Chapter 1

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"Si parla di Fondazioni continue quando vi è un allargamento della sezione orizzont-"

La suoneria del mio cellulare mi riportò alla realtà, distogliendomi dal tomo di Tecnologia dei materiali. «Possibile che in questa casa non si possa studiare per più di cinque minuti senza essere interrotti?!» sbuffai, cercando di prendere il mio telefono sul comodino.

«Pronto?» risposi, cercando di assumere una posizione più comoda sul letto cosparso di appunti e libri.

«Cateeee!» esplose la voce della mia amica dall'altro capo del telefono. Lei era sempre così piena di energie ed era una delle poche persone capaci di farmi ridere fino alle lacrime solo con una parola.

«Ciao anche a te Alice.» risi, l'entusiasmo che traspariva sempre dalla sua voce era una delle tante cose che adoravo di lei.

«Non puoi dirmi di no perché devo proporti un'idea fantastica! Quindi lasciami finire di parlare prima di darmi una risposta avventata e negativa.» alzai gli occhi al cielo per la fiducia della mia amica.

«Okay, dimmi tutto.» dissi, cercando di non alzare di nuovo gli occhi al cielo. Io e lei ci punzecchiavamo continuamente, ma era una cosa che adoravo.

«Io e le altre tre dell'Ave Maria abbiamo una proposta da farti, che ne dici se domani sera andassimo a prendere un aperitivo insieme e poi tutte al Peter per festeggiare il vostro 30 e lode in Progettazione?» potei immaginare la faccia da cucciolo che la mia amica stava facendo in quel momento.

«Mi chiedi davvero se ci sono al Peter? Alice credevo che mi conoscessi bene dopo tutti questi anni. Di solito sono io che vi trascino alle feste.» esclamai, facendo sbuffare la rossa dallaltro capo del telefono. Amavamo quel locale, tanto che ormai eravamo quasi tutte le settimane là dentro o alle feste universitarie a Rimini, ma il più delle volte ero io trascinarle.

«Ad una condizione, afterparty a casa mia.» anche quella ormai era una tradizione, a turno, ogni volta che andavamo a ballare dormivamo a casa di una.

«Era sottointeso.» rise, per poi riprendere: «La Sami ha le prove del concerto di fine anno fino alle 10, puoi passarla a prendere tu? Perché io passo dalle due cugine, visto che mi sono di strada. Tanto sappiamo che Vale è una ritardataria cronica, quindi mi farà aspettare come minimo venti minuti e tu intanto vai alla scuola di musica con calma.» sentii la sua voce supplichevole e mi scappò una risata. Vale era incorreggibile e sempre in ritardo, ma dopo sei anni di amicizia ci abbiamo imparato a convivere.

«Va bene. Dici che la Sami mi farà andare un po' prima per assistere alle prove? Sa che io adoro sentirla suonare la chitarra elettrica.» Samanta suonava la chitarra ormai da 12 anni ed era bravissima. Mi sarebbe sempre piaciuto imparare e saper cantare, ma ero sempre stata troppo impegnata, tra la scuola e lo sport agonistico non avevo mai avuto molto tempo. Da bambina sognavo di poter diventare una cantautrice di successo ed avere una band tutta mia, ma le priorità cambiano crescendo ed, a volte, si prendono strade differenti a quelle che si pianificava.

«Si, lo sai che le piace averci come supporto morale. So anche a cosa stai pensando, magari quest'anno può essere la volta buona per iniziare un corso, no? Gli esami finiranno a breve e dopo avrai tutta l'estate libera. Pensaci, potrebbe essere una bella esperienza.» ribattè, facendomi nascere un piccolo dubbio, ma ci avrei pensato nei giorni seguenti.

«Diciamocelo poi, nel quaderno nero che ti porti sempre appresso scrivi delle cose magnifiche e secondo me vale la pena di coltivare queste due passioni. Considerando che tutto ciò che hai appreso sulla musica fino ad ora è stato tramite internet, le melodie ed i testi che scrivi sono veramente belli. Con un po' di lavoro dietro e le nozioni giuste potresti considerare di farli vedere a qualche produttore musicale ed io sarei lieta di aiutarti.» le parole che uscirono dalla sua bocca mi stupirono molto. Primo: perchè ciò che creavo all'interno dei miei block notes restava solo ed esclusivamente lì dentro. Secondo: nessuno prima, oltre che alla mia famiglia e qualche amico, mi aveva fatto i complimenti per come cantassi e per come componessi. Terzo: lei frequentava una delle più famose accademie di canto e produzione d'Italia, a Bologna ed era un'esperta in questo settore, ma non aveva mai parlato così seriamente della mia passione per il mondo musicale, tanto da lanciarmi l'idea di concretizzarla.

«Non stai dicendo sul serio.» risposi, abbastanza in confusione.

«Non scherzerei mai su questo argomento, sono serissima. L'anno prossimo dovrò lavorare ad un progetto di produzione, il professore ha specificato che i soggetti non potremo essere noi stessi e mi sto guardando intorno per valutare delle opzioni. Una di queste sei tu.» mi lasciò a bocca aperta, ancora una volta.

«Vabbè, hai un'estate per pensarci, ma promettimi che lo farai. So che non hai mai pensato di farlo diventare un lavoro, magari può essere la tua occasione.» la speranza nella sua voce era molta, ma dopo gli avvenimenti dell'ultimo anno mi ero decisa a prendere delle decisioni concrete per il mio futuro e ciò aveva comportato delle scelte. Una di queste era proprio mantenere la musica come svago, stessa cosa per lo sport, mentre mi concentravo sulluniversità e su me stessa.

«Ci rifletterò su.» bevvi un sorso d'acqua, perché la mia gola era diventata arida come il deserto del Sahara e mi ripresi dallo stato catatonico: «Aspetta un momento, co-come hai letto il mio quaderno?» chiesi, leggermente confusa ed arrabbiata. Lì dentro davo vita ai miei pensieri, disegni e composizioni più profondi; era il mio piccolo mondo che nessuno avrebbe dovuto leggere, nemmeno le mie amiche più strette. Certo, loro sapevano della sua esistenza e di molti contenuti al suo interno, ma era una sorta di diario segreto che avrebbe dovuto rimanere tale.

«Beh questa è unaltra storia, ora devo andare a portare fuori Spotty. Ci sentiamo nel gruppo.» disse tutto d'un fiato. Odiavo quando faceva così: cambiare argomento quando non voleva far sapere qualcosa.

«Brutta bagascia.» esclamai, mentre lei replicò con una risata.

«Sì, ma sono una delle bagasce del tuo cuore.» mi mandò un bacio, ma non feci in tempo nemmeno a replicare che aveva già chiuso.

Decisi allora, visto che ormai erano già le sette di sera, di fare una piccola pausa dallo studio. Andai in bagno e mi sciacquai il viso, fu allora che mi guardai allo specchio e vidi come ero cambiata esteticamente nell'ultimo anno. Non era stato un bel periodo, proprio per niente, ma tra l'estate e l'inverno precedente dopo due eventi particolari, mi ero ripromessa di essere più forte e diventare una persona nuova.

Da una parte ero sempre la solita ragazza dai grandi occhi verdi, le ciglia lunghe, il naso piccolino e leggermente all'insù, le labbra carnose a forma di cuore e dai contorni marcati, i lunghi capelli mossi color castano chiari e con delle schiariture sulle punte. Dall'altra una ragazza con un fisico atletico e slanciato dovute a tanto sport, le curve al posto giusto, uno sguardo dolce e forte allo stesso tempo, un po' di occhiaie dovute alla sessione di esami che stava finalmente passando, un sorriso nuovo e quel sorriso era pieno di speranza e determinazione.

Finalmente, dopo vent'anni passati ad odiare la maggior parte di me stessa, mi piacevo e stavo arrivando proprio dovevo volevo essere.

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- Cate 🌹✨🐧

Guitar // Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora