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- Buon giorno, Miss Donato. Avete trascorso una buona nottata? Il signor Woods è fuori, in città e tornerà a momenti. Gradite la colazione? - mi accoglie Ermine bloccandomi la strada. Prova a sorridere, ma evidentemente il risultato non è quello sperato. Sospiro, guardando fuori dalla finestra. Oggi le tende sono leggermente scostate, permettendo così alla luce del sole di entrare e riscaldare l'ambiente.

- No, grazie - rifiuto educatamente, avvicinandomi alla vetrata.

- È una bella giornata, Ermine, non trovi anche tu?

Annuisce con poca convinzione, guardandomi sospettosa e quasi circospetta.

- Ho notato che ultimamente state mangiando poco. Non vorrei sembrare scortese nel chiederlo, ma...siete incinta?

Mi volto di scatto a guardarla, sgranando gli occhi. Le tremano le mani e per nascondere il loro tremolio le stringe a pugno.

- Ovviamente no - ribatto, forse leggermente piccata, offesa o addirittura disgustata, non saprei. Con Evan non ci sono state altro che lievi effusioni, qualche bacio, certo, ma il tutto è stato sempre finalizzato a creare la giusta atmosfera per Evan perché si nutrisse. A parte questo, tra noi non vi è stato altro, e la sola idea mi fa inorridire e fremere allo stesso tempo, nonostante cerchi di nasconderlo. Ma concepire con lui un figlio e portare in grembo il suo frutto, è troppo per me. Rabbrividisco violentemente, stringendomi le braccia al petto.

- Cosa te lo fa pensare?

- So che da quando Evan vi ha condotta nuovamente qui vi ha proibito di avere una vostra stanza. Ora che condividete lo stesso letto ogni notte, mi risulta difficile credere che passiate le notti solo a...dormire.

La fisso, la bocca minaccia di spalancarsi in un gesto colmo di indignazione.

- Non osare né permetterti di insinuare ancora una cosa simile. Sappiamo entrambe che qui l'unica a trascorrere le notti con Evan sei tu, non io. Tu lo vuoi e sei gelosa di me. Ma non preoccuparti, nonostante tu stia contro di me voglio solo facilitarti le cose - sibilo velenosamente.

- Ed ora, con permesso, ma desidererei passare del tempo da sola - termino allontanandomi dall'ingresso e dirigendomi verso la sala da ballo.
Passo alcuni minuti a toccare i tasti sbadatamente, giusto il tempo necessario affinché Ermine se ne vada in cucina con la falsa certezza che io stia qui a suonare fino al ritorno di Evan.
Evan. Il solo pensare al suo nome mi fa balzare il cuore in gola. Se non voglio correre il rischio di incontrarlo, devo fare in fretta e concludere ciò che devo fare prima che lui sia qui. Perciò, corro in punta di piedi verso l'ingresso e, fortunatamente, trovo la porta aperta, così sguscio fuori, all'esterno, dove il sole mi carezza con i suoi caldi raggi. Sicura, mi avvio verso il labirinto posto al centro del giardino, ma mano a mano che mi addentro, la mia determinazione viene meno.
Un brivido freddo mi corre lungo la schiena e mi volto, lanciando un'occhiata alle mie spalle per accertarmi di essere sola.
Quando finalmente giungo alla fontana dopo aver svoltato un paio di volte a sinistra, il gelo intorno a me pare essersi intensificato in maniera esponenziale, di pari passo con la sensazione di essere osservata.

- Ciao, Eleanor - mi saluta una voce melodiosa.
Da dietro la fontana compare una donna fasciata in un abito scarlatto. È lei. È la donna dei miei sogni.

- Ti ricordi di me? Sicuramente sì - sorride, avanzando lentamente.
Ricambio il sorriso con circospezione, sentendomi improvvisamente tesa ed in imbarazzo.

- Mi avete chiesto di venire qui. Ebbene, eccomi - dico, schiarendomi la gola con un leggero colpo di tosse.

- Ti spetta prendere una decisione, Eleanor, compiere una scelta. Io sono pronta ad aiutarti a fuggire dal mostro che ti tiene prigioniera. Hai visto cosa succede alle fanciulle come te. È il futuro che ti si prospetta se resti qui, in questo inferno.

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