Seventh chapter

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7. Cosa ci faccio qui?

No ma, cosa cavolo ci faccio qui?

Ho avuto la fortuna di trovarlo qui, in questo bar, o forse ho avuto ragione di seguire la mia intuizione. Ma ora che ci sono, non sono più molto sicura di sapere perché sono venuta.

L'ultima volta che ho visto Justin sul palco, eravamo degli adolescenti; cantava con il suo gruppo in una sala da concerti super chic di Miami, decine di fan isteriche gridavano il suo nome e tendevano le braccia per cercare di toccarlo. Una cosa che odiavo. Ma segretamente ero molto orgaogliosa del fatto che quella rock star, quel cantante così promettente fosse mio. Che mi avesse scelta, tra tutte le groupies, le ragazze e le donne più anziane, più scollate, più intraprendenti di me.

Oggi, quasi sette anni dopo, è solo sul palco. I Key Why sono scomparsi e si accompagna da solo con la chitarra. Porta un cappello nero nonostante il calore della sera, come se volesse passare inosservato. Ad ogni modo, questo piccolo bar scuro è popolato da gente che sembra completamente indifferente a ciò che li circonda, o semplicemente amanti dell'underground che vogliono solo ascoltare in silenzio. Non c'erano buttafuori all'entrata, ma il barman mi ha guardata come se mi fossi presentata nel posto sbagliato. E più sono qui, e più mi chiedo se ho fatto bene a venire...

La sua chitarra smette di suonare e si avvicina al microfono per cantare, a cappella, con la sua voce rauca e velata. Volevo andare a sedermi in un angolo, ma il suo timbro profondo mi colpisce, mi immobilizza e mi sconvolge. Poso una mano sul bancone come per aggrapparmici. Ancora una volta, le note del ritornello mi danno i brividi: She's back.

E farei veramente meglio ad andarmene...

«Ti servo qualcosa?» non rispondo da quanto sono assorta in lui. «Labbra rosse, vuoi bere qualcosa?» continua la voce dietro di me. «Ti servo un bicchiere o vuoi bere solo le sue parole?»

«Scusa?»

«Lascia stare, fammi segno quando hai sete.»

Non ho capito niente di quello che il barman mi ha detto. Da dietro il bar, si butta uno straccio grigio sporco sulla spalla e si allontana, con aria esasperata. Ad ogni modo, non lo stavo ascoltando. Le mie orecchie erano altrove. I miei occhi tornano a fissare il cantante col cappello nero. E lo riconosco appena. Con le pupille chiuse, la voce che sembra aver vissuto mille vite, questa canzone che non conosco. Ma a poco a poco, le parole arrivano fino a me. She's back... Il dolore. Questa donna crudele che lo ossessiona. Che lo distrugge da dentro. Che prende il suo cuore in un pugno e lo stringe forte. Che le ricorda senza sosta quello che lui ha perso. Quello che lei non gli ridarà mai più. È la sua pena, la sua punizione. La scomparsa di suo fratello, la mancanza, la solitudine, il senso di colpa, l'impotenza, la morte. Tutto quello che gli faceva così male. E in modo particolare questa sera, lo so...

Scaccio una lacrima e riscopro dietro quest'uomo tenebroso il ragazzo solare che ho conosciuto. Il paradosso allo stato puro. Con una mano, solidamente aggrappata al microfono e le giunture bianche per quanto lo stringe forte. L'altra aggraziata, sospesa in aria. La pelle tatuata del suo braccio, che sembra dolce, setosa. Il tatuaggio nero, misterioso, che sbarra il suo avambraccio dall'altra parte. I suoi bicipiti contratti e le sue spalle quadrate che tendono il tessuto della camicia scura, mezza tirata fuori dai pantaloni. Il suo viso dai tratti fini, così maschili, che afferra la luce. Il suo pomo d'Adamo che sale e scende, ogni volta che respira, ogni volta che sceglie di vivere. Le ciocche di capelli castani che sfuggono dal cappello e che il sudore comincia a bagnare sulla sua nuca. E le sue labbra, ammalianti, sensuali, che mi sussurrano parole dolci, crude, e raccontano tutta la sua sofferenza.

Conosco questo Justin, bello come un dio, sincero, animato. Conosco questo ragazzo trasportato dalla musica, forse la sola cosa al mondo che gli dia sollievo. Ma non conosco ancora quest'uomo, nascosto sotto un cappello nero, che riapre i suoi occhi scuri senza cercare nessuno con lo sguardo, che non sorride neanche quando gli applausi risuonano nel bar, che lascia il palco a passi lenti, trascinati, come se il solo fatto di camminare, di riprendere una vita normale lo facesse soffrire.

Forbidden Games. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora