Sixteenth chapter

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16. Perché io?

Ho solo il tempo di telefonare a mia nonna mentre mi dirigo verso il commissariato di polizia. E di inviare un messaggio laconico a Justin per dirgli di raggiungermi. Poi niente. Mi hanno preso tutto, cellulare e borsa, e mi hanno chiuso in una stanza vuota, con solo un tavolo e due sedie. Diversi poliziotti si sono seduti di fronte a me per farmi le stesse domande, dieci volte. È venuta anche una donna per prelevare delle cose sulla mie mani, la pelle delle mia braccia, la mia camicia bianca, senza spiegarmi niente.

Ma so benissimo cosa stanno cercando: la stessa cosa che cerco io. Sapere chi ha infilato questa foto nella mia borsa, qualche ora fa. Sapere chi si nascondeva nella folla di Mallory Square durante la cerimonia in ricordo di Harry. Sapere chi ha scritto queste parole terribili, dietro alla foto:

"È vivo. Sta bene.

Lei non lo meritava."

Rigiro queste tre frasi nella mia mente per delle ore. Se Harrison è vivo e questa foto ne è la prova, chi l'ha scattata? La stessa persona che lo ha rapito sei anni fa? Ma allora perché uscire allo scoperto proprio ora? Perché aver contattato proprio me? Perché non avermi parlato invece di scrivere questo messaggio enigmatico? E chi è questa "lei", questa donna che non meritava Harry? Sua madre, Sienna Lombardi? Ho brividi sulla schiena.

Non so quante ore siano passate da quando sono arrivata qui, non riesco più a riflettere. Non so nemmeno se sia sera tardi, notte o già mattina. E non so perché nessuno mi parla, perché non mi liberano. Muoio di caldo, di sete, di stanchezza, di paura e di freddo allo stesso momento.

«Miss Sawyer, mi dispiace per l'attesa.»

«Luogotenente Boyle!» Sono sorpresa ma anche sollevata di ritrovare il volto familiare dell'investigatore. È lui che aveva diretto le ricerche al momento della scomparsa di Harry. È con lui che ho parlato al telefono due mesi fa, quando cercavo di capire il messaggio che aveva voluto mandarmi mio padre con la sua ultima lettera. Ma non lo avevo più rivisto. Ed il fisico rimasto uguale del luogotenente mi rimanda improvvisamente a sei anni fa. È esattamente lo stesso uomo panciuto e sudato, dal respiro rumoroso e macchinoso, con la cintura che contiene appena il pantalone e il fazzoletto bagnato che non riesce più ad asciugare la fronte. Arrivo perfino a chiedermi se non porti lo stesso vestito dell'epoca, gli stessi occhiali senza montatura che gli scivolano sul naso a causa del sudore. Tira fuori il suo blocchetto e la penna dal taschino interno della giacca, come l'ho visto fare decine di volte, poi si sistema di fronte a me.

«Mi dispiace davvero per suo padre. Mi sarebbe piaciuto rivederlo in altre circostanze. Ci sono dei dossier che rifiutano di chiudersi...»

«No! È una cosa positiva!» lo interrompo. «È una nuova pista no? Ha visto la foto?»

«Ancora non sappiamo se questa foto è autentica, miss Sawyer. Potrebbe trattarsi di un fotomontaggio, di una foto invecchiata di Harrison. O semplicemente di un altro bambino che gli assomiglia. Con Internet e tutte queste serie TV di CSI a Miami o Manhattan, chiunque si crede capace di risolvere i casi trafficando con un computer.»

Pessimista. Amareggiato. Diretto e senza tatto, anche questo non è cambiato.

Boyle sospira. Si toglie gli occhiali e si tamburella le tempie. Lo guardo fare il suo rituale sentendo le mie speranze sciogliersi nel caldo opprimente di questa stanza senza finestre. Esce un attimo, torna con una bottiglietta di acqua fresca per me, un'altra per lui, che svuota per metà.

«Ho bisogno che lei mi ripeta tutto quello che è successo questa sera, miss Sawyer. Qualcuno avrebbe potuto seguirla fino a Mallory Square? Chi sapeva che lei sarebbe andata a questa cerimonia? Uno sconosciuto l'ha avvicinata troppo? Deve riflettere a tutto quello che le è sembrato strano durante quel rassemblamento. Qualcuno con un comportamento strano o...»

Forbidden Games. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora