Sixth chapter

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6. Il nostro piccolo segreto

Non riesco a deglutire, non sento più la punta delle mie dita, non riesco neanche più a capire se respiro. Vista la sua aria minacciosa, quasi posseduta, credo veramente che sia capace di tutto, compreso un omicidio. Punta il suo revolver su di me, i suoi occhi sono fissi, abitati da una luce fredda ed inquietante. Sienna Lombardi non è più in sé. E per lei sono solo un grande corpo immobile, preso nel mirino e terrificato.

"Una madre è pronta a tutto... Per proteggere i propri figli."

"Compreso far colare sangue."

Durante questo interminabile silenzio, la sento sempre più determinata. Abbastanza arrabbiata, abbastanza disperata per premere sul grilletto. Come difendermi? Tentare di farla ragionare, urlare, fuggire, gettarmi su di lei. Nessuna di queste opzioni mi sembra fattibile, sapendo che in un decimo di secondo, potrebbe farmi esplodere il cervello. E poi mi ricordo del suo bambino, quello di cui può ancora occuparsi, quello che dovrebbe proteggere. Allora sussurro, con un filo di voce, senza sapere se il mio intervento mi salverà la vita o, al contrario, la condannerà.

«Sienna, non lo fare... Non per me, ma per i tuoi figli...»

Passa qualche secondo prima che lei abbassi l'arma. E di colpo, è come se ritrovasse la ragione. Come se riprendesse possesso della sua mano, di tutto il suo corpo, di tutto il suo spirito. Sienna si sbriga a rimettere il suo revolver in borsa, mi getta appena un'occhiata – per verificare che non abbia fatto troppi danni – e lascia il mio ufficio come una freccia, dopo avermi comunque messa in guardia. «Non raccontare niente a nessuno, Liv. Mai. Sarà il nostro piccolo segreto.»

"Il nostro piccolo segreto", come se avesse cercato di tenermi buona; come se dopo questo colpo di follia, sentisse di nuovo quel bisogno viscerale che ha sempre avuto di controllare tutto.

La porta si chiude dietro di lei, e mi ci butto sopra per chiudere a chiave. E poi crollo. In ginocchio per terra, in lacrime, lascio uscire tutta la paura e l'angoscia che si sono immagazzinate in me in pochi istanti.

*

«Mangia, piccola. Ne farò un'altra infornata!» Arrabbiata come non mai, Betty-Sue mi tende il piatto di brownies appena tirati fuori dal forno e cotti, ma ho lo stomaco troppo chiuso per mandare giù qualsiasi cosa. Sono due ore che gira nella sua cucina e fa dolcetti, pazza di rabbia e di preoccupazione.

«Che strega!» grugnisce ancora mia nonna facendo volare farina un po' ovunque, tranne che nella sua insalatiera. «Una pistola! No, ma dove si crede di essere? Mia nipote! Minacciare il sangue del mio sangue! Il sangue del mio... Controfiletto esci da qui!»

Il maialino nano e tutti i suoi compagni animali sono attirati dagli odori della cucina e dalle grida della loro padrona, siamo ormai una buona dozzina ad assistere al suo show. È la prima ed unica persona che ho chiamato, quando ho lasciato l'agenzia pregando per non incontrare un'altra sniper pronta ad uccidermi. Completamente sotto shock, sono andata fino alla casetta nella prateria ed ho ritrovato un po' di serenità tra le braccia dell'ultimo membro della mia famiglia. Betty-Sue... Mi rimane solo lei. Lei non ha che me.

«Va bene, non hai fame» realizza improvvisamente vedendo i brownies, cookies e sandwich biologici che si accumulano sul tavolo.

«Non proprio...»

«Andiamo dalla polizia allora!»

«Cosa?»

«I poliziotti. Non la lasceremo mica...»

«No.»

«Liv...»

«No!» La mia decisione è presa, non cambierò idea, che le piaccia oppure no.

Forbidden Games. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora