Ninth chapter

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9. Un quarto di secolo

Il gattino, non c'è nient'altro che le interessi. E l'aria condizionata.

Dopo aver allegramente sguazzato nella mia psicina per buona parte della giornata, Bonnie si è finalmente degnata di tornare in casa, ma non per me. Seduta per terra sulle mattonelle fredde della cucina, gioca con la bestiola cantandogli Eye of the tiger. Credo che si possa parlare di un colpo di fulmine.

Salgo nella mia stanza per mettermi un costume da bagno ed un vestito asciutto – fa trentasei gradi fuori, il calore è proprio insopportabile. Io e Bonnie abbiamo previsto di passare la serata in spiaggia. L'acqua supera i trenta gradi in questo periodo, è più piacevole farsi il bagno tardi.

La porta scricchiola leggermente, e riconosco la voce profonda e virile di Justin. «Catwoman chiuderà la bocca prima o poi?»

Sorpresa e in topless, faccio un salto in avanti e mi nascondo dietro l'alta dell'armadio come posso. «Mi sto cambiando!» affermo. «Non guardare! Voltati!»

«Hai una bella schiena, Sawyer... E non c'è niente che io non abbia già visto, sai?»

«Non importa, non si fa così, arrivare all'improvviso!»

«Abito qui, ti ricordi?» ridacchia dolcemente.

«Sì ma al piano di sotto!»

Quando alla fine sono vestita, mi rigiro e lo guardo malissimo. Addossato alla mia porta, ha le braccia incrociate sul petto e gli occhi sono incollati sulla grande cornice attaccata al muro sopra la mia scrivania. Una foto in bianco e nero di me e mio padre, l'uno tra le braccia dell'altro, nell'anno del nostro arrivo a Key West. La rappresentazione della felicità assoluta.

«Non mi parli molto di lui» mormora con la sua voce grave.

«Non ci parliamo molto di niente...»

«Ho fatto dei progressi no?» Justin fa una smorfia, poi mi fa un occhiolino. Ragazzaccio.

«Ti stai migliorando un po'.» sorrido di rimando. «Ma hai cominciato talmente male che...»

«Sì, sì, ho capito...»

«No, seriamente. Sono contenta che siamo capaci di vivere sotto lo stesso tetto senza... punirci, o detestarci.»

«Non ti ho mai detestata, Liv. Né prima, né ora.»

«Forse hai dimenticato» sorrido tristemente.

«Non ho dimenticato niente. Proprio niente.»

La mia pelle freme sotto l'effetto della sua voce rauca e delle sue parole forti. Di fronte a me, si passa rapidamente la mano tra i capelli, come fa ogni volta che è in imbarazzo, e si schiarisce la voce.

«Insomma pensi che ce lo porterà via?»

«Cosa? Tiger. Credi che Bonnie lo adotterà?»

«È sempre in viaggio, mi stupirebbe se...»

«Sì. E poi lui sta bene con noi, no? Sembra apprezzare il tuo avambraccio, in ogni caso.» rido studiando i graffi e quel tatuaggio sempre indecifrabile ma al quale mi sono abituata.

«E non hai visto la mia schiena. Quello stupido mi è saltato addosso questa notte...»

Mi proibisco di immaginare la sua schiena nuda, muscolosa, la sua pelle dolce, calda, profumata. Tranne che è più forte di me e che le immagini di lui, di noi, abbracciati, ubriachi, senza respiro, mi tornano in mente. Allora per cercare di darmi un contegno, scelgo l'humour: «È ora di imparare a dormire da solo, Justin.»

Forbidden Games. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora