Ermine torna poco dopo tenendo fra le braccia delle pesanti catene dall'aspetto poco invitante, poi le porge ad Evan, il quale le prende senza sforzi e si dirige verso Jamie, ancora a terra.
- Cosa volete fare? - chiedo, allarmata, avvicinandomi.
- State lontana, Miss Donato - mi intima Evan, sbarrandomi la strada con un braccio. I muscoli tesi sono ben visibili sotto il tessuto della camicia bianca.
- Non lo fate, ve ne prego...- inizio a supplicare non appena lo vedo chinarsi su Jamie ed afferrarlo in malo modo per legargli i polsi con le catene a dei maniglioni attaccati al muro che prima non ho notato.
- Tacete, Miss Donato - sussurra Ermine spazientita, poi si avvicina ad Evan.
- Mio signore, desiderate altro?
Che grandissima impertinente! Falsa ed irrispettosa.
- No, Ermine. Puoi andartene - ribatte Evan alquanto brusco.
- E Miss Donato?
Evan le lancia uno sguardo di fuoco. La sua pazienza sta per esaurirsi.
- Me ne occupo io - asserisce seccamente, liquidandola con un semplice gesto.
Rimasti soli, non posso far altro che assistere impotente ad ogni azione che Evan compie.- Smettetela, vi supplico...- riprovo, non appena Jamie emette un verso strozzato seguito da un gemito di dolore.
- In questo modo rifletterà a lungo prima di agire sconsideratamente, in futuro - ringhia in risposta, ignorando completamente le mie preghiere.
- Inoltre, - sussurra mentre uno strano luccichio si impossessa dei suoi occhi, - così proverò più...gusto nel torturarlo.
- Siete un sadico! - urlo, provando ad allontanarmi, ma lui mi ferma prendendomi il braccio destro e sporgendosi sul mio viso, imprigionato nella sua mano sinistra, quel tanto che basta per bisbigliare:
- Non sapete quanto, Miss Donato.
Mi libero dalla sua stretta con veemenza, lasciando la stanza a grandi falcate, amareggiata per non essere in grado di aiutare Jamie. Ogni giorno che passa la sua condizione potrebbe peggiorare ulteriormente, senza che io possa fare nulla per impedirlo.
Mi dirigo verso la porta principale, ma essa è bloccata. Con uno sbuffo frustrato, torno indietro e vado dalla parte opposta, quando passo davanti la sala da ballo. Mi fermo, incerta, poi entro silenziosamente, come se temessi di essere scoperta.
Mi avvicino lentamente al pianoforte maestoso, carezzandone il lucido profilo con la punta delle dita. Mi posiziono di fronte ad esso e ne sfioro i tasti esposti, spingendone uno con non troppa forza, sprigionando così un suono delicato. Dopo qualche istante di esitazione, mi siedo sullo sgabello ed inizio a toccare i tasti senza una sequenza precisa, e presto ne deriva una melodia disordinata e confusionale. Frustrata anche per la storia di Jamie e sdegnata con Evan, metto più forza nel suonare e batto il pugno sui tasti per un'ultima volta prima di abbandonarmi sullo strumento, chinando la testa.Un fruscio mi fa aprire gli occhi di scatto, e metto a fuoco i tasti del pianoforte sotto la mia guancia. Devo essermi addormentata in questa posizione senza neanche accorgermene.
Qualcuno si avvicina a me, poi un volto si materializza di fronte al mio. Sussulto, vedendo Evan chinatosi così vicino.- Che fai qui, Eleanor? - chiede a bassa voce.
Scuoto la testa, provando a trattenere l'improvvisa sensazione di debolezza che mi inumidisce gli occhi. Ho paura che Evan possa uccidere Jamie, che un giorno farà la stessa cosa con me. So perfettamente di cosa è capace.
Ma Evan ha ragione: la musica permette di liberare le emozioni, e per quel poco che ho suonato il pianoforte, è bastato per farmi crollare.
Una lacrima mi solca il viso ed io chiudo gli occhi, non riuscendo a sostenere lo sguardo di Evan.

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Bleeding Roses
ParanormalEleanor Donato è riuscita a fuggire dalla buia dimora di Evan Woods, con l'aiuto di una misteriosa carrozza. È tornata nella residenza della madre, che però l'accoglie terrorizzata, desiderosa di portarla indietro. Eleanor si crede finalmente al sic...