Capitolo 12

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Al Campo Mezzosangue, I tre dei maggiori erano seduti davanti la cabina dei Cavalieri.
Zeus disse. "Quando usciranno?" Ade borbottò. "Potrebbero anche non farlo..." "Taci, fratello." Ade venne zittito da Poseidone.
Zeus disse. "Dobbiamo parlare con Percy. È...necessario. E se ci ascoltasse... Lo saprebbe anche lui. Ci ha  chiuso fuori dalla sua vita, completamente. È capibile, ma... deve imparare a fare un passo indietro e a lasciarsi... aiutare. Ad ascoltare, almeno."
Sentirono delle voci.
Lysar e Percy stavano parlando.
L'elfa aveva detto. "Perseus! Non posso credere che tu abbia appena detto una cosa del genere!"
Gli dei si nascosero, intenzionati a scoprire.
"Non capisco cosa la turbi, principessa." Lysar, davanti al nascondiglio degli dei, esclamò. "Mi hai raccontato di come lui ti abbia trattato. E adesso vuoi parlarci?"
Percy, si sedette di fianco al nascondiglio, prendendosi la testa fra le mani. Poi alzò lo sguardo. "Lo so che non ha senso. Ma... credo che sia importante." "Percy." La voce dell'elfa era più gentile. "Lo so che Poseidone è tuo padre, ma... andare a cercarlo per parlare..." "Non è per quello. Principessa... Zeus, Ade e Poseidone mi hanno cercato per almeno tre giorni di fila. Potrebbe essere realmente importante." "Ma il tuo istinto ti diceva di andartene." "Me ne andavo perché sono un codardo. Di fronte ai pericoli personali, scappo. Sentite, Principessa, apprezzo molto la vostra preoccupazione... ma... ritengo di essere in grado di prendere delle decisioni personalmente. E, al momento, ho deciso di andare a parlare con i tre dei. Mi scuso se la cosa vi disturba. Ma, potrebbe essere realmente importante e io sto scappando." "Non si accorda con l'onore da Cavaliere?" Chiese Lysar, sarcastica. "Anche. Ma, soprattutto, non si accorda con chi sono io. Inoltre, Lord Caos ci ha affidato una missione. E se la cosa che gli dei vogliono dirmi riguardasse proprio essa? Non posso permettere che i miei sentimenti offuschino la mia ragione. Devo pensare prima di tutto alla missione. Forse, dopo averla terminata, avrò abbastanza coraggio da affrontarli anche... per il resto." Lysar scosse la testa. "Non devi dimostrare niente a nessuno, va bene? Certo, se lo reputi così importante..." Percy la osservò. "C'è un Ma, vero?" "Ma, voglio venire con te." "Principessa..." Percy esitò. "Sono una Principessa, come hai appena notato. Non sei mio padre nè mio marito. Per cui, decido che devi portarmi con te. In onore della missione." Percy disse. "Gli dei potrebbero non approvare una tale decisione. Non vorrei vi ferissero."
Lysar sorrise. "Se Poseidone assomiglia almeno un decimo a te, Perseus, non corro alcun pericolo. E, comunque, nel caso mi attaccassero, mi aspetto che tu mi difenda. All'istante. Anche ferendoli a tua volta. Va bene?" Perseus annuì. Si alzò. "Come desiderate, principessa."

Monte Olimpo, Pomeriggio
Zeus, Ade e Poseidone erano seduti nel giardino interno dell'Olimpo.
Attendevano l'arrivo di Percy.
Ade sbuffò. "Magari alla fine non verrà. Insomma, perché dovrebbe venire?"
Zeus lo zittì. "Piantala di essere pessimista, Ade. Perseus, per quanto irascibile, è un ragazzo di parola. Quindi, se ha detto che sarebbe venuto, arriverà. Non so quando, ma verrà."
Poseidone annuì. "Non possiamo averlo cambiato così profondamente. Ciò che era, lo è rimasto."
Ade scosse la testa. "Sapete quello che Efesto ci ripete sempre 'Se rompi una persona, poi non la puoi più aggiustare'. Vale anche per Percy, questa frase."
Poseidone sbuffò. "Dovremmo pensare attentamente alle parole da usare per convincerlo di ciò che diremo. Parlargli di ciò che è successo, riuscendo a convincerlo di quello. Non sarà affatto facile. È molto leale a loro, lo sapete."
Zeus annuì. "Potrebbe essere problematico, lo riconosco. Ma non così tanto." Poi, dopo una breve pausa, "lo spero, almeno."
In quel momento, Ebe apparve nella stanza. "Padre! È... Gea e il suo esercito stanno attaccando! New York è invasa delle loro truppe!"
Zeus spalancò la bocca. "Grazie, figlia. Attiva le difese sull'Olimpo, non appena noi saremo usciti. Non voglio incidenti, chiaro?"
Ebe annuì, terrorizzata.
Zeus si rivolse ai fratelli. "Dovremo rimandare la conversazione. Andiamo subito dove avviene l'attacco."
Guardò la figlia. "Chi è già sul posto?"
"Il Campo e i Cavalieri. Arriveranno anche i Party Pony."
Zeus annuì. "Gli altri dei?" "Stanno andando."
"Andiamo anche noi. Ebe, rimani qui al sicuro."
Ebe annuì. "Come desiderate, padre."

Centro New York, battaglia

Zeus, Ade e Poseidone raggiunsero il luogo dello scontro.
Grazie, e soprattutto,  all'aiuto dei Cavalieri, il nemico era stato scacciato.
Gli dei, alla fine, si erano ritirati in una tenda montata in modo improvvisato, per controllare ed evitare il ritorno del nemico.
I feriti del Campo, che erano un'infinità, stavano venendo curati da Micheal e da Silena.
Zeus scosse la testa. "La situazione non migliorerà mai."
Poseidone posò una mano sulla spalla del fratello.
Atena stava per prendere parola, quando qualcuno bussò all'asta della tenda.
"Avanti."
Disse Ade
Percy si affacciò. "Posso entrare, o devo ripassare più tardi?"
Zeus fece cenno perché entrasse.
Il ragazzo ascoltò l'ordine, ed entrò.
"Sono venuto a riferire... Ciò che è successo. Hanno attaccato almeno dieci minuti fa. Hanno cercato di coglierci di sorpresa, attaccando direttamente l'Olimpo. Se posso, azzarderei che voleva distruggere i vostri troni, per indebolirvi al punto da distruggervi molto facilmente. Di solito, in questo caso, poniamo delle difese molto alte per un raggio di 1 chilometro intorno al punto di interesse per il nemico, ma dobbiamo prima avere il vostro permesso."
Zeus chiese. "Queste... difese in cosa consistono?" Percy rispose. "Hanno molte funzioni. Alcune servono a rilevare la presenza di nemici. Di gente intenzionata a nuocere al potere in atto o coloro che noi aiutiamo. Altre sono delle trappole ben strutturate che si azionano solo in presenza di alcune armi particolari. Altre scattano se impostate su alcune creature."
Zeus annuì. "Avete il mio permesso."
Percy disse. "Perfetto. Avviserò Charlie di metterle a punto al più presto. In genere- aggiunse, prevenendo la domanda di Atena- ci mette poco più di dieci minuti a programmarle. E ci impieghiamo a malapena venti a installarle. Perciò, non dovrete preoccuparvi di eventuali attacchi a sorpresa."
Prima che potesse proseguire, Artemide chiese. "Quanti morti ci sono?"
Percy scosse la testa. "Non ci sono morti. Appena Gea si è accorta del nostro arrivo, si è ritirata. Non ha neanche provato ad opporre resistenza. Questo mi ha fatto pensare che potrebbe avere un'arma molto... potente che le assicura la vittoria. Talia e Nico stanno già cercando di capire cosa potrebbe essere. Ci viene da pensare ad un alleato molto forte. O a qualche mostro del livello di Tifone. Se fossimo tra gli elfi, penserei a delle particolari spade. Ma, qui, quelle tecnologie non esistono."
Artemide sospirò, sollevata.
Apollo intervenne. "I semidei come stanno?"
Percy storse la bocca. "Hanno paura e non sono sicuri di aver vinto oggi contro Gea. L'altra cosa di cui volevo parlare con voi era eventuali informazioni da condividere con loro."
Zeus corruggò la fronte. "Devo parlare con loro?" "Non è che devi, è più che altro un modo per convincere l'esercito a combattere. È dare una causa, un fine, un qualcosa da difendere, che valga realmente la pena."
Poi, dopo un momento di pausa, riprese. "Personalmente, eviterei di menzionare un'ipotetica arma di Gea. Servirebbe solo a renderli meno sicuri di sè e annullerebbero tutti i progressi fatti finora. Ne hanno fatto notevoli, ed è su quello che punterei."
Zeus scosse la testa. "Riconosco l'importanza... ma non sono molto bravo a parlare con i semidei."
Percy sbuffò. "Me ne ricordo. Se per te va bene, posso parlarci io."
Atena chiese. "Tu?" Percy annuì rivolto a lei. "Ho imparato a dare fiducia in se stessi alle altre persone. Non solo a indurli a fidarsi degli altri, ma anche a fidarsi in se stessi. Se per te va bene, Zeus, posso parlarci io."
Poseidone intervenne. "Lo faresti?" "Al massimo Talia e Nico mi uccideranno dopo."
Ade ridacchiò, a bassa voce. Zeus annuì. "Parla Tu, Percy."
Il ragazzo annuì. "Venite anche voi. Ai semidei servirebbe vedere che quello che hanno fatto è servito."
Gli dei accettarono il consiglio e seguirono il ragazzo.

Angolo autrice
Il 12 capitolo finalmente concluso!
Ecco a voi il risultato del mio duro lavoro!
By Rowhiteblack

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