Eleanor Donato è riuscita a fuggire dalla buia dimora di Evan Woods, con l'aiuto di una misteriosa carrozza. È tornata nella residenza della madre, che però l'accoglie terrorizzata, desiderosa di portarla indietro. Eleanor si crede finalmente al sic...
Mi sveglio sentendo ancora la risata di Evan aleggiare nell'aria. Dopo aver indossato il mio abito rosso ed aver legato i capelli dietro la nuca, mi dirigo nella sala da pranzo. Il giovane cameriere mi sfreccia accanto portando un cesto di frutta.
- Benjamin, fa' attenzione - lo rimprovera James.
- Non fa nulla, signor Baker - lo rassicuro, sedendomi a tavola con un sorriso.
- Buon giorno, Eleanor. Avete trascorso una buona nottata? - mi domanda.
Il mio sorriso vacilla, mentre ripenso al sogno che ho fatto. Anche se non è sembrato affatto solo un sogno. Possibile che la mia mente sia così sconvolta da creare situazioni e discorsi del genere? Ripenso all'aspetto Evan. Era così realistico...
- Sì, la vostra ospitalità è molto preziosa, signor Baker - rispondo, forzando un sorriso che viene ricambiato da uno sotto dei lunghi baffi biondi.
Dopo aver consumato una ricca colazione a base di frutta, mi alzo per tornare nella mia stanza, ma incontro la signora Baker, che mi saluta con un sorriso.
- Cara, stavo pensando ad una cosa. Non devi sentirti costretta ad accettare, ma mi farebbe molto piacere se tu uscissi e facessi una passeggiata per le strade di Londra. Magari in compagnia di mio figlio. Sono certa che ne sarà entusiasta - propone.
Uscire di casa non sarebbe una buona idea, ma è giorno e sarò in compagnia. Sono al sicuro, non mi accadrà nulla. Evan non può sapere dove sono. Perciò, decido di accettare:
- Certamente, se a Jamie farà piacere.
La donna sorride soddisfatta ed incredibilmente felice corre ad avvertire il figlio.
Poco dopo, mi ritrovo a passeggiare per le vie di Londra al fianco di Jamie. Indossa un impermeabile scuro e tiene in mano un ombrello per ripararci dalla pioggerella tipica dell'Inghilterra. Il cielo è nuvoloso e dalla strada si solleva una nebbia sottile.
- Desiderate andare in un luogo particolare, Eleanor? - chiede Jamie.
- Non saprei, - replico - sono stata qui molte volte da bambina, ma è come se fossi una totale estranea, adesso.
Jamie sorride. - Allora suggerisco di visitare l'abbazia di Westminster. Vi piacerà, è di una bellezza indescrivibile - il suo tono di voce si abbassa di un'ottava mentre mi guarda.
Arrossisco, poi annuisco. - D'accordo, andiamo.
- Avevate ragione, è davvero incredibile - mormoro, guardando ammirata ed affascinata gli alti soffitti dell'abbazia e le sue maestose decorazioni.
- Dobbiamo andare. Sta iniziando la funzione mattutina - sussurra Jamie, ed entrambi ci dirigiamo verso l'uscita. Fortunatamente ha smesso di piovere. Raggiungiamo il lato opposto della strada ed entriamo in una via secondaria. Ad un certo punto, il mio piede destro perde la presa sul marciapiede bagnato ed io scivolo all'indietro. Jamie mi afferra prontamente per un braccio. Se non fosse stato per lui, sarei caduta. Restiamo per un attimo immobili in questa posizione, io con il busto leggermente inclinato indietro e lui chino su di me, lo sguardo incredibilmente intenso.
- Grazie - riesco a balbettare, perdendomi nell'azzurro limpido dei suoi occhi.
Lentamente, mi lascia andare dopo essersi accertato della mia stabilità. Poi, mi offre il braccio, che accetto riluttante. Camminiamo in silenzio, finché non giungiamo di fronte una piccola libreria che si affaccia su un piazzale che conduce, mediante dei gradini, alla strada principale.
- Devo comprare un libro per mio padre, - dice Jamie con tono di scuse.
- Non c'è problema. Aspetterò qui - lo rassicuro con un sorriso, che svanisce non appena lui entra nel negozio. Inizio a guardarmi intorno, preoccupata. Avverto una strana sensazione che mi gela le ossa, ma mi sforzo di non darle peso. Evan non può trovarmi. Non sa dove sono.
Ti troverò ovunque tu sia.
Trasalisco, voltandomi di scatto verso la gradinata e resto paralizzata dalla paura. Una sagoma si staglia nella nebbia, sotto l'arco che si affaccia sulla strada principale. Fa un passo avanti, rendendosi visibile. Deglutisco, indietreggiando. L'uomo indossa un soprabito nero ed un cappello a cilindro dello stesso colore. Ha le mani giunte sul manico di un bastone da passeggio posto davanti a sé. Potrebbe perfettamente sembrare un aristocratico. Alza lo sguardo su di me, rivolgendomi un mezzo sorriso che non possiede alcun calore. Boccheggio, mentre la terra sembra cedermi sotto i piedi. - Vi ho trovata, Miss Donato - dice, iniziando ad avanzare lentamente. Evan. È qui. Indietreggio ancora, tenendo gli occhi fissi su di lui. Vado a sbattere contro qualcosa di morbido e mi volto di scatto terrorizzata, per poi sospirare di sollievo alla vista di Jamie. - Jamie! - esclamo, mentre lui mi spinge accanto a sé, facendomi scivolare un braccio attorno alla vita. Evan si ferma, alza un sopracciglio. - Come dovrei interpretare un gesto simile? Ma sopratutto, come dovrei reagire? - ringhia, e riesco a scorgere il bagliore rosso dei suoi occhi. - Lo conoscete? - chiede Jamie. - È lui l'uomo di cui vi ho parlato - sussurro. Poi, spaventata dal tono di Evan, dico: - Jamie, dovete andarvene. Lui è in grado di farvi del male. Di sicuro Evan non si farà scrupoli a togliergli la vita per raggiungere il suo scopo. - A maggior ragione, non posso nè ho intenzione di lasciarvi sola con lui. Siete in pericolo. - Vi prego, Jamie. Tornate a casa. Ormai non c'è più nulla che possiate fare. È troppo tardi per me - supplico, le lacrime agli occhi. Per tutta risposta, Jamie mi stringe di più a sé, asciugandomi con il pollice una lacrima scesa lungo la guancia. - Avete tre secondi esatti per allontanarvi da lei e toglierle le mani di dosso - intima Evan con aria serafica. - Uno... - Jamie, vi supplico di andare - insisto. - Due... Jamie non si muove. Resta immobile ed impassibile. Evan sogghigna, ma senza un reale divertimento. - Tre. In un battito di ciglia, Evan è di fronte a noi. Mi afferra per un braccio, strappandomi dalle braccia di Jamie ed allontanandomi da lui. - Jamie! - grido, mentre Evan si prepara ad attaccare. - No! - esclamo, gettandomi su Evan ed aggrappandomi al suo braccio alzato. I suoi occhi di fuoco si focalizzano su di me. - Lasciatelo andare. Se lo uccidete, non vi perdonerò mai per una cosa simile - dico. - Non ho bisogno del tuo perdono, Eleanor - ribatte Evan, gelandomi il cuore. - Vi supplico...- sussurro. Mi osserva a lungo, poi lascia andare Jamie lentamente, che mi guarda con i suoi occhi azzurri spalancati. - Va'. Lei è con me - ringhia Evan. Lo guardo per un'ultima volta con le lacrime agli occhi. - Addio, Jamie - mormoro.
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