Una mano fredda mi sfiora la pelle del viso, svegliandomi. Mi metto a sedere di scatto, allontanandomi da Evan, steso su un fianco accanto a me. Un lento sorriso gli increspa le labbra, ma non ha alcuna sfumatura di sincerità o ironia.
- Non toccatemi - sibilo, alzandomi dal letto ed indietreggiando.
Con un movimento pigro, rotola con eleganza su un fianco e si alza anche lui, girando attorno al letto lentamente. Inclina la testa di lato, osservandomi. È un perfetto predatore.
- Non avvicinatevi.
- Avete altri ordini per me, Miss Donato? - chiede, ma la sua ironia sottile e la velata minaccia mi colpiscono come uno schiaffo.
Annulla le distanze fra noi e si ferma davanti a me. Fa scivolare l'indice lungo la mia guancia fino al mio collo, che afferra con la mano, serrando la presa. Boccheggio, aggrappandomi al suo polso per indurlo a lasciarmi andare, ma invano.
- Che ti sia chiaro, una volta per tutte: non prendo ordini da te. E non sei nella posizione di dirmi cosa devo o non devo fare - ringhia, - hai capito?
Annuisco freneticamente, bramando ossigeno.
- Voglio sentirtelo dire, Eleanor - insiste.
- È...tutto...chiaro - rantolo, e lui mi lascia andare lentamente, con un sorriso soddisfatto.
- Molto bene.
Crollo a terra, tossicchiando e massaggiandomi il collo con le mani.
- Spero tu abbia compreso la lezione, una volta per tutte. Adesso alzati, Ermine avrà già preparato la colazione.
Lo fisso rabbiosamente, alzandomi a fatica.
- Non ho alcuna intenzione di vedere Ermine.
Evan alza un sopracciglio, mentre un angolo della bocca gli si solleva.
- Volete ancora dare predisposizioni, Miss Donato?
- Si tratta di una mia volontà. Non voglio vederla dopo quello che...- mi blocco. Mi sto comportando da sciocca. Non posso provare un sentimento simile alla gelosia per uno come lui.
- Continuate pure, - fa un gesto della mano, come ad invitarmi a parlare.
- La vostra gelosia mi lusinga, ma come vi ho già detto, Ermine per me non rappresenta alcunché. È solo un passatempo - dice, colmando il mio silenzio.
- Non ho dubbi su questo. Non posso provare gelosia se l'unico sentimento che provo nei vostri confronti è il disgusto. Siete ripugnante! - esclamo, voltandomi ed aprendo la porta della stanza.
Ermine compare alla fine del corridoio, guardandomi in silenzio. Improvvisamente vengo afferrata per un braccio e sbattuta violentemente contro la parete, la quale trema sotto le mie spalle per il forte colpo.
- Chiedi immediatamente perdono,- ordina Evan, fissandomi con occhi rossi luccicanti d'ira.
- Lasciatemi! - grido, cercando di divincolarmi, ma sono tenuta saldamente per le spalle.
Emettendo un ringhio basso, Evan mi afferra i polsi, portandomeli ai lati della testa e stringendo la presa.
- Il tuo comportamento sarà da esempio.
Urlo quando i suoi canini penetrano la carne del mio collo.
Una mano mi stringe i capelli e tirandomeli mi costringe ad inclinare ancora di più la testa per concedere alla sua bocca un accesso maggiore.
Stringo i denti, provando a reprimere un nuovo gemito di dolore per non regalargli il piacere della soddisfazione, ma invano: i miei lamenti risuonano vergognosamente nel corridoio ed i miei occhi si fermano su Ermine. Osserva in silenzio, le labbra contratte.- Ermine, spero che tu prenda ad esempio ciò che è accaduto oggi, perché le punizioni per chi non adempie al mio volere saranno ben maggiori di questa. Ed ora, torna ai tuoi doveri. Io mi tratterò con Miss Donato - dichiara Evan, una volta essersi sfamato.
- Entra nella mia stanza. Ora - mi sussurra minacciosamente, sospingendomi verso la porta.
Debolmente, barcollo fino alla parete dalla parte opposta, passando una mano sulla porta e crollando contro di essa.
- Alzati - la sua voce proviene da sopra di me, mentre avverto la sua presenza incombente.
- Non vi avvicinate...- dico flebilmente.
Con un sospiro, Evan si china per farmi scivolare un braccio sotto le gambe e l'altro dietro la schiena, prendendomi in braccio. Chiude la porta con un calcio, poi si dirige verso il letto dove mi adagia. Sento le sue dita fredde sfiorarmi la pelle offesa del collo, così mi sforzo di tenere gli occhi aperti, osservandolo portare la mano sporca di sangue alla bocca e chiudere gli occhi in un'espressione vicina alla beatitudine. Poi lascia ricadere lo sguardo su di me, restando in silenzio. Il mio petto si alza e si abbassa rapidamente, mentre il cuore sembra salirmi su fino in gola. Il suo sorriso accenato mi fa odiare il galoppo infernale nel mio petto.
- Cosa volete da me? - riesco a chiedere, prima di perdere i sensi ormai priva di forze.

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Bleeding Roses
ParanormalEleanor Donato è riuscita a fuggire dalla buia dimora di Evan Woods, con l'aiuto di una misteriosa carrozza. È tornata nella residenza della madre, che però l'accoglie terrorizzata, desiderosa di portarla indietro. Eleanor si crede finalmente al sic...