Capitolo 13

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Mi alzai e mi diressi in camera a passo svelto, non sapevo cosa avrei fatto o cosa avrei detto una volta arrivata, ma confidavo che una volta lì qualcosa in mente mi sarebbe venuta.
Quando arrivai davanti alla porta mi fermai, volevo riordinare i miei sentimenti, le mie emozioni, volevo cercare di capire cosa stessi provando, ma non ci riuscii, così chiusi gli occhi, feci un respiro profondo e aprii la porta. Jack, sentendomi entrare, scattò in piedi, sembrava sorpreso di trovarmi lì, il che era stupido: cos'altro avrei potuto fare? Dove altro sarei potuta andare? Tutta la mia roba era lì, non potevo certo andarmene in giro nella neve con un tubino rosso e i tacchi alti.
«Pensavo che saresti restata in ristorante ancora per un po'» disse stringendosi nelle spalle.
«È quasi mezzanotte» dissi guardando l'orologio appeso alla parete di legno «e non voglio stare da sola a festeggiare il Natale, quindi per quanto la tua compagnia sia detestabile, è anche l'unica che ho e dovrò accontentarmi» a quelle parole un sorriso tornò ad affiorare sul suo volto, segno che non ero riuscita a sembrare seria e infastidita come avrei voluto e che probabilmente le mie parole gli erano sembrate solo una battuta per smorzare la tensione.
«Prendo lo champagne» disse avvicinandosi al frigo.
Era una situazione strana, sembrava che la discussione di non molto tempo prima fosse stata cancellata, sembrava il ricordo di un incubo, e io non sapevo se continuare a ignorare la cosa o affrontare l'argomento per quanto questo potesse essere difficile.

Insieme per forzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora