Capitolo 2

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"Quindi gli darai un'altra chance?" chiesi ad Allison durante il cambio d'ora.

Scott, alla festa di venerdì, si era sentito male e se ne era andato via con la macchina lasciando la povera Alli senza passaggio. Un misterioso uomo sulla ventina con la giacca di pelle nera di nome Derek, si era offerto di portarla a casa affermando che fosse amico di Scott.

"Cosa potevo fare? Mi piace veramente Lily" si giustificò Allison portandosi i libri che aveva in mano al petto come per difendersi.

"Non ho niente contro di te Alli, anzi, penso che tu abbia fatto bene. Secondo me stareste molto bene insieme" la rassicurai.

"Grazie, veramente" Allison si girò verso di me e mi abbracciò, dopo aver ricambiato, quando ci staccammo dall'abbraccio, ci dirigemmo verso la prossima lezione.

Non pensavo che in una sola settimana mi sarei già affezionata così tanto ad Allison. Di solito cercavo di allontanare le persone da me perché avevo paura di soffrire, ma con lei invece era stato difficile non fare subito amicizia. Era troppo simpatica e carina per non essere notata.

***

"Jackson domani giocherà ma non potrà dare il massimo e io preferisco il mio ragazzo quando può dare il massimo. Sto con il capitano della squadra vincente, se la stagione dovesse iniziare male starei con il capitano di una squadra perdente" si lamentò Lydia al telefono, era da un'ora ormai che mi stava assillando "e io non sto con i perdenti." mi informò irritata. Come se non lo sapessi pensai alzando gli occhi al cielo contenta che lei non mi potesse vedere.

"Merda" sentì Lyd imprecare.

"Cosa stai facendo?" le chiesi curiosa.

"Sono in macchina sto andando all'ospedale per Jackson, ah a proposito vieni anche te, tra cinque minuti sarò sotto casa tua" non mi lasciò neanche il tempo di rispondere che continuò subito con la sua lagna "gliela farò vedere, a quello, vedrai!".

"A quello chi?" le chiesi confusa.

"Ma mi stai almeno ascoltando? Sto parlando di Spott ovviamente" replicò impettita.

"Scott vorrai dire" le risposi annoiata sapendo benissimo che lei sapesse il suo nome corretto.

"Si, si quello, qualunque sia il suo nome. Comunque sta mattina ho presentato ad Allison, davanti a lui, un giocatore di lacrosse. Di sicuro domani lo vedremo sul campo a giocare con la coda tra le gambe oppure a masturbarsi su you.porn. Ma che sia meglio la prima perché io-" cominciò a lamentarsi Lydia ma la interruppi subito sapendo già cosa stava per dire.

"Lo so, lo so. Perché te non vuoi che la squadra perda e, se succedesse, te non vuoi stare con un perdente" risposi annoiata.

"Esatto e ora scendi perché sono sotto casa tua" finita la chiamata sbuffai e mi buttai a capofitto sul letto, non volevo andare all'ospedale.

Odiavo gli ospedali. Mi ricordava sempre la notte in cui David morì. Quando chiamarono mia madre dicendole che suo marito aveva fatto un'incidente le cadde tutto addosso, non solo a lei ma anche a me. Era come se avessi perso una parte di me, mentre andavamo all'ospedale, sentivo piano piano spezzarsi qualcosa in me e quando scoprimmo che mio padre non ce la fece, gli attacchi di panico si moltiplicarono e dovetti andare almeno due volte alla settimana dallo psicologo. Mia madre non si preoccupò neanche di me, si chiuse in se stessa riempiendosi solo e soltanto di lavoro come se fosse la sua unica opzione: o lavori o muori.
Tutto d'un tratto sentì un clacson suonare.

"Ho capito! Arrivo, arrivo" presi la borsa, mi misi le scarpe  e uscì subito non volendo scontrarmi con la furia di Lydia Martin.

***

Innocent | Stiles Stilinski (1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora