fuorché minaccioso.

L'avrebbe associato piuttosto ad un bambino imbronciato.

"È arrivata la cena"Urlò il moro per farsi sentire dal ragazzo nella sua stanza.

Dopo aver passato le loro ore giornaliere insieme, guardando un ulteriore film - cosa che tenne in allerta Harry- , non si erano più rivolti la parola.

Forse per evitare ripicche, forse perché non volevano o, chissà, magari per non creare tensione sessuale.

Non consapevoli che questa fosse presente a prescindere, quando si trattava dei due.

"Che ci hanno mandato?"

domandò subito Draco varcando la porta della cucina.

Il ragazzo indossava una maglia a maniche corte nera e il sotto della tuta, i capelli erano spettinati -cosa che mai era accaduta prima di essere chiusi in quella dimora- e qualche ciuffo biondo platino gli ricadeva sugli occhi portandolo a soffiarlo via scocciato.

"Polpettone e patate" constatò con una smorfia l'altro, neanche alle mense dei babbani davano roba dall'aspetto così disgustoso.

Malfoy fece una smorfia e finse un conato di vomito.

Alla fine, entrambi, cedettero alla fame e si ridussero a mangiare in fretta e furia.

Così di fretta da non sentire nemmeno l'imbarazzo di mangiare in silenzio o di dover cercare di trovare un argomento su cui parlare.

"Bene, ci vediamo domani" annunciò frettolosamente Potter dirigendosi verso camera sua.

"Purtroppo" sentì dire al ragazzo alle sue spalle.

Harry continuò a camminare, non aveva voglia di discutere. Aveva altre cose per la testa, una in realtà: la vendetta. Al solo pensiero un ghigno malefico gli sorgeva sul viso.

-

Draco, non curante, lasciò i piatti sul tavolo e decise di lavarsi e infilarsi il pigiama, rigorosamente, nero. Quella sera, piuttosto annoiato, optò per coricarsi e passare il tempo dormendo.

-

La casa era silenziosa, dalla camera del serpeverde si percepiva il suo respiro regolare. La camera del grifondoro invece aveva la luce accesa e il ragazzo steso sul letto, a guardare il soffitto, annuì.

'È il momento' pensò, assaporava già quel momento.

In punta di piedi si diresse nella stanza del suo bel, sfortunatamente, nemico.
Aveva il volto contratto in un ghigno, come accadeva ormai da ore.

Varcò la soglia della stanza e osservò il coetaneo dormire: il viso dall'espressione beata lo faceva sembrare un bambino, la bocca semichiusa e i capelli sparpagliati sul cuscino e sul volto.

'Quando dorme sembra quasi tranquillo, innocente' pensò il moro meravigliato.

Poi, scosse il capo.

'Quasi, lui non è affatto innocente!'
Si ripeté.

Il moro, deciso, si avvicinò al letto del biondo e ne scostò le coperte.

Il corpo del ragazzo fu attraversato da un brivido dato dall'improvviso cambio di temperatura.

Harry sorrise e gli salì a cavalcioni.

"Ti riscaldo io".

Lo pronunciò a metà tra il sadico e il sensuale.

Draco mugugnò e mosse i fianchi.

Quel movimento fece uno strano effetto ad entrambi, qualcosa si stava risvegliando. Harry però si riprese ricordando il suo intento: vendetta -lo ripeteva da ore, non poteva perdersi così-, pura e semplice.

Il grifondoro prese a muovere i fianchi, sentendo dei mugolii di approvazione.

Ne sfuggì anche al protagonista dell'azione che constatò quanto piacevole fosse.

Harry continuò a torturarlo ma, più andava avanti, e più Draco sembrò sul punto di svegliarsi o di venire.

Mugolava e ansimava, il respiro si appesantita e il pantalone del pigiama lasciava intravedere ciò che Harry constatò come 'cazzo se è grande' .

Il biondo si destò solo quando l'altro prese a baciargli il collo e a leccare la sotto l'orecchio, questo perché il piacere era diventato tanto intenso e persistente da farlo boccheggiare.

Non ci mise molto a capire cosa stesse accadendo, fu lo stesso tempo impiegato a invertire le posizioni.

Ora a cavalcioni sul moro, gli regalò un sorriso stropicciato dal sonno che si allargò nel vedere la sorpresa - non solo - dipinta sul volto di Harry.

"Ti ho forse rovinato i piani, Potter?" Sussurrò a pochi centimetri dalla faccia dell'altro.

" Posso benissimo provocarti anche così".

Il biondo fece scontrare i fianchi e soffiò nell'orecchio di Harry.

"Potter, io sono il mago delle provocazioni" iniziò e avvicinandosi al suo orecchio aggiunse "ora va via e pensa al tuo fallimento".

Il biondo scese da sopra il moro e si stese su un fianco, per tornare a dormire.

Il secondo ragazzo, troppo umiliato, si alzò dal letto. Trascinò i piedi fino alla porta ove si fermò.

"Riuscirò a farti cadere ai miei piedi".

"È una sfida?".

"è una promessa".

Quella notte i due ragazzi tornarono a dormire -chi subito e chi dopo una buona sessione di masturbazione- non consapevoli che la voce li avesse osservati e fosse scoppiata a ridere, immaginava una cosa del genere.

Lo immaginava e prometteva solo tanto sano divertimento.

Il Gioco||Drarry Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora