Chapter 21

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Parcheggiai davanti a casa di Giulia e scesi dalla macchina, suonai il campanello e dopo nemmeno cinque secondi qualcuno mi si fiondò addosso stritolandomi. Esattamente altre tre persone si aggiunsero all'abbraccio ed io mi trovai presto a piangere come non mai in una morsa di ferro. Ogni secondo i singhiozzi divennero più forti, mi ero ripromessa che dopo la notte precedente non avrei più pianto per lui, ma in quel momento non sapevo per cosa piangevo: tutto mi stava crollando addosso.

«Shhh, ci siamo qui noi.» sussurrò Alice.

«Entriamo, forza, siamo qui fuori da 10 minuti ed i miei vicini stanno iniziando a fissarci.» disse Giulia e noi scoppiamo a ridere. Io rimasi in silenzio, con le lacrime che non continuavano a minacciare di scendere di nuovo e mi feci guidare dalle mie amiche. Salimmo le scale e poco dopo entrammo nella camera della mora, la sua casa era enorme e la sua stanza un sogno da far impallidire qualsiasi designer.

In una parola: il paradiso. Era tutto sui toni del marrone, variava dal beige ad una sfumatura molto scura, un letto a due piazze e mezzo comodo da far paura, una scrivania in mogano moderna, una parete totalmente tappezzata di foto decorata con diversi fili di lucine, una biblioteca a muro di pura quercia, un camino dal taglio contemporaneo, una parete di mattoni a vista irregolari e sottili contenente una tv al plasma, tre divani sofficissimi ed una cabina armadio grande il doppio della mia camera da letto. In quella stanza avevamo fatto i più bei pigiama party e tanti ricordi mi travolsero appena varcammo quella soglia, poi un profumo troppo familiare mi investii e cercai con tutta me stessa di concentrarmi sul paesaggio fuori dalla finestra.

Non ci riuscii, l'azzurro del cielo estivo era troppo simile alle sfumature dei suoi occhi e ben presto il suo viso si fece largo tra i miei pensieri. Poi tutto fu rovinato dall'immagine di quei capelli corvini e le loro labbra unite lampeggiarono davanti ai miei occhi. Non ci riuscii ed una lacrima silenziosa solcò la mia guancia destra, la asciugai in fretta in modo che nessuno la vedesse.

«Abbiamo gelato al biscotto, il tuo preferito, al kinder e- ehi Cate.» disse Vale avvicinandosi e lasciando i sacchetti della spesa sul tavolino di fronte a noi.

«No-no, sto bene.» la mi voce uscii tremante.

«Non devi mentire con noi, siamo le tue amiche e siamo qui per te. Ora, con calma e mangiando schifezze, ci racconti tutto dall'inizio.» tutte si avvicinarono e ci accomodammo sui divani.

Respirai profondamente.

'Ce la posso fare. Devo solo parlare, solo far uscire dei suoni dalla mia bocca', pensai.

Raddrizzai la schiena.

Chiusi gli occhi.

«Okay.» sussurrai.

«Però prima ho bisogno del gelato, di tanto gelato al biscotto ed al kinder.» scherzai.

«Così ti riconosciamo Cate!» esclamò Giulia, per poi passarmi la vaschetta con dentro la mia salvezza.

«Io, invece, voglio le patatine.» Samanta si allungò per prenderle.

«No, queste sono le mie, a te non piacciono le rustiche.» Vale si impossessò della terrina e la nascose dietro di sé.

«Ehi! Donna dammi le mie patatine.» esclamò Sami, lanciando uno sguardo truce alla mora.

«Ferme tutte e due, ne abbiamo cinque pacchi enormi.» cercai di non sputare tutto il gelato addosso alle mie amiche, mentre assistevo alla scena. Dopo che ognuna di noi fece i propri rifornimenti io mi alzai e presi il mio quadernino.

«Non fate domande, leggete l'ultima pagina sul retro dopo o mentre vi racconterò tutto.» iniziai, poi presi un profondo respiro e cullata dal dolore raccontai tutto. Diedi voce ai miei pensieri, alle mie emozioni, alle situazioni che abbiamo vissuto io e Luke nell'ultimo mese e mezzo, alle mie paure divenute realtà e perfino ai miei incubi.

Guitar // Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora