Fourth chapter

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4. Come se fosse ieri

Quattro ore di sonno pesantissimo: le mie notti sono corte, agitate e frustranti. Ecco cosa ho raccolto firmando quel maledetto pezzo di carta. Justin mi sta facendo diventare pazza - o mandarmi dietro le sbarre per un bel po' di anni.

A parte qualche notte in cui il Selvaggio si assenta, devo sopportare i suoi concerti improvvisi, le sue conquiste in una sera, i suoi assolo di chitarra, il suo home cinema costantemente acceso ed il suo volume costantemente altissimo. Insomma devo sopportare la sua incapacità ad esistere, a vivere, a respirare senza disturbarmi.

Palline anti stress? Ho provato... senza successo. Minacciarlo? Far saltare le fondamenta della casa? Sbattere mani e piedi sulla sua porta. Ogni volta la cosa lo fa ridere.

Nessun dubbio: non solo Justin non ha il mio stesso stile di vita - lui se la gode la notte, io lavoro il giorno - ma consacra tutta la sua a rovinare la mia.

Arabica robusta e Red Bull: senza di voi non sono più niente.

Scendo svogliatamente le scale sbadigliando fino a staccarmi la mascella e passo la mano nei miei capelli corti - dieci giorni dopo la sensazione è ancora strana. Sono l'unica anima sveglia nei dintorni e cammino in punta di piedi per rimanerlo. In genere quando le lancette si posano sul 7, Justin è nel suo letto, a meno che non stia scortando la sua conquista del giorno prima fino alla porta. Che classe.

All'inizio, ho fatto il mio possibile per svegliarlo la mattina presto. Per rendergli pan per focaccia. Ma niente sembrava funzionare. Né le mie risate ad alta voce - al telefono con Bonnie - né i rumori tipici della colazione - tostapane, caffetteria, cassetti che sbattono, - moltiplicati per dieci, né la radio così forte che avrà sicuramente disturbato i vicini. Ma no, Justin non ha mai reagito, non si è mai lamentato come se non mi volesse fare nessun regalo.

Selvaggio: 1 - Selvaggia: 0

Sento improvvisamente delle voci e mi aspetto di incontrare uno o due approfittatori, troppo alcolizzati per lasciare la casa nel bel mezzo della notte. È successo una volta. Ed ho urlato così forte così a lungo che pensavo che il messaggio fosse chiaro: nessuno sconosciuto è autorizzato a dormire sul mio divano, qualsiasi siano le ragioni.

Quando realizzo che il suono proviene dalla televisione, e non da degli invitati-sorpresa, è già troppo tardi. Sono arrivata di corsa nel salotto sparando minacce ridicole, con le mani posate sui fianchi come un'arpia di novant'anni. Justin è solo in t-shirt grigia e pantaloni marroni. È in ginocchio sul tappeto, con la testa volta verso lo schermo. Reagisce appena alle mie grida, accontentandosi di alzare una mano per farmi segno di stare zitta. Mando giù la mia rabbia di colpo, sentendo improvvisamente una tensione elettrica, quasi soffocante.

Sotto i miei occhi sbalorditi, una corrispondente della CNN risponde alle domande del presentatore:

«Sí Michael, si tratterrebbe proprio di ossa provenienti dalle spoglie di un bambino. Un cranio ed un bacino, più precisamente. Gli esami preliminari condotti sul posto sembrano indicare che appartenessero ad un bambino di tre o quattro anni al momento della morte, ma niente di definitivo ancora.»

Il mio respiro si interrompe, non riesco a mandare giù la mia saliva. Il nome di Harry passa in continuazione nella mia testa. Mi lascio cadere in ginocchio al fianco di Justin. È bianco come un panno. Sempre inginocchiato, immobile, come tetanizzato. Non oso immaginare la tempesta che deve essersi scatenata dentro di lui. Allora poso la mano sulla sua, incapace di trattenermi. Non mi respinge, non si lamenta, fissa lo schermo. Lo fisso anche io, nuovamente. Le immagini mostrano una palude come quelle che si trovano in Florida. E la mia pelle freme un po' di più.

Forbidden Games. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora