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Fisso un punto davanti a me senza degnare di uno sguardo Ermine. L'orgoglio ancora brucia per l'umiliazione inflittami da Evan e a cui lei ha assistito senza battere ciglio.

- Miss Donato, non avete toccato cibo e sono già passati parecchi minuti - dice lanciando un occhiata all'orologio a pendolo presente nella sala da pranzo. Le rivolgo la mia attenzione, mostrandomi infastidita.

- Non ho fame.

Ermine fa per ribattere, ma viene interrotta dall'arrivo di Evan. Non lo vedo da questa mattina, quando ho perso i sensi a causa della sua mancanza di controllo.

- Che succede qui, Ermine? C'è qualche problema? - domanda con un'espressione serafica sul viso ed immediatamente volta la testa verso me, inchiodandomi con lo sguardo.

- Dice di non essere affamata. Ho provato in ogni modo a farle mangiare qualche boccone, ma inutilmente. È davvero testarda, signor Woods - spiega Ermine, meritandosi uno sguardo truce da parte mia, ma sembra non accorgersene minimamente, presa com'è a restare nelle grazie del giovane.

Evan alza un angolo della bocca, ma il suo non è un sorriso reale. Sembra più una smorfia.

- Hai ragione, Ermine. La nostra cara Miss Donato è molto testarda, ma perderà presto quest'atteggiamento - schiocca la lingua.

- Non è necessario che parliate come se non fossi presente - dico, guardandolo negli occhi.

- Va bene, allora. Mi rivolgerò direttamente a voi, Miss Donato. Vi consiglio vivamente di mangiare perché qualsiasi cosa voi abbiate in mente in questo momento sarà sicuramente una cattiva idea. Sono stato paziente con voi, fin troppo; ed ora inizio a non esserlo più. Voi non volete che perda le staffe, non è così? Più voi sarete docile, più io sarò gentile.

Si avvicina a me, facendo il giro del tavolo rettangolare, ed io resto al mio posto a capotavola, osservandolo avvicinarsi in silenzio.

- Potete decidere cosa fare di me liberamente. Uccidetemi pure. Un tempo avevate parte del mio rispetto. Ero intenzionata ad aiutarvi, ma avete rovinato ogni cosa. Avete ucciso la mia famiglia e non avrete mai il mio perdono. Bramate il mio sangue ed il mio cuore ma la realtà è che se anche ci fosse mai stata la possibilità per voi di ottenerli, adesso non l'avrete più. Desiderate possedermi la mente, l'anima ed il corpo, ma non potrete mai raggiungere i vostri malefici scopi. Volete essere ricambiato, ma è troppo tardi: non sarete mai amato per ciò che siete e per le vostre azioni impure - dico tutto d'un fiato.

- Ermine, lasciaci soli - ringhia Evan, gli occhi fiammeggianti.
Si avvicina a grandi passi fermandosi proprio accanto alla mia seduta. Allunga una mano e mi afferra il mento, sollevandomi la testa per incrociare il suo sguardo che mi sforzo di sostenere senza problemi.

- Pensi davvero ciò che hai appena detto? Non puoi essere talmente sciocca...il tuo cuore io lo possiedo già. E presto anche la tua anima sarà indissolubilmente legata a me. Lo sai anche tu, nel profondo. Nonostante tu provi a nascondere i tuoi veri sentimenti, sei attratta da me: lo percepisco nel tuo battito cardiaco accelerato, nel sapore del tuo sangue. Non puoi mentire né a me né a te stessa.

Mi lascia andare il viso e fa un passo indietro, permettendomi di alzarmi dalla sedia. Resto in silenzio osservandolo, non sapendo cosa controbattere. Le parole di Evan mi scavano dentro ed odio la strana sensazione che mi scuote le membra. Non posso amare uno come Evan. È un mostro sanguinario senza scrupoli. Ha ucciso innocenti per puro divertimento, per noia o vendetta. Scuoto la testa per liberarla dai pensieri che la affollano.

- Ho bisogno di un bagno caldo - sussurro, pentendomene all'istante non appena scorgo il sorriso malizioso affiorato sulle sue labbra.

- Me ne occuperò personalmente, allora. Seguitemi, Miss Donato.

Bleeding RosesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora