CAPITOLO 3

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Dopo aver abbandonato velocemente la tenda, Percy si era diretto al Campo di allenamento.
Dopo aver sventrato tutti i pupazzi, e averli usati come bersagli, Percy Jackson si fermò. Aveva appena sventrato un pupazzo e, dopo un momento di indecisione, gli aveva lanciato contro una lancia, che lo colpì dove ci sarebbe stato il cuore.
Percy Jackson si fermò. Fuori sarebbe sembrato come in ogni occasione pubblica. Calmo, controllato. Ma dentro, Percy Jackson era in tempesta. Caos aveva loro promesso che non sarebbero più dovuti tornare da loro, non avrebbero più dovuto combattere per loro. E invece, dovevano farlo ancora una volta. Sentendo un rumore, Percy afferrò una lancia e la scagliò verso la fonte. La lancia vibrò, conficcata nel terreno, mentre una lepre fuggiva, spaventata a morte. Questa era l'ennesima prova di quanto la notizia l'avesse disorientato, pensò Percy, mentre andava a riprendere la lancia dal terreno. Normalmente non avrebbe mai sbagliato un tiro del genere. Certo, normalmente non avrebbe neanche lanciato contro una lepre. "Mi sembrate distratto, Cavaliere" Una voce distrasse Percy dalle sue considerazioni. Il Cavaliere si girò: davanti a lui c'era una bellissima ragazza, con le orecchie leggermente a punta, segno che era chiaramente un'elfa. I suoi boccoli castani erano legati nella pettinatura delle nobili guerriere, ed, in testa, aveva un diadema, segno che era di una famiglia nobile. Davanti a Percy c'era Lysar Donsorias, figlia di Erlond, re degli elfi. Il ragazzo le sorrise. "Non è nulla, Principessa. Solo un'altra missione che ci ha assegnato Lord Caos." La ragazza storse il naso e, con tono chiaramente infastidito, commentò "Niente di pericoloso, spero." "Niente di cui preoccuparsi, Principessa." Lysar scosse il capo. "Quante volte devo dirti di chiamarmi Lysar." "Siete la mia Signora. Devo mostrarvi rispetto." "Nelle occasioni pubbliche. Nelle situazioni private siamo solo Lysar e Percy." "La Principessa degli Elfi e il Cavaliere di Drago." "Due amici. Che adorano passare del tempo insieme." Percy annuì, mentre diceva "Come volete, Principessa." Lysar scosse nuovamente il capo. Poi, riportando la discussione sull'argomento iniziale "In cosa consiste?" "Caos ha detto che dobbiamo tornare sulla Terra." Rispose Percy, evitando lo sguardo dell'elfa. Lysar spalancò gli occhi. "Ma vi aveva promesso che non..." "A quanto pare anche il Signore dell'Universo non si fa molti problemi ad infrangere le sue promesse." Lysar guardò il ragazzo con molto affetto. "Sai, non mi hai mai detto cosa successe con tuo padre..." disse, con una lieve sfumatura di comando nella voce. "Ohh, ora torniamo a fare la voce di comando?" Chiese Percy, divertito. "Sei tu che l'hai voluto. Parla Cavaliere!" Percy annuì, mentre il suo volto diventava incredibilmente serio. "Ti ho raccontato della guerra contro i Titani, vero?" Lysar annuì. "E ti ho detto che dopo la guerra, mio padre venne a trovarmi." Questa volta, la ragazza scosse il capo. "Non me lo ricordo bene. Però alla fine della conversazione mi disse che mi avrebbe mandato compagnia, dei miei fratellastri. Credevo che scherzasse, ma dopo qualche mese spunta un ragazzo spagnolo, Marcos, che mi assomiglia moltissimo. Si scopre che è davvero mio fratello. Secondo Silena era invidioso, secondo Talia un idiota, sta di fatto che, appena riconosciuto, si è messo con impegno a rovinarmi la vita. Tutto il campo preferiva lui, mio fratellastro lo considerava più bravo, il mio migliore amico diventò il suo. E un giorno lo beccai a baciarsi con la mia fidanzata." A questa frase Lysar sussultò e gli prese la mano. "E dopo?" "Ero con Talia, mi stava consolando, quando arrivò Nico dicendoci che Marcos, con Juliet e Jhon, figli di Zeus e Ade, si stavano dirigendo nella foresta con fare sospetto. Decidemmo di seguirli. Scoprimmi che complottavano con Gea, contro l'Olimpo. Corremmo subito ad avvertire i nostri padri. Io andai da Poseidone. Quando gli rivelai quello che Marcos stava facendo mi disse di Star zitto. E quando provai ad insistere, per farmi tacere, mi diede uno schiaffo" Lysar spalancò gli occhi. "Già. Credevo che mio padre sarebbe stato sempre dalla mia parte, invece non si è rivelato molto diverso dal mio patrigno Gabe. Entrambi, devo dire, hanno un modo conciso per dirmi che devo tacere." Lysar continuò a guardarlo con tristezza. Poi, titubante, cominciò a parlare. "Sai, il mio maestro saggio Moriel, mi disse che per superare un dolore, bisogna affrontarne i fantasmi." "Molto saggio, questo Moriel." "Sì. Lo sai che Caos non vi avrebbe dato questa missione se non fosse necessaria?" "Certo. Lo so molto bene." "Quindi, cosa farai? Andrai?" "Mai sentito che questo cavaliere si ritiri da uno scontro. " "Tirami fuori la storia dell'onore, e ti faccio male sul serio. " Scherzò Lysar. Poi disse "Dovrei dire a nostro padre che verrò con voi." "No, Lysar è troppo pericoloso!" "Non sei nè mio marito, nè mio padre. Anzi, io, in quanto principessa e tua signora, ti ordino di portarmi con te." "Come volete, Principessa. Vi ripeto che è troppo pericoloso, però, per una persona non abituata a ciò." "So combattere." "Non contro quei mostri. Però, se è vostro desiderio seguirci, mi vedrò costretto a provvedere personalmente alla vostra sicurezza, Principessa. E trovare un modo adeguato per farvi riposare." Lysar sorrise. "Grazie infinite, Cavaliere." Percy ricambiò il sorriso. "È il caso di andare a riposare, Principessa. Domani ci attende un lungo viaggio." Salutando e accomiatandosi dalla ragazza.

Nel frattempo, Nico, abbandonando per ultimo la tenda, si era diretto nella foresta. In quella Foresta, dell'eterna stagione fredda, era il terrore di tutti gli elfi. Nella parte più esclusa del regno, nessun elfo che entrava poi usciva. Nico, però, non era un elfo, ma un Cavaliere di Caos. Il suo potere faceva andare a nascondere qualunque tipo di nemico. Adesso, aggiungendo la rabbia al suo potere, i nemici scappavano dall'altra parte del regno.
Si sedette su una roccia poi, preso da una furia cieca, tirò un pugno contro l'albero, rompendosi le nocche. Sospirando, guarì la propria mano. Adesso capiva Percy quando diceva che ripensare al passato, non gli faceva vedere dalla rabbia. Ma lui non era Percy, era più calmo. E non voleva sfogarsi picchiando gli alberi. Altrimenti sarebbe andato all'arena. Pensò al duro allenamento con Lord Miraval
"Quando le emozioni sono troppo forti, bisogna usare la soluzione usata dall'inizio dei tempi." Nico sorrise ripensando all'intervento di Talia.
"La droga?"
"No, Cavaliere. La meditazione."
Volendo calmarsi, Nico richiamò a sé i principi di essa uno è tutto, tutto è uno ripeté nella mente. Poi successe una cosa non prevista dal ragazzo: non aveva previsto che i muri innalzati all'interno della mente, sarebbero crollati, facendone uscire tutti i ricordi.
"Tu mi disgusto!" Ade lo fissava dall'alto, guardandolo disgustato. "Sei una nullità, vorrei tu fossi più come Thomas o come Bianca. Sarebbe stato meglio se fossi morto tu."
Nico interruppe subito il contatto con la natura. Che pessima idea, la meditazione. Focalizzando nella mente il volto della sorella, Nico sorrise. Era l'alba "Tra poco ci rivediamo, Ade. E nessuno dei due è una nullità.  Non più. "

Angolo autrice
I'M BACK, PEOPLE!
Salve! Bene. Capitolo 3 finalmente pubblicato. 
Sono viva e respiro. Ho ancora la capacità di scrivere. Quindi ecco a voi!
Il prossimo capitolo dovrei riuscire a pubblicarlo a breve. Non prometto niente
Addio

By Rowhiteblack

What Doesn't Kill You Makes You StrongerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora