6. You're all that matters to me

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#ALIS

Mi prese le mani sbattendomi al muro mentre assaporava le mie labbra e io le sue.
Avvolse con le sue mani giganti il mio piccolo viso senza lasciarmi, come se avesse paura che appena lui avesse lasciato andare le mani dal mio viso, io me ne sarei andata. Strinsi la sua nuca portandolo ancora più vicino a me, diventando così un unico e solo corpo "ti amo Justin" mormorai.
"Ti fidi di me?"
Bloccò le mie mani ai lati della testa lasciando scie di saliva sul mio collo.
Annuì mordendomi il labbro ad ogni tocco che lasciava su di me "chiudi gli occhi"
Mi baciò per poi lasciarmi le braccia, lo sentivo come se si stesse allontanando da me.
"Perdonami" puntò la pistola sul mio cuore schiacciando il grilletto.
"Avevi promesso"
Mormorai scivolando lungo la parete cadendo a terra "avevi promesso che nonostante tutti e tutto.." si alzò e se ne andò.

Il ragazzo al quale dissi che mi sarei fidata di lui, fece partire una pallottola, sparandomi 3 centimetri dal cuore.
Mi massaggiai il petto come se stessi rivivendo quel momento, come se la pallottola fosse ancora lì, dentro di me.

#JUSTIN

La guardai avvicinarsi sempre di più a me, con passi corti, mettendo una gamba poi l'altra, una camminata elegante.
Indossava un paio di leggins neri i quali mostravano ancora di più le sue curve, una maglia corta attillata nera le evidenziava il piercing all'ombelico che brillava ad ogni passo che faceva, un paio di vans rossi e un gilet fatto di jeans.
Ci guardammo entrambi, non desideravo altro che correrle contro e stringerla forte a me chiedendole scusa per tutti i danni provocati nel passato.
"Cosa vuoi?" disse restando immobile, come se fosse attaccata al pavimento e non si potesse muovere.
"Voglio che tu la smetta qui" dissi schiarendomi la voce "abbiamo perso entrambi ciò che più amavamo"
Mi guardò senza nessun emozione sul viso poi fece un altro passo.
"Qua ti sbagli" alzò l'indice muovendolo. "Nessuno di voi ha sofferto come ho sofferto io"
Sputò quella frase con odio mentre faceva ancora piccoli passi verso di me.
"Non sei stato sparato dalla persona alla quale amavi"
Se ci fosse mai stata una frase in grado di far uccidere una persona senza usare armi o altro, quella sarebbe stata la frase adatta.
"Di certo non sono venuta qui per far risorgere il passato"
La guardai. I battiti del mio cuore accelerarono alla sua vista cosi vicino alla mia, niente era cambiato, i miei sentimenti erano gli stessi, non l'avevo mai dimenticata.
La mia altezza dominava su di lei mentre mi
guardava negli occhi, gli stessi occhi di quando m'innamorai di lei perdutamente.
"Dimmi che non mi ami più" mormorò tirando la mia giacca verso di lei. "dillo" si avvicinò alle mie labbra "dillo, e io domani ritornerò in Russia,facendo finta che niente di questo sia successo"
Deglutì al profumo che invase le mie narici, lo stesso profumo di rose che usava da sempre.
Come poteva un essere umano così piccolo come lei, uccidere il mostro gigante dentro di me solo guardandomi?.
"Dillo" grugnì serrando la mascella.
La presi per i polsi avvicinando la fronte alla mia mentre respiravo a malapena;
Cercò di staccarsi ma la mie mani stringevano sempre di più la presa. Non avevo più intenzione di lasciarla andare.
Si staccò da me tirandomi uno schiaffo "sono restata in coma 7 mesi per colpa tua"
Cadde a terra piangendo mentre si dava pugni sulle cosce. Il suo pianto fece spezzare il mio cuore.
"Non hai avuto nemmeno il coraggio di informarti su come stavo"
Strinsi i capelli tra le mie mani facendo un giro su me stesso.
"Questo perché mi hanno detto che eri morta" urlai tenendomi le mani sul viso. "I ragazzi mi hanno detto che tuo padre ha fatto scoppiare mio padre proprio per questo" sputai "perché ho ucciso l'unica figlia della mafia russa, l'unica Lakwnoski rimasta"
Mi girai verso di lei, vedendola a terra mordendosi il labbro. Guardava da un'altra parte tranne verso di me.
"Ma poi, tu sei ritornata in Russia dopo 7 mesi" mi inumidì le labbra "ma alla fine era troppo tardi"
I ricordi mi passarono davanti agli occhi mentre trattenevo le lacrime.

#FLASHBACK

Mi legarono ad una sedia.
Le mani dietro strette con una fune, gli occhi coperti con una benda stretta.
"Lasciatemi" urlai cercando di liberarmi, ma l'unica cosa che ottenni erano graffi sui polsi e sangue che colava.
"Justin Bieber" mormorò una voce maschile roca.
Si avvicinò a me togliendomi la benda dagli occhi, mi ritrovai davanti un uomo pieno di muscoli, vestito di nero e con un po' di barba.
Aveva sul collo una scritta leggera "Alis", il nome di sua figlia.
"Hai ucciso mia figlia" disse alzandomi direttamente con la sedia mentre mi teneva per il colletto della maglia;
Aveva lo sguardo nero "l'unica Lakwnoski rimasta"
Mi tirò un pugno lasciandomi cadere, s'inginocchio vicino a me per poi alzarmi, mi guardava con odio, avevo tolto al capo della mafia russa, e a me stesso ciò che avevamo più prezioso. Sua figlia.
"Ma sappi una cosa Bieber" girò tutta la stanza per poi fermarsi davanti a me "quella ragazza merita vendetta" rise prendendo un piccolo telecomando tra le sue mani "e voi meritate di morire"
Accese una tv, la luce dello schermo si illuminò su di noi.
"Papà" urlai cercando di liberarmi ma non feci altro che farmi del male da solo.
Era legato alle mani e ai piedi con una fascia sulla bocca "desideri dire delle ultime parole, piccolo Bieber?"
Gridai con tutta la forza che avevo, il mio cuore accelerava e lacrime scendevano sul mio viso mentre lo guardavo.
Poi tutto ad un tratto la bomba esplose.
Potevo sentire i frammenti attraversare tramite lo schermo della tv "papà" urlai.
"Papà" sussurrai.

Mi ritrovai a guardare un punto fisso, una lacrima sgorgò sulla mia guancia.
Lei era davanti a me che mi guardava.
Posò la mano sul mio viso togliendo la lacrima poi si allontanò facendo un passo indietro.
Nessuno dei due disse niente, ci guardavamo e basta.
"Ti prego, ritorna in Russia" mormorai deglutendo.
Mi guardò muovendo il capo mentre si leccò le labbra "non posso" rise dandomi le spalle.
Fece il giro della stanza mentre il vento le spostava i capelli neri "non quando ho fatto una promessa a mio padre in fin di morte."
Posava i suoi occhi color ghiaccio ogni tanto su di me "Perché non mettere un punto a questa guerra?"gridai facendomi sentire mentre continuava a camminare attorno alla stanza "entrambi abbiamo perso qualcosa."
La guardai mentre continuava a camminare "Perché dovremmo perdere ancora qualcun altro?"
Non rispose poi a passi piani si avvicinò a me ridendo e lasciando cadere le mani sui suoi fianchi "Perché non riesci a capire?"
Mi diede pugni sul petto mentre mi guardava negli occhi "voglio che tu soffra come io ho sofferto in passato" gridò stringendomi il viso tra le mani "Voglio solo questo."
Le strinsi i fianchi mettendole una ciocca dietro l'orecchio per poi accarezzarle il viso bianco.
"Ci sarà mai un modo per farmi perdonare?" sussurrai.
Socchiuse gli occhi sorridendo alle mie parole banali "Non credo che ci sia un metodo per riparare un cuore spezzato"
Mi passò la mano sul viso accarezzando ogni centimetro di esso. Le sue dita si posarono sulle mie labbra sfiorandole con le unghie lunghe.
"Ma se hai un po' di dignità, vattene" sputò "Vattene e lascia tutto indietro" sussurrò "Dimenticati di tutto, compresa me"
La presi in braccio spingendola al muro mentre lei deglutiva dal dolore.
Il suo respiro affannoso era l'unica cosa che si sentiva "non posso andarmene" grugnì "non quando ti ho ritrovato dopo così tanto tempo"
Mi avvicinai alle sue labbra ma lei girò il capo abbassandolo. Incominciai a lasciarle piccoli succhiotti sul petto mentre lei tirava i miei capelli.
"Ti sognavo ogni notte Alis, nessuna delle puttane che mi portavo a letto poteva scacciare via il tuo ricordo, il tuo tocco, le tue carezze, i tuoi baci"
Aggrottò le sopracciglia facendomi segno di smettere, capendo che ogni parola che io sputavo, per lei,era peggio della pallottola nel petto
"Nessuna era come te"
Le morsi il lobo mentre lei tirò fuori un gemito.
"Non ti ho mai dimenticata"
Inspirò stringendo i miei avambracci, evitando il mio sguardo. Notai che non voleva altro che la lasciassi andare, e cosi feci , la lasciai a terra.
Si sistemò i vestiti per poi prendere la piccola borsa gettata a terra.
Tirò fuori la ciocca di capelli da dietro l'orecchio e mi guardò "non sarà cosi facile" disse iniziando a camminare all'indietro per poi fermarsi "ricordi quando mi avevi promesso che avremmo lottato insieme nonostante tutto.. E tutti?" rise guardandomi "io, a differenza tua, mantengo le promesse"
Poi se ne andò.
Volevo gridare il suo nome e chiederle di ritornare indietro, che avrei fatto di tutto per riaverla e che le avrei lasciato tutto. Ma stetti zitto e lasciai che l'orgoglio parlasse per me.

LAKWNOSKIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora