CAPITOLO 7

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Campo Mezzosangue, alba, foresta vicino al Pugno di Zeus

Zeus, Ade e Poseidone erano davanti al Pugno di Zeus. Ade cominciò a parlare "Avete visto la reazione del Campo davanti ai Cavalieri?" "Erano sconvolti. Cosa ti saresti aspettato?" Poseidone sospirò. "Non abbiamo alcuna possibilità con i nostri figli, vero? Di spiegare loro cosa è successo?" Ade scosse il capo, mentre Zeus rispondeva "Sono troppo adirati con noi. Non ci ascolteranno mai."
Mentre gli Dei discutevano, sentirono una voce, anche alta, arrivare nella loro direzione. Si zittirono.
"Sul serio, Perce? Sei serio? Dopo... tutto quello che è successo, tu vuoi dire loro qualcosa?" Zeus, Ade e Poseidone riconobbero la voce di Talia Grace. Si nascosero dietro dei sassi, perfettamente mimetizzati. Finito di nascondersi, videro apparire dagli alberi Perseus, Talia e Nico. La ragazza aveva un'espressione furibonda, mentre quella del cugino minore era delusa. Quella di Perseus era, al contrario, risoluta. "Sono serissimo, Tals. So che con noi sono stati... beh.. degli esseri disgustosi, ignobili e che meriterebbero di essere distrutti lentamente e dolorosamente. Ma, sinceramente, meglio loro che lui." Nico scosse il capo. "Abbiamo un dovere verso Caos, Perce! Non puoi pensare di tradire lui! Poi, per quegli essere quali Zeus, Ade e Poseidone!" "Non voglio tradire Caos, Nico! Voglio evitare che Miraval distrugga la Terra!" "Ma davvero? E da quando ti interessa?" "Talia, possiamo evitare di fare conversazioni stupide?" Talia sospirò. "Sei patetico, al momento, Perce. Davvero patetico."
Zeus, Ade e Poseidone si guardarono. Poi, girandosi verso i ragazzi, videro Perseus diventare rosso. Poi, il colore sparì. "Io, patetico? Sei seria, Talia? Non sono io quello che non vuole dividere passato da presente! Sì, non torneremo mai più qui! Voler dire quello che fa Miraval, quello che farà qui, non equivale a voler tornare qui! Li odio, sì, come non ho mai odiato nessun altro. Ma, so distinguere dovere da affare personale. Tu, Talia? Sei in grado di farlo?" Nico intervenne "Calmiamoci. Subito. Talia, temo che il Calamaro abbia ragione. Abbiamo un obbligo. Un dovere verso Caos. Vediamo di rispettarlo. Se non li avvisassimo di ciò che Miraval è in grado di fare... non avranno possibilità contro di lui. Alcuna. Li distruggerà."
Alla frase del cugino, Talia annuì "Avete ragione. Perce... mi..." il ragazzo sorrise. "Anche a me. Scusami." Nico sorrise, imitato subito dai due cugini. Talia smise di farlo. "Problema. Chi va da loro tre a dire tutta la storia?" Nico guardò Perseus. Talia anche. "Toglietevelo dalla testa. Neanche morto." "Ma... il tuo dovere?" "Che si distrugga. Io non vado." Nico scosse il capo. "Possiamo decidere alla vecchia maniera." Talia annuì.
La vecchia maniera si mostrò essere carta-forbice-sasso. Due cugini ghignarono, mentre il terzo sospirò. "Perchè perdo sempre io? Razzisti!"

Monte Olimpo, pomeriggio, giardino dietro il palazzo.

Zeus, Ade e Poseidone stavano pranzando. Vennero interrotti da una ninfa. "Divino Zeus. Sono desolata di interrompere la vostra desinazione. Ma... un Cavaliere richiede udienza con voi. Lo faccio entrare?"
Zeus, dopo aver sorriso ai fratelli, annuì alla ninfa, facendo apparire un'altra sedia.
"Benvenuto, Perseus. Possiamo offrirti il pranzo?"
Il ragazzo lo guardò sconvolto. Poi, osservò i piatti sulla tavola. Con l'acquolina in bocca, essendo stato buttato fuori dalla cabina prima di pranzo e non avendo mangiato niente dalla sera prima, annuì. Poi, seguendo l'indicazione del dio, si sedette vicino ad Ade. Di fronte aveva Poseidone e di lato Zeus. "A cosa dobbiamo questa piacevole sorpresa?" "Piacevole sorpresa?" Ripeté Perseus, guardando il dio come si fa con i folli. "Dubito tu sia venuto per pranzare con noi." Perseus scosse il capo. "Temo proprio di no, Zeus. Sono qui perchè... vi ricordate la discussione su Miraval?" Zeus annuì. "L'allenatore dei Cavalieri. Certo." Perseus sospirò. "A quanto abbiamo visto, ci sono tracce in questo pianeta della sua presenza. Recentemente è stato qui." "La cosa ti preoccupa?" "Sì. Miraval è..." Perseus si interruppe. Poseidone, Ade e Zeus lo guardarono diventare pallido. Poi, il ragazzo, scostò il lembo della maglietta dalla spalla, rivelando un'orrenda bruciatura. "Come te la sei fatta?" Perseus sospirò. "Miraval. Ha torturato me, Talia e Nico. Sapeva che eravamo semidei. Il suo scopo è sempre stato impossessarsi della Terra. Ci sono luoghi molto potenti. Molto antichi. Del tempo di Gea. Pensiamo che, a quel tempo, Miraval fosse qui. Adesso, vuole riprendersi ciò che è suo. Questo è il suo scopo. La cosa a cui punta." Zeus guardò sconvolto le bruciature del ragazzo. Ade le indicò. "Perchè ce le hai mostrate?" "Se è stato disposto a torturare un Cavaliere per avere informazioni, cosa farebbe a dei nemici?" Poseidone impallidì. "Come te le ha fatte?" Perseus sospirò. "Non è importante." "Lo è. Per me." Perseus sospirò. "Vi basti sapere che è stata una tortura lunga e dolorosa. Che anche Nico e Talia la hanno subito. E che è il motivo per cui noi sappiamo escludere le emozioni da noi." Ade lo guardò, imitato dai fratelli. "Sai che noi lo sapevamo? Come facevi?" Perseus sbuffò, una mezza risata, "Bianca ha sputato il rospo. Non mi sorprende." Poseidone sorrise. "Sei andato a caso." "Niente affatto. Bianca spera che noi la smettiamo di farlo. Dice che soffre." "Ma, voi non smetterete?" "Sennò soffriamo noi, Ade. È il prezzo da pagare per non lasciarsi offuscare dalle emozioni." Perseus si alzò. "Grazie per il pranzo. Vado a vedere come procedono gli allenamenti." "Ci vedremo stasera." "Stasera?" "Veniamo a cenare al Campo. Ospiti." Perseus annuì. "Allora, a dopo." Il ragazzo uscì.
"Oggi era più calmo del solito." Commentò Ade. Poseidone, invece, disse. "Ma noi lo sappiamo perchè! Dobbiamo dire loro la verità." Zeus sorrise. "Assomigli molto a Perseus, a quanto pare, fratello." "E tu a Talia." "Io a Nico."

Campo Mezzosangue, pomeriggio, laghetto delle canoe.

Perseus apparì al Campo, subito dopo l'udienza, se si può definire così, con gli Dei. Si girò, guardando estasiato il panorama. Il laghetto delle canoe brillava, per il riflesso dei raggi del sole. Sorridendo, chiuse gli occhi.
"Perseus. Sembri rilassato." Percy fece un salto, per lo spavento. "Lysar. Com'è possibile che mi spaventi sempre?" "I tuoi sensi sono più lenti da quando siamo qui." Perseus sbuffò. "Certo." Lysar si sedette su un masso.
"Ti era mancato questo posto?" Perseus sussurrò "Più di quanto tu possa immaginare." Poi, come rendendosi conto di quanto affermato, chiese "E a te? Piace qui?" "Non lo so." Lysar si voltò dall'altra parte. "Come non lo sai? Lysar che succede?" L'elfa rispose. "Succede che tu resterai qui! Noi ce ne andremo, ma tu resterai qui!" Perseus spalancò gli occhi. La ragazza aveva urlato la risposta, spaventata dall'eventuale realizzazione. Inoltre, più urlava, più si avvicinava al ragazzo.
"Lysar. Sì, è vero. Mi è mancato questo posto, più di quanto posso esprimere. Mi mancano i falò, alcuni aspetti. Il Campo rimarrà per sempre una parte di me. Ma... la mia vita ora è Caos. Sono i Cavalieri, i Draghi, il mio giuramento." Lysar si girò. "Davvero?" Perseus annuì. "Non rimarrei qui neanche per tutto l'oro del mondo. Lo avrei fatto anni fa. Adesso non più." Lysar sorrise.
Mentre si stava avvicinando al ragazzo, vennero interrotti da una ragazza.
"PERCY!" "Rachel?" Perseus venne abbracciato da una ragazza. "Mi sei mancato, Calamaro!" "Anche tu, mi sei mancata Rachel." Rispose Percy, con un sorriso, non guardando più Lysar.

Angolo autrice
Salve!
Settimo capitolo della storia per voi!
Non so cosa dire di questo capitolo.
Ah sì, allora, la parte finale:
Mostra che Perseus è davvero molto legato al Campo: quando arriva Rachel, non bacia Lysar. Mi dispiace per L'elfa, ma preferisco Percabeth e Pernico. Già.
La frase finale però non è da prendere alla lettera. Ci saranno altre scene LysarxPercy. I Promess.

By Rowhiteblack

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