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Il tempo di un battito di ciglia e siamo di fronte la fontana al centro del labirinto di siepi. Una lieve crepa intacca il volto di pietra di Evan e la rosa, la mia rosa appare così viva, così vera, quasi fragile. Osservo il volto della ragazza, la mia rappresentazione, ma ha qualcosa di diverso, nei lineamenti. Evan una volta mi raccontò di come le due statue cambiassero, di come la donna mutasse fino ad assumere le sembianze della nuova Donato.
Deglutisco. Ora la mia statua ha ben poco di me.

- Perché la donna non ha più le mie sembianze? - chiedo, indicando la fontana.

Amelia la osserva, inclinando la testa da un lato, poi si volta e si dirige verso la siepe, sfiorando le rose una ad una, delicatamente.
Al suo tocco, i petali assumono il colore originale, quello del sangue.

- Evan ti ha lasciata andare, ora non deve far altro che aspettare una nuova Donato - ribatte, senza voltarsi.

- Ma...com'è possibile? Io non sono morta.

Amelia rivolge il suo sguardo tagliente su di me. Lo addolcisce.

- Prima d'ora non ha mai lasciato andare nessuna di sua spontanea volontà. C'è una prima volta per tutto, ma gli eventi devono proseguire ugualmente, perciò la statua sta mutando.

- Perché mi hai portata qui e non mi hai semplicemente lasciata andare, allora?

- L'ho fatto per te, lo sai, Eleanor - sussurra avvicinandosi a me.
- Ti sto dando la possibilità di rivendicare l'ingiusta morte dei tuoi cari. Evan è un mostro, un carnefice. Ha sempre ucciso per divertimento e questa è la prova che non cambierà mai.

La sua mano gelida mi accarezza la guancia, delicata, ma avverto ugualmente la forza che si cela in essa. Se solo volesse mi potrebbe ridurre in cenere in un solo istante. Amelia ghigna divertita, come se mi avesse letto nel pensiero. Rabbrividisco e faccio un passo indietro.

- Cosa vuoi che faccia, allora? - le chiedo ancora, sperando che questa volta mi risponda chiaramente e che non sia evasiva.

- Voglio solo che tu segua il tuo istinto, ma per infonderti il coraggio, ti farò un regalo. Ti saranno utili - sorride, prendendomi la testa tra le mani, che ora hanno perso tutta la loro precedente delicatezza.
È come se mi stessero bruciando viva, un calore infernale mi avvolge, alternato a fitte gelide e brucianti che percepisco nitidamente nella mia testa, nel mio corpo. La mia anima si fa piccola piccola, per lasciare entrare tutte quelle delle Donato morte in tutti questi anni.

- Evan ti ha mentito, Eleanor - sento la voce di Amelia, ma è lontana.
- ha fatto del male a tutte queste povere ragazze, ed ora per colpa sua le loro anime sono mie, non potranno mai trovare la pace.

Una rabbia non mia esplode dentro di me e la sete di vendetta cresce esponenzialmente, somma delle emozioni di tutte queste donne.

Senza rendermene conto, raggiungo a grandi falcate la villa ed entro avendo un unico obiettivo: trovare Evan Woods.
Salgo le scale, diretta verso la camera da letto, ma lo trovo lì, in cima, rigido come un soldato.

- Eleanor ti avevo di...

Non ragiono, non ascolto, non riesco a parlare o a formulare pensieri che siano miei. Sono completamente in balia delle anime delle Donato.

- Mio signore, in fondo è passato poco tempo - dice Ermine, ma sono le mie labbra a muoversi.

Ho la nausea solo a pensare che lei sia dentro la mia testa.
Evan mi guarda sconcertato, esita, poi fa un passo verso di me.
Vorrei allontanarmi, ma non ci riesco.

- Eleanor, cosa...

- Avrete ciò che meritate. Una lenta, dolorosa morte.

Evan alza le sopracciglia, poi scoppia a ridere di gusto.

Bleeding RosesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora