CAPITOLO 14

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Campo Mezzosangue, Lago, subito dopo la battaglia

Il lago era un posto incantevole. Lysar riteneva che fosse il posto migliore dove rilassarsi. Naturalmente, lei preferiva il proprio pianeta, con i suoi boschi, i ruscelli e la natura in sintonia con la popolazione elfica. Qui, sul pianeta Terra, l'elfa non sentiva questa sintonia.

All'improvviso, sentì un rumore di fianco a lei. "Perseus. Siete tornato." Il ragazzo annuì. "È stata una battaglia molto facile e veloce, Vostra altezza. Non dovete preoccuparvi per la nostra incolumità. I Cavalieri sono stati addestrati da Miraval in persona. Siamo preparati a ogni pericolo." Lysar sorrise. "È una cosa positiva, certo. Ma io non ero preoccupata per voi tutti. Solamente per te, Perseus." Perseus disse. "Non temete nemmeno per me. Anche se venissi ferito, Talia e Nico sarebbero pronti a salvarmi." Lysar annuì, più rilassata. "Volevo chiederti... Cosa hai intenzione di fare adesso? Torniamo a casa?" Percy scosse la testa. "Se voi volete, vi accompagnerò. Ma il mio dovere al momento è combattere con gli Dei contro Gea e i suoi figli. Non ho molta scelta. Non posso cambiare questo."

Lysar sospirò "Mi aspettavo questa risposta."

Percy la guardò. "Allora, perché chiedere?" "Continuo a sperare che tu voglia andartene."

Percy cominciò a scuotere il capo. "Mi dispiace, principessa. Ho un dovere, verso Caos, verso i Cavalieri. Ma soprattutto verso me stesso." Lysar annuì. "So che il tuo senso del dovere e dell'onore ti impedirebbero di fare altrimenti. Questo non vuol dire che mi piaccia."

Nel frattempo, una figura stava osservando i due ragazzi, gelosa dalla loro sintonia.

Annabeth Chase osservava il Cavaliere, ricordandosi di quando era il suo fidanzato.

"Dovresti smetterla di fissarli."

La ragazza si voltò alla voce. "Talia." Talia, dopo aver lanciato una breve occhiata al cugino e alla principessa, guardò Annabeth. "Hai avuto la tua chance, Chase, e l'hai gettata nel Tartaro. Non sperare che Percy ti ami ancora. È andato avanti. Smettila di seguirlo."

Annabeth la fissò, a bocca aperta. "Sperare non è un crimine." "Sperare in qualcosa che non accadrà più è inutile. Smettila." Annabeth sospirò. "Una volta, eri la mia migliore amica, Talia. Cosa è successo?" "Hai ferito Percy. Hai preferito Juliet a me. John a Nico. Marcus a Percy. Hai fatto molte cose, Chase. Non so cosa ti aspetti da me, da noi. Ma non ti dobbiamo proprio niente." Annabeth lanciò uno sguardo a Percy. "Io non ho mai scelto Marcus a Percy. Mai. Lo amo ancora." "Se è davvero così, e io non ci credo, ma se è davvero così, devi fare una cosa per lui: lascialo stare. Percy si merita un po' di felicità. E tu non puoi dargliela." Annabeth vide Percy ridere, con Lysar. Annuì. "Farò del mio meglio."

La figlia di Atena si allontanò dalla scena, abbattuta.

Olimpo, subito la battaglia.

Zeus, Ade e Poseidone stavano parlando, ripensando alle parole di Percy e Talia.

Ade vide una dea avvicinarsi a loro. "Ragazzi; Afrodite sta arrivando qui." Zeus e Poseidone si guardarono. "Possiamo fuggire?" Chiese il dio del mare. Prima che Zeus potesse annuire, Afrodite li raggiunse. "Padre, zii. Mi state evitando da un po'." Prima che Ade potesse negarlo, Afrodite riprese a parlare. "E non provate a negarlo. Me ne accorgo quando non sono benvoluta." Poseidone sospirò. "Di cosa volevi parlare, Afrodite?"

La dea sorrise. "Sono contenta del ritorno di Percy, Talia e Nico. E anche degli altri 6. Sono molto grata a Caos per averli salvati. Senza il suo intervento non avremmo più i nostri figli qui con noi." Zeus sospirò. Afrodite sorrise. "L'amore paterno è uno dei più puri. Un padre ama il figlio o la figlia senza limiti, senza volere niente in cambio." Poseidone la guardò. "Dove vuoi arrivare, Afrodite?" Ade annuì. "Non siamo dell'umore adatto per le tue frasi da cioccolatini." Afrodite disse. "Non disperate. Sapete un altro amore altrettanto puro?" Zeus scosse il capo. "L'amore dei figli verso il padre. Vi amano, come voi amate loro. Non so quando, ma vi perdoneranno." Poseidone la fissò. "Ne sono sicura." Continuò Afrodite. Poi, sorridendo, se ne andò. Ade disse. "Andiamo al campo? Voglio... rivederlo." Zeus e Poseidone annuirono. "Andiamo subito."

Campo Mezzosangue, arena

Poseidone, Zeus e Ade apparirono nell'arena. Lì, videro Percy e Talia. I due stavano combattendo.

"Stanco, Perce?" "Continua a combattere, Tals. O vuoi fare una pausa?" La ragazza, in risposta, estrasse un pugnale e lo lanciò verso il cugino. Lui non si fece trovare impreparato: lo schivò, dopodichè saltò oltre la testa della cugina e provò ad attaccarla alle spalle. Lei si voltò velocemente, poi parò l'affondo del cugino e provò a disarmarlo. Il ragazzo, però, usò la propria spada come leva e disarmò la cugina. Poi sorridendo disse. "Hai perso. Di nuovo." Talia annuì. "Sei troppo bravo." Percy sorrise ancora di più. "Lo so. Sono meraviglioso. Cioè, esiste qualcosa che io non sia in grado di fare?"

Poseidone disse. "Sei davvero migliorato, Percy." I due si voltarono.

"Che volete?" Chiese Percy. Talia scosse la testa. "Percy! L'educazione!" Percy annuì. "Salve! Come va? Cosa volete?" Ade corrugò la fronte. "Molto bene, grazie. Volevamo parlarvi." Percy guardò Talia e disse in elfico. "Vado a prendere Nico. Tu sta con loro." Alla parola loro, Percy aveva indicato gli dei. Talia fece una smorfia. "No, passo. Grazie del pensiero. Vado a prendere io Nico, tu sta con loro." "Detto prima io. Vado." Talia disse. "Percy! Non è corretto!" "L'ho detto prima io." "Sono più grande. Decido io." 

Mentre i due cugini stavano discutendo, Nico arrivò. Disse, sempre parlando in elfico, "Ci avete messo troppo a decidere. Sono già qui." Percy imprecò e guardò male la cugina. "Colpa tua!" 

Poseidone interruppe i tre cugini. "Sono sicuro che sia una conversazione molto entusiasmante, anche se non ho capito niente... ma... Volevamo parlarvi di Miraval." Alla parola Miraval, Percy abbandonò l'espressione disgustata e infastidita e prestò attenzione alle parole del padre. "Cosa riguardo Miraval?"

Prima che gli dei potessero rispondere, Bianca apparve e disse. "Scusate, ma... Talia potresti venire un attimo? A Zoe serve il tuo aiuto per calmare Silena." Talia sbuffò. "Mitico. Odio dover calmare Silena. A dopo, Perce e Neeks." Ignorando completamente gli dei, la ragazza se ne andò. 

Percy guardò gli dei. "Quindi?" Zeus disse. "Vogliamo dirlo a tutti e quattro. A cosa si riferiva Talia?" Nico rise. "A quando Silena ha conosciuto Lysar. Ha detto che... com'era?" Chiese al cugino. Percy sospirò. "Che era così bella che l'aurora era uno spettacolo mediocre." Nico annuì. "E tu concordi, No?" Percy disse. "Io mi avvalgo della facoltà di non rispondere." Nico annuì nuovamente. "Concordi." Percy scosse la testa. "Andiamo, rompiscatole." Ignorando gli dei, come precedentemente fatto dalla cugina, Perseus e Nico uscirono dall'arena. 

Pianeta sconosciuto, luogo indefinito

"Come procede il piano?" "Sarà dura convincerli ad abbandonare la missione, mio signore. Farò del mio meglio però." "Del tuo meglio. Non è molto rassicurante." "Abbiate fiducia in me, maestro." "Non mi fido di te. Solo del tuo desiderio." La seconda figura annuì. "Quelli che si rifiutano?" "Verranno uccisi. Quel posto sarà il mio nuovo regno, con un esercito adatto a sconfiggere Caos e diventare il nuovo signore dell'universo. Non temere. Onorerò il nostro accordo."

Angolo autrice

Ecco a voi! 

Alla prossima!

By Rowhiteblack 

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